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L’opposizione sbagliata

Sono sicuri i leader del PD che il 30,63% degli albanesi ha scelto di votare un partito fantasma? L’attuale staticità del PD dimostra che questo partito sa onorare poco bene il suo onorevole nome e non conosce il funzionamento della politica contemporanea. Essa è una gara di proposte e non vuoti urli al cielo.
Di Gjergji KAJANA

L’Albania politica si trova in questo momento molto sbilanciata e in una posizione di disequilibrio dei rapporti tra governo e opposizione: ha al governo un esecutivo forte e appoggiato dall’UE e una opposizione inesistente, questo per assurda scelta masochistica dei suoi leader. Il PD di Basha e Berisha ha preso il 30,63% dei voti nelle Politiche del 2013 ma si rifiuta di partecipare alla normale attività parlamentare del paese. Scaramucce verbali tra esponenti dell’opposizione e il premier Rama non sono mancate due giorni fa all’incontro comune con il commissario UE all’Allargamento Stefan Fuele, facendo toccare con mano anche all’illustre ospite da Bruxelles l’inimicizia tutta albanese tra governo e opposizione.

Il PD perse le Politiche 15 mesi fa perché era sentito dalla maggioranza degli albanesi come una casta ricca, corrotta e megalomane che era venuta meno a tutte le promesse fatte nel 2005 (anno del ritorno dei berishiani al potere) di “pulire le mani” all’amministrazione pubblica del paese. Vari scandali, alcuni legati a imprese criminali che avevano portato alla morte di cittadini innocenti (l’esplosione di Gerdec nel marzo 2008), avevano lambito vari esponenti dell’allora maggioranza, incentrata carismaticamente nella figura dell’uomo forte Berisha, il premier che considerava gli altri poteri dello stato come vassalli. Gli esponenti della maggioranza toccati dagli scandali (gli ex-ministri Basha e Mediu e l’ex-vicepremier Meta, oggi principale alleato di Rama) trattavano le accuse ben fondate della Procura nei loro confronti come politicamente motivate e riuscirono presto a uscire per vie procedurali dalla morsa delle indagini, riacquistando piena agibilità politica. In nessuno dei momenti della lunga crisi politica che seguì le Politiche del 2009 la maggioranza berishiana volle prendere seriamente in considerazione le richieste dell’opposizione di indagare sui materiali elettorali del voto. Gli oppositori accusavano Berisha di aver truffato i risultati, l’UE chiedeva una indagine dove partecipassero tutti gli autori coinvolti ma il governo albanese non concesse questa possibilità. Dopo aver massacrato gli oppositori in piazza il 21 Gennaio, truccato le Amministrative a Tirana la stessa primavera del 2011, aver dichiarato guerra alla Presidenza della Repubblica e alla Procura Generale, essersi abbandonato alla pericolosa retorica nazionalista e alla incomunicabilità con gli Stati Uniti a causa di questi eccessi, Berisha perse malamente le Politiche del 2013, si dimise da premier e leader del PD e catapultò alla guida del partito Basha, l’attuale leader senza voce dell’opposizione albanese.

I democratici rimangono senza voce in Aula per loro incomprensibile scelta e non per necessità. Durante l’ultimo Consiglio Nazionale del PD, svoltosi la scorsa settimana, Berisha e il suo delfino attaccarono il governo Rama come corrotto e l’ultima oligarchia d’Europa. In effetti, lo potrebbe diventare solo se la loro opposizione non si esplica forte per controllare l’esecutivo nelle dovute istituzioni ma rimane nei talk show TV o, peggio, nei social network e nelle piazze, da dove la cacciata durante le proteste ambientaliste di un anno fa dimostra che queste due figure non sono molto popolari tra i giovani. Durante il suo discorso al Consiglio Basha ha ammesso degli errori fatti durante la campagna elettorale (“Quando la gente ci bussava per raccontarci i suoi problemi alcuni di noi stavano a guardare dietro i vetri degli uffici e delle automobili”), scusandosi per essi con i simpatizzanti del partito. L’atteggiamento attuale della leadership del PD dimostra però che queste scuse rimangono di facciata finché abbandonare le istituzioni nelle quali sei stato eletto dai cittadini, è un gesto molto irresponsabile verso quei stessi cittadini dei quali si chiedo il perdono politico. In un anno di legislatura ai deputati democratici, come sempre guidati da un sempre più battagliero Berisha (perennemente in vena di offese), non è mancata la libertà verbale nell’aula del Parlamento. L’hanno sfruttata malissimo, usandola solo per attaccare il premier e il governo senza presentare proposte costruttive. Un gravissimo fatto di violenza occorso nei corridoi parlamentari due mesi fa (due legislatori socialisti, uno dei quali con precedenti penali in Italia, aggredirono fisicamente un loro collega del PD) ha indotto i democratici ad abbandonare l’Aula senza dichiarare il ritorno. La Procura ha tempestivamente aperto una indagine sulla violenza sul deputato democratico e Rama ha invitato il PD a riprendere il posto in Parlamento ma i democratici sembrano irremovibili nel loro rifiuto, annunciando rivolte di piazza. Superfluo aggiungere che questa rivolta degli albanesi contro Rama rimarrà un sogno d’autunno di Basha e Berisha.

Il PD non ha ancora capito i motivi della grave sconfitta del 2013 e continua ad arrampicarsi sugli spettri della demagogia populista, la stessa che in precisi momenti della sua storia (1992 e 2005) gli ha fruttato il potere ma che oggi, in un’Albania cambiata e non più malleabile da moti di piazza, non può avere successo. È un partito bloccato in una vecchia retorica da guerra di classe, che non riesce a dare spazio a figure meritevoli in grado di farle elaborare programmi che gli albanesi possano votare per farla tornare al potere. E’ pericolosa l’idea circolata durante l’estate di boicottare le Amministrative del 2015 dopo l’approvazione dal Parlamento della riforma territoriale. Sono sicuri i leader del PD che il 30,63% degli albanesi ha scelto di votare un partito fantasma? L’attuale staticità del PD dimostra che questo partito sa onorare poco bene il suo onorevole nome e non conosce il funzionamento della politica contemporanea. Essa è una gara di proposte e non vuoti urli al cielo.

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