Il ministero dell’Interno boccia la domanda della diciottenne toscana per “insufficienza di presupposti”. Ma non finisce qui, assicura Monnalisa: “La cittadinanza la voglio, è un mio diritto”
Roma, 5 aprile 2013 – Torniamo a parlare di diritti negati e lo facciamo aggiornandovi sul caso di Monnalisa Ndoja, che il mese scorso ha scritto una lettera aperta per far conoscere all’Italia la sua situazione. Nonostante la diciottenne sia nata e cresciuta a Monteriggioni, in provincia di Pisa, non riesce a diventare italiana anche per legge.
“Quando siamo andati in Comune io e mia madre, non sapevano cosa fare, visto che la mia registrazione all’anagrafe risulta fatta tre anni dopo la mia nascita. Dopo abbiamo raccolto tutta la documentazione che attestava la mia presenza in Italia durante quegli anni di ‘buco’ e abbiamo mandato la prima lettera al Ministero dell’Interno”. A quella lettera è seguita la prima risposta del Ministero: un rifiuto.
Monnalisa non si è arresa perché, come dice lei, “io la cittadinanza la voglio, è un mio diritto”. “Io sono italiana, sì ho origini albanesi, ma io sono nata qui, il mio futuro lo immagino in Italia – racconta con il suo marcatissimo accento toscano – e questa legge non ha senso”.
Così il Sindaco di Monteriggioni ha scritto una seconda lettera al Viminale perché riprendesse in considerazione la domanda di Monnalisa. Intanto, la giovane studentessa ha cercato il sostegno degli italiani con una lettera aperta, rilanciata anche da Shqiptariiitalise.com, che ha fatto il giro dei social network.
Ma sembra che si scontri con un muro di gomma. “Pochi giorni fa – ci racconta – è arrivata la seconda risposta dal Ministero, un altro no, per “insufficienza di presupposti”, e il Sindaco ha dovuto archiviare la pratica. Mi sono sembrati mesi persi, una battaglia inutile”.
Finisce qui? “No. Io continuo a inseguire i miei obiettivi: una volta finito il liceo mi vorrei iscrivere all’università, alla facoltà di medicina. E sono ottimista, spero che anche per la cittadinanza arrivi presto una svolta positiva, ma non starò ad aspettare con le mani in mano”.
Samia Oursana
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