Di Arbër Agalliu
Durante il Festival Internazionale del Giornalismo, che si è tenuto a Perugia la settimana scorsa, ho notato un grande numero di volontari distribuire volantini per sensibilizzare le persone sulla questione “Trivelle”.
La loro intenzione era quella di portare la cittadinanza alle urne il 17 Aprile a sostegno del “SI”, che significherebbe demolizione immediata delle piattaforme attualmente costruite a meno di 12 miglia dalla costa una volta scaduta la loro concessione, senza dare così la possibilità di poter sfruttare completamente il gas o il petrolio nascosti sotto i fondali.
Fino a qui tutto bene.
Un signore simpatico sulla sessantina mi si avvicina con un volantino arancione in mano esclamando: “Giovaneee, bisogna andare a votare, il 17 bisogna andare a votareeee”.
– No – gli ho risposto – io non vado a votare, non posso votare, IO.
– Male, tu fai male a non andarci giovanotto – mi rispose il signore – perchè non ci vai?
– Non ci vado perchè vivo in questo paese da 20 anni, parlo la sua lingua, pago le tasse come lei e non ho la cittadinanza – gli risposi – in questo referendum potete votare solo voi ITALIANI, noi altri siamo 5 milioni di cittadini di serie B – conclusi dicendo.
Il signore abbassò la testa e dopo avermi dato una pacca sulla spalla andò via esclamando: “Ladri, son tutti ladri, però le tasse te le fanno pagare”.
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