in

Il mio zio italiano: storia di un amore ai tempi della dittatura in Albania

Di Maria Franzé

Nella Casa della Memoria a Roma, il 6 novembre 2018, l’Associazione culturale “Occhio Blu – Anna Cenerini Bova” e il Circolo “Gianni Bosio”, e con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica D’Albania in Italia, hanno presentato Il mio zio italiano di Eliza Çoba, lettura scenica di Anita Pagano, con la partecipazione del soprano Anna Lushi e la regia di Ottavio Costa.

Il racconto ambientato in Albania, nella città di Scutari, narra le vicende realmente accadute in una famiglia travolta dai venti nefasti della Storia.

Gli eventi si dispiegano tra i due disastrosi fallimenti del ventesimo secolo: fascismo e comunismo. L’autrice, avvalendosi dei ricordi della sua famiglia, traccia un esaustivo affresco umano e politico del suo Paese e del suo popolo all’epoca della guerra e della dittatura. 

La narrazione si sviluppa intorno al rapporto d’amore tragico e poetico di una zia materna della Çoba con un giovane militare dell’esercito italiano e  prigioniero di guerra proprio nel Paese delle Aquile: qui, conosciuta la bella fanciulla,  la detenzione si trasformò nella “sua dolce prigione”. I due giovani innamorati dopo un breve fidanzamento si sposarono, guardando con fiducia al futuro e alla tanta vita che li aspettava.

Ma la loro felicità fu bruscamente trasformata in dramma per una cinica “ragion di Stato” che li separò per sempre: il marito rientrò obbligatamente in Italia, mentre la donna fu costretta a vivere in Albania. I novelli sposi, dopo il loro brevissimo idillio, non si videro mai più. 

Con la caduta del comunismo, la Çoba, finalmente “libera” di viaggiare, come tanti suoi connazionali, lasciò l’Albania per raggiungere  l’Italia dove, in seguito ad un’appassionata ricerca, riuscì a rintracciare il mitico zio italiano di cui sua madre le aveva tanto parlato. 

La ragazza si trovò davanti un anziano signore che l’accolse con felice commozione. Poi, tra un bicchiere di liquore e l’altro, l’uomo le raccontò dei suoi anni in Albania, della compianta giovane moglie e del loro amore infelice, dei suoi dolci ricordi, di persone e di una società scomparsi, divorati dal tempo. Ma le narrò anche tutto il male vissuto e ricevuto e la tortura subita sia nelle carceri naziste che durante il regime di Enver Hoxha, instauratosi subito dopo la fine del conflitto mondiale e persistito fino al 1990. L’anziano zio, dopo il suo lungo racconto, chiese alla nipote la promessa di ricordare e raccontare la sua storia personale sotto le due dittature e, soprattutto, la sua storia d’amore incompiuta con l’amata moglie albanese, paradigma della spietata disumanità dei totalitarismi.  Per non dimenticare, certo, perché “chi dimentica il passato è destinato a ripeterlo”, ma anche per evidenziare, in maniera decisa, l’importanza fondamentale del diritto sacro e inviolabile della libertà.

La Çoba ha realizzato egregiamente la richiesta dello zio e, grazie al suo impegno, alla lettura magistrale della Pagano sotto l’ottima supervisione di Costa, un pubblico numeroso, attento e commosso ha potuto conoscere le drammatiche vicende di una famiglia e di un popolo vissuti sotto il giogo di un regime crudele e spietato. La lettura scenica del Il mio zio Italiano è stata corredata dalla suggestiva musicalità canora della Lushi e dalla proiezione di fotografie e video inediti di rilevante valore storico. Le foto sono state messe a disposizione con generosità dall’Archivio di Mark Gjon Pali, Kolë Dabërdaku, Bep Çoba e Adrian Luli. Mentre i filmati sono stati gentilmente concessi dall’Archivio Centrale del Film albanese, diretto dalla dott.ssa Iris Elezi e dal Luogo della testimonianza e della memoria di Scutari. Grazie alla Responsabile dell’educazione, della gioventù e dello Sport, Vinifreda Gazulli sia il Comune di Scutari che il Teatro Migjeni hanno concesso il proprio Patrocinio.

La musica molto evocativa è opera del maestro Zef Çoba e altrettanto si è potuto ascoltare l’arrangiamento delle canzoni scutarine (le jare) opera del musicista Kol Laca. Nel numeroso pubblico in sala, presenti anche illustri personalità albanesi e italiane: l’ambasciatore Mario Bova, presidente dell’Associazione “Occhio Blu – Anna Cenerini Bova”; Mauro Geraci, antropologo e cantastorie; la professoressa Annarosa Iraldo; Ledia Mirakaj, primo segretario del Ministero della Cultura Albanese; Alessandro Portelli, storico, critico musicale e anglista italiano; Luigi Maria Lombardi Satriani, antropologo ed ex politico italiano.

Lo spettacolo ha avuto un grande successo di pubblico ed è stato seguito da tanti complimenti per l’autrice del testo Eliza Çoba e per l’interpretazione dell’attrice Anita Pagano e della cantante lirica Ana Lushi. Di seguito ne riportiamo solo alcuni:

 

 

 

Burgu si metaforë

La piccola, grande saga carceraria di Besnik Mustafaj