Dopo essere stato invitato ad andarsene in Africa, visto che sogna “sindaci africani”, lo scrittore replica ai leader della Lega Nord e Fratelli d’Italia. “Non esiste alcuna invasione, ma un Paese che loro due hanno contribuito a rendere inefficiente, cattivo, discriminatorio”
Roma, 5 gennaio 2017 – “Sogno sindaci africani”, ha detto martedì scorso in un’intervista Roberto Saviano, riflettendo sulla situazione del sud e sugli immigrati che si sono ribellati allo sfruttamento e alla criminalità organizzata. Lo scrittore vede in loro energie positive arrivate da fuori, estranee alla cronicizzazione del malaffare, una speranza.
A quella riflessione hanno risposto via Facebook Matteo Salvini e Giorgia Meloni. “Io sogno Saviano in Africa” ha scritto il segretario federale della Lega Nord, “Saviano vada a vivere in Africa allora, così esaudisce il suo sogno e quello di diversi africani”, gi ha datto eco la leader di fratelli d’Italia.
Oggi Saviano ha replicato, ricordando che è di fatto in esilio da anni, e che l’Italia gli manca moltissimo. “È la mia terra e non posso smettere di raccontarla, e se il mio racconto è in antitesi rispetto all’immagine del Paese che hanno Giorgia Meloni e Matteo Salvini non posso che esserne fiero. Fiero per non cedere mai alle loro basse semplificazioni. Fiero perché è la complessità a guidare il mio ragionamento e non il più becero razzismo”.
“Siamo diversi io, Meloni e Salvini. E della mia diversità ne faccio un vanto” aggiunge lo scrittore. “Loro propongono discorsi sulla razza, discorsi che io aborro. La città di New York cambiò volto con Fiorello La Guardia, figlio di padre cattolico di Cerignola e di madre ebrea di Trieste. Dal 1934 al 1945 La Guardia fu sindaco di New York, un sindaco figlio di immigrati, con sangue italiano, un sindaco ebreo. Immaginate cosa ne avrebbero detto Salvini e Meloni: “Se ne torni tra le pecore, La Guardia, ad amministrare New York non ci vogliamo uno straniero”.
“Salvini e Meloni – scrive ancora Saviano – gettano ami nel mucchio e come gran parte degli esponenti politici italiani non hanno alcuna conoscenza reale del territorio. Non sanno che ci sono interi paesi del sud Italia come Castelvolturno, come Rosarno, dove gli immigrati si sono ribellati alle organizzazioni criminali quando gli italiani non lo facevano più da decenni”.
“Salvini e Meloni non sanno che esistono comunità foltissime di immigrati che lavorano onestamente e che non sono politicamente rappresentate. Il volto di quei territori, dove camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita sono fortissime, cambierebbe radicalmente con rappresentanti politici immigrati, con sindaci immigrati.
“Meloni e Salvini ignorano che il primo sciopero di braccianti, per protesta contro la pratica illegale del caporalato (che, per inciso, avrebbe dovuto essere contrastata efficacemente dallo Stato Italiano) lo organizzò nel 2011 Yvan Sagnet, un ragazzo che veniva dal Camerun, laureato in Ingegneria delle telecomunicazioni al Politecnico di Torino”.
“Vorrei che Meloni e Salvini capissero che non esistono differenze tra razze, non esiste alcuna invasione, ma esiste un Paese, il nostro, che loro due hanno contribuito, con le forze politiche che rappresentano (e che li rappresentano), a rendere inefficiente, cattivo, discriminatorio. Un Paese in cui realizzarsi è difficilissimo per tutti (italiani e stranieri, e non certo per colpa degli stranieri), un Paese da cui la giustizia sembra essere bandita.
“Io in Africa ci vado: accompagnerò Salvini magari a recuperare i fondi pubblici della Lega Nord finiti in Tanzania e Meloni a scusarsi per le atrocità commesse dal regime fascista nei territori ex coloniali, regime con cui lei politicamente è in continuità. Per le scuse – conclude – non è mai tardi”.