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“Il problema” del PD non è la militanza di origine straniera

Le iscrizioni improvvise, e fatte all’ultimo momento, a me fanno sorgere qualche domanda. Non c’entra che siano albanesi, o romeni, o italiani, o chiunque altro. La questione è ben più importante e ha a che fare con l’onestà umana e politica di chi ha creato questo terreno fertile di anomalie e distorsioni in alcuni territori e che nulla hanno a che fare con l’attività seria e importantissima della militanza in un partito serio come il PD.
Di Esmeralda Tyli

I cittadini di origine straniera in Italia sono quasi 5 milioni. Di questi più di 500 mila sono cittadini di origine albanese che vivono e lavorano regolarmente in questo Paese. Inoltre c’è da sottolineare un incremento delle attività nella vita associativa e in quella politica degli albanesi d’Italia.

Nelle file del PD, militano moltissimi cittadini albanesi, i quali con il loro lavoro quotidiano nei territori diventano un ponte fra la società civile e il Partito. La partecipazione dei cittadini stranieri è un fenomeno sempre in crescita nella vita politica del Paese che dimostra la consapevolezza di essere una parte integrante della società italiana. Ovviamente questo fenomeno non poteva vedere esclusi gli albanesi. Lo Statuto del PD dà ampio spazio alla partecipazione dei cittadini stranieri UE ed al di fuori della UE nella vita politica del Partito durante le primarie. Questo è un dato molto importante poiché per coloro che ancora non hanno acquisito la cittadinanza italiana, le primarie sono l’unico processo democratico di partecipazione alla vita politica. Un fattore molto importante per la vita di un partito politico progressista come il nostro.

L’uguaglianza inizia proprio da noi stessi. Non ci sono cittadini di serie A e di serie B così come non ci sono militanti di serie A e B. Lo Statuto del PD su questo tema è molto chiaro. Ciò che è successo ad Asti non riguarda gli stranieri, quelli albanesi in particolare. Le iscrizioni improvvise, e fatte all’ultimo momento, a me fanno sorgere qualche domanda. Ad Asti come a Frosinone, o come in alcuni circoli di Roma e così via. Senza distinzione di origini e provenienze degli iscritti last minute. Non c’entrano albanesi, o romeni, o italiani, o chiunque altro. La questione è ben più importante e ha a che fare con l’onestà umana e politica di chi ha creato questo terreno fertile di anomalie e distorsioni in alcuni territori e che nulla hanno a che fare con l’attività seria e importantissima della militanza in un partito serio come il PD. Sarà la Commissione di Garanzia a dover valutare caso per caso. Così come farà anche per la situazione ad Asti. Ciò che chiedo a tutti è di non accettare le sregolatezze emerse in alcuni circoli e che venga fatta luce, Asti compreso, e non venga additata la militanza di origine straniera come “il problema” dei congressi territoriali.

Siamo un Paese interculturale. E un Partito progressista non può essere monoculturale. Detto ciò, ricordo a tutti noi che la politica si fa con convinzione e basandosi sugli ideali, sui progetti e programmi comuni non su altro. Aspetto con impazienza i risultati della Commissione sui casi denunciati in varie parti d’Italia. Ma la prima Commissione di Garanzia per tutti noi deve essere la nostra coscienza. Facciamo i conti prima di tutto con essa, come militanti, attivisti, cittadini. Il futuro di questo Partito sta nel nostro operato. Riflettiamo!

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