La Commissione Europea ha presentato l’Agenda Europea sulla Migrazione. Tra azioni immediate e a lungo termine, ecco cosa prevede
Bruxelles, 14 maggio 2015 – Subito azioni immediate per salvare vite umane, distribuire i profughi in tutti i Paesi dell’Ue e combattere i trafficanti di uomini. Poi un progetto a lungo termine per le politiche europee di immigrazione e asilo.
È l’Agenda europea sulla migrazione presentata il 13 maggio dalla Commissione Europea. Un piano che, nei suoi primi passi, accoglie le richieste dell’Italia e di altri Paesi di frontiera coinvolti nell’emergenza sbarchi e vuole segnare un cambio di rotta dopo le ultime stragi nel Mediterraneo.
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Azioni immediate
Innanzitutto, si vogliono triplicare capacità e mezzi di Triton e Poseidon, le operazioni che l’agenzia per le frontiere Frontex sta portando avanti nel canale di Sicilia e nel Mare Egeo. Oggi la Commissione ha rettificato il bilancio, destinando a questo scopo 89 milioni di euro per il 2015, comprensivi di “57 milioni per il Fondo Asilo, migrazione e integrazione e 5 milioni per il Fondo Sicurezza interna in finanziamenti di emergenza destinati agli Stati membri in prima linea”. A fine maggio arriverà invece il nuovo piano operativo Triton.
Si propone poi, ed è la prima volta, di attivare un sistema di emergenza previsto dal trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (articolo 78, paragrafo 3) quando uno o più stati membri sono investiti da arrivi massicci e improvvisi.
La Commissione proporrà entro la fine del mese un “meccanismo temporaneo di distribuzione nell’UE delle persone con evidente bisogno di protezione internazionale”. Entro fine anno arriverà invece “proposta di sistema permanente UE di ricollocazione in situazioni emergenziali di afflusso massiccio”. I profughi verranno distribuiti tra Paesi Ue tenendo conto di parametri come il Pil, la popolazione, il tasso di disoccupazione e il numero di richiedenti asilo già accolti.
Nell’agenda si parla anche di un programma di reinsediamento, che riguarderà sempre persone “con evidente bisogno di protezione internazionale”, che però non sono ancora in Europa, ma verranno portate qui e distribuite tra tutti gli Stati membri. Un programma da 20 mila posti verrà presentato entro fine maggio.
Infine, tra le azioni immediate, c’è la lotta ai nuovi schiavisti. La Commissione vuole varare un’”operazione di politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) nel Mediterraneo volta a smantellare le reti di trafficanti e contrastare il traffico di migranti nel rispetto del diritto internazionale. Si tratta insomma di usare la forza, anche distruggendo i barconi prima che possano essere utilizzati. Per farlo, si attende però una risoluzione del consiglio di sicurezza dell’Onu.
Le prossime tappe
A lungo termine, le politiche dell’Ue su immigrazione e asilo dovranno invece poggiare su quattro pilastri.
Il primo è un riduzione degli incentivi alle migrazioni irregolari. Bruxelles vuole avere “funzionari di collegamento” nei Paesi terzi strategici, potenziare la capacità di Frontex di rimpatriare gli irregolari, far diventare il traffico di migranti un’”attività ad alto rischio e basso rendimento” e “affrontare le cause profonde nell’ambito della cooperazione allo sviluppo e dell’assistenza umanitaria”.
Per rendere più sicure le frontiere e per salvare vite umane si punta a un rafforzamento del ruolo e delle capacità di Frontex, ma si vuole anche contribuire al consolidamento delle capacità dei paesi terzi di gestire le loro frontiere. Sarà possibile anche intensificare “se e quando necessario, la messa in comune di alcune funzioni di guardia costiera a livello UE”.
Per chi ha diritto alla protezione internazionale, la priorità è “garantire l’attuazione piena e coerente del sistema europeo comune di asilo”. L’obiettivo è anche ridurre gli abusi, promuovendo “su base sistematica” identificazione e rilevamento di impronte digitali e rafforzando “le disposizioni sul paese di origine sicuro della direttiva procedure”. Nell’agenda però si apre anche, nel 2016, a un “eventuale riesame” del regolamento di Dublino, che impone al Paese di primo ingresso (come è spesso l’Italia) l’onere di gestire i richiedenti asilo.
Parlando all’Europarlamento, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker aveva anche detto che “se si chiudono le porte, le persone rompono le finestre per entrare”. Ecco allora il quarto pilastro: una nuova politica di migrazione legale.
“L’obiettivo – spiega la Commissione – è che l’Europa, nel suo declino demografico, resti una destinazione allettante per i migranti; bisognerà quindi rimodernare e ristrutturare il sistema Carta blu, ridefinire le priorità delle nostre politiche di integrazione, aumentare al massimo i vantaggi della politica migratoria per le persone e i paesi di origine, anche rendendo meno costosi, più rapidi e più sicuri i trasferimenti delle rimesse”.
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