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CIE. I poliziotti: “Sono bombe a orologeria. Troppi 18 mesi”

Il sindacato di Polizia Siulp: “Sono lager per gli immigrati e per gli agenti. Governo riduca il tempo massimo di permanenza, ora è inutile, improduttivo ed eccessivamente oneroso”
Roma, 23 luglio 2013 – “Le violenze verificatesi presso i CIE di Modena e di Pian del Lago, seguono, secondo un’annunciata cronologia, quelle avvenute presso i centri di Gorizia, Crotone e Catania, accrescendo il già pesantissimo bilancio in termini di danni alle strutture e di lesioni personali per gli appartenenti alle forze dell’ordine e agli stessi immigrati ospiti dei centri. Detti accadimenti avvalorano la tesi sostenuta, da sempre, dal SIULP e cioè che i CIE (Centri di identificazione ed espulsione) siano vere e proprie bombe ad orologeria”. Lo dice Felice Romano, segretario generale del sindacato di polizia Siulp.

Romano sottolinea quanto sia “inutile, improduttivo ed eccessivamente oneroso” il trattenimento degli immigrati fino a 18 mesi all’interno dei C.I.E. E invita il Governo “a ricondurre entro limiti più ragionevoli il tempo di permanenza massimo degli stranieri con una iniziativa legislativa in linea con l’esigenza di permettere la definizione dei procedimenti di identificazione nel rispetto della dignità degli immigrati e del diritto all’integrità fisica dei servitori dello Stato lasciati soli a fronteggiare vandalismi e devastazioni che danneggiano l’immagine del nostro Paese ed incrinano il rapporto di fiducia dei cittadini nello Stato e nelle Istituzioni”.

Pertanto, aggiunge il segretario del Siulp, nell’esprimere “solidarietà a tutti gli operatori di Polizia che assolvono al gravoso compito di contrastare le rivolte che caratterizzano ormai ciclicamente la vita e la gestione di questi ambigui e pericolosi “lager” per immigrati e poliziotti, sarebbe auspicabile che quella stessa solerzia utilizzata per affrontare questioni che sottendono interessi di rilevanza economica e politica si materializzasse anche rispetto a questioni, in ordine alle quali, ormai, solo il Santo Pontefice fa sentire la propria voce”.

“A Papa Francesco”, conclude Romano “oltre al nostro ringraziamento per la sua presenza presso il Centro di accoglienza di Lampedusa, rivolgiamo il nostro rispettoso appello affinché non ci faccia mai mancare il proprio sostegno e conforto in questa difficile difesa della vita e della dignità dei cittadini del mondo”.

 

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