Questa è la storia, tra mito e realtà, che coniuga fede e patrimonio italiani alla cultura, alla storia e alle sofferenze del popolo albanese. E dimostra un legame fatto di amicizia e influenze reciproche antichissime e inimmaginabili.
Due storie, una riguardante la chiesa di Genazzano del XII secolo e la sua ricostruzione, tra mille difficoltà, da parte di una vedova terziaria agostiniana, Beata Petruccia e l’altra riguardante il terribile momento storico che l’Albania stava vivendo, si intrecciano in un viaggio, esilio o migrazione che dir si voglia, da parte di un quadro che, anch’esso, come una buona parte della popolazione albanese, in quel momento, ma anche in altri di una storia travagliata e spesso subita, fugge dalla propria patria.
Perché l’Albania, alla morte di Giorgio Castriota Scanderbeg, dopo anni di lotta e dieci mesi di assedio di Scutari, piazzaforte albanese dei Veneziani, stava cadendo definitivamente sotto l’occupazione turca che sarebbe durata cinque secoli.
Erano stati proprio due soldati di Scanderbeg, Georgis e De Sclavis, anch’essi devoti alla “Madonna di Scutari” dell’omonimo Santuario alle pendici del Castello di Rozafa (edificato prima del VI secolo e meta di pellegrinaggi da tempi antichissimi) a vedere in sogno e ad essere testimoni e partecipi del miracolo dell’affresco della Madre del Buon Consiglio: il dipinto si staccò dalla parete e venne condotto su di una nuvola da alcuni angeli. Essi lo seguirono non accorgendosi – attoniti- di camminare sopra il mare Adriatico.
È significativa la loro reazione quando scoprirono di essere in terra straniera: il loro smarrimento, non solo per la novità della lingua e dell’ambiente, si tradusse in una ricerca disperata e instancabile dell’icona, ormai sparita nella nuova terra, l’Italia.
Questi due esiliati furono solo due dei 200.000 migranti albanesi in Italia arrivati durante l’ondata migratoria del secolo IV, divisa in 4 fasi, che ha prodotto il miracolo antropologico degli arbëresh del Sud nonché quelle altrettanto interessanti colonie albanesi di Venezia e Trieste, che ci raccontano Lucia Nadin e Paolo Muner nelle loro ricerche, tra cui la leggenda veneziana che riguarda la chiesa di San Polo, dove un dipinto del Veronese è stato ritagliato per far posto alla statua di Maria portata dallo scutarino Luigi Grecolco durante il suo esilio. E potremmo continuare all’infinito con storie di apparizioni.
Nel frattempo la vedova ottantenne di Genazzano, Petruccia, ricevuto l’ordine di edificare la chiesa, aveva iniziato ad ampliarla, ma non era arrivata a costruirne il primo metro di altezza che, esauriti i fondi, aveva dovuto fermare l’impresa, causandone scherno tra popolazione. Lei, tuttavia, devota alla Madonna, era sicura di adempiere la costruzione entro la sua vita prima della sua morte.
Qui l’intreccio delle storie: dopo neanche un anno dall’interruzione, il 25 Aprile 1467, festa del Battesimo di Sant’Agostino e di San Marco, patrono di Genazzano, alle 4 del pomeriggio, una melodia circondò la città e mentre scese una nuvola luminosissima per poi iniziare a dissolversi, appoggiò il dipinto, un sottile strato di intonaco raffigurante la Madonna col Bambino, nella cappella laterale di San Biagio, protetta da una cancellata in ferro battuto.
Il più grande mistero consiste nei colori, così vividi e freschi per un affresco sospeso, senza essere fissato, ad una distanza di circa un dito dalla parete, da più di 549 anni. Sconosciuta la collocazione storico-artistica: se romana, bizantina o della scuola veneta. Sembrerebbe appartenere al XIV secolo, e alcuni studiosi albanesi affermano che l’autore potrebbe essere uno degli 80 pittori illustri albanesi nominati da Giuseppe Gelcich.
Rapidamente l’eco della notizia attirò nuovi pellegrini e si diede il via ad una serie di miracoli, guarigioni e pellegrinaggi, che permisero il completamento della costruzione, non solo della chiesa ma anche del convento: i primi 110 giorni videro adempiersi 161 miracoli; il Papa Paolo II vi mandò due prelati per verificarne la veridicità.
Oltre ad esserle devoti numerosi Pontefici e santi, a partire dal 1729 Maria iniziò a venir venerata con il titolo di Buon Consiglio anche dagli arbëresh calabresi, soprattuto a San Benedetto Ullano (Cosenza), grazie a Don Stefano Rodotà, e a seguire altri arbëresh in Calabria e Sicilia; venne riprodotta da grandi pittori albanesi (su tutti: Ndoc Martini e Kolë Idromeno ed il poeta Gjergj Fishta); finché nel 1895, durante il IV Concilio Vescovile albanese, fu proclamata Patrona dell’Albania e degli albanesi.
Oggi è diffusa anche nel resto d’Italia, a Klina (Kosovo), in Austria ed in altre parti del mondo, fino a New York.
La città di Scutari, circondata dal lago, da due fiumi e dal monte Tarabosh, dopo un secolo di vassallaggio veneziano subì l’occupazione plurisecolare dei turchi, poi quella serba nel 1913, l’austro-ungarica nel 1916, e solo nel 1917 vi si poté edificare un nuovo Santuario della Chiesa della Madonna del Buon Consiglio.
Nel 1932 venne organizzato un pellegrinaggio per visitare la Madonna esiliata a Genazzano; vi parteciparono numerosi fedeli, che attraversarono lo stesso mare che aveva attraversato la loro Patrona, per pregarla vestiti con gli abiti tradizionali albanesi.
Un anno dopo la presa del potere da parte dei comunisti, il 25 aprile 1946 fu visitata da 2.000 pellegrini anche musulmani che vi giunsero da tutta l’Albania. Successivamente però la chiesa venne prima trasformata in sala da ballo e poi rasa al suolo alla proclamazione dell’ateismo di stato nel 1967, esattamente 500 anni dopo quel famoso “esilio” miracoloso.
Nel Maggio del 1988, a Genazzano ci fu uno speciale pellegrinaggio da parte di albanesi migrati soprattutto negli Stati Uniti che venne salutato dal Papa Giovanni Paolo II che concesse loro un’udienza di buon auspicio per la libertà religiosa di un popolo amante della libertà.
La situazione infatti cambiò nel 4 Novembre 1990 con la prima Messa, celebrata dopo decenni, nel cimitero cattolico di Scutari, con grande affluenza interreligiosa.
Seguirono nel 1991 la visita alla sua terra natia di Madre Teresa di Calcutta, prossima santa, il cui busto sta nella chiesa di Genazzano nella stessa cancellata del 1630 con l’icona scutarina.
Poi la visita nella simbolica data del 25 aprile 1993, di Papa Giovanni Paolo II che, accolto, come da tradizione albanese dell’ospitalità e dell’armonia interreligiosa, indistintamente da fedeli di tutte le appartenenze religiose, benedicendo la prima pietra del Santuario, donò una copia perfetta dell’immagine sacra della Madonna Buon Consiglio.
Fioralba Duma
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