Uljana Gazidede è oggi un punto di riferimento per gli stranieri in Puglia, come avvocato e come vice presidente della Consulta degli immigrati presso il Comune di Bari.
Venuta in Italia per studiare giurisprudenza, sua passione da quando era piccola, ha deciso poi di fermarsi, di lavorare qui a favore di quelli che – come lei – vivono in una seconda patria e di creare la sua famiglia a Bari dove oggi vive felice con il marito e una figlia piccola.
Dopo gli studi universitari, ha approfondito le sue conoscenze sul fenomeno dell’immigrazione in Italia, e in particolare di quella albanese in Puglia. Dal 2004, quando si iscrive all’Albo degli Avvocati di Bari, si occupa di diritto dell’immigrazione, seguendo con successo cause e ricorsi a favore degli stranieri in Italia.
Anche se vive in Italia da venti anni, Uljana Gazidede non ha ancora la cittadinanza ma la carta di soggiorno, e qualche problema burocratico – come quelli per i quali offre il suo aiuto legali ad altri – l’ha passato sulla sua pelle. Ricorda, infatti, sorridendo: “Nel 2000 mi rimboccai le maniche per farmi rinnovare il permesso di soggiorno e oggi potrei dire che il mio primo cliente fui proprio Io”.
Nell’intervista che ci ha dato, più che di se stessa, parla del lavoro quotidiano e dei problemi che affliggono tanti cittadini stranieri che lei tutela legalmente, in un linguaggio spesso avvocatesco dal quale non riesce a liberarsi, nemmeno quando le chiedi cosa ne pensa di questa o quell’altra cosa.
Perché ha scelto di venire in Italia?
Io sono arrivata a Bari con un visto d’ingresso per motivi di studio. Mi sono iscritta a Giurisprudenza la mia passione da quando ero piccola. Durante 1995-1999 finisco il corso di studi e mi laureo nell’aprile 2000 con una tesi comparatistica “La famiglia nella costituzione italiana e quella albanese”. Subito dopo vinco il dottorato di ricerca 2000-2003 e faccio ricerca sui flussi migratori con particolare riguardo alle presenze albanesi in Puglia. Nel frattempo frequento uno studio legale per la pratica forense.
Nel 2004 m’iscrivo all’albo degli avvocati di Bari e da allora esercito la professione con grande soddisfazione.
Se lo ricorda il suo primo caso?
Bella domanda. Potrei dire che, in un certo modo, il mio primo cliente fu IO. Mi spiego meglio. Nell’anno accademico 1999/2000 avevo terminato gli studi e mi accingevo ad iscrivermi all’ordine degli avvocati per la pratica forense. In quel periodo, il mio permesso di soggiorno che avevo per motivi di studio, veniva rinnovato ogni dicembre per la durata di 12 mesi. Finiti i quattro anni di studi universitari, secondo la Questura di Bari, io non potevo rinnovare il permesso di soggiorno e, quindi, avrei dovuto lasciare l’Italia. Non nascondo il mio stato di agitazione e di incredulità davanti a tale burocrazia e mi rimboccai le maniche per risolvere il mio problema. In quel periodo vinsi pure il dottorato di ricerca e spinta dalla voglia di non arrendermi portai alla Questura di Bari il certificato di iscrizione al primo anno di dottorato, la lettera di presentazione del mio docente di dottorato di riferimento e il certificato di iscrizione all’albo degli avvocati di Bari nella mia qualità di praticante avvocato.
Dovetti fare una strenua lotta per salvare il mio permesso di soggiorno che a detta del burocrate della Questura di Bari “non era previsto dalla legge il rilascio del permesso di motivi di pratica forense”! Alla fine riuscii ad ottenere il rinnovo del mio permesso di soggiorno con la dicitura “riferimenti in Italia iscritta presso l’ordine degli avvocati di Bari”. Ed oggi, invece il motivo è lavoro autonomo perché sono avvocato, perché, nonostante sia qui a Bari da ormai 20 anni, non ho la cittadinanza.
In poche parole, ho dovuto combattere e non poco con la burocrazia e, non fosse stato per la mia caparbietà, non avrei mai ottenuto nulla. Fu in quel momento che decisi di impegnarmi seriamente nel nuovo settore del diritto che all’epoca era ancora un campo sconosciuto ai più.
In che consiste oggi il suo lavoro?
Mi occupo di Diritto dell’Immigrazione. Con i miei ricorsi, in favore dei cittadini stranieri, mi rivolgo al TAR per far annullare provvedimenti di rifiuto di rinnovo del permesso di soggiorno oppure al Giudice di Pace avverso i decreti di espulsione. Al Tribunale dei Minori per autorizzare i genitori di bimbi minori, alla permanenza nel territorio italiano. Difendo in sede penale per i reati tipici della materia dell’immigrazione, come permanenza e diritto di soggiorno, ma anche altri reati più gravi come riduzione in schiavitù, tratta degli essere umani, stupefacenti, violenza sessuale.
Che ne pensa della legge italiana sull’immigrazione?
Purtroppo l’attuale macchina burocratica italiana è così forte che schiaccia anche gli immigrati regolari e, a volte, azzeratutti i loro diritti.
L’attuale legislazione sta portando gli stranieri, regolari anche da 20 anni, a perdere il proprio permesso di soggiorno e ad entrare a far parte di quella miriade di clandestini che permangono irregolarmente nel territorio.
Dall’altra parte, la legge in vigore prevede delle garanzie per gli immigrati, che, però, troppo spesso nella pratica vengono disattese. Mi riferisco alla violazione del diritto di difesa per la mancata traduzione dei provvedimenti espulsivi in lingua conosciuta dallo straniero; la totale violazione della Direttiva europea relativa al rimpatrio volontario; la mancata informazione, pur se prevista dalla legge, dei propri diritti degli irregolari; i provvedimento espulsivi che non tengono conto, caso per caso, della condizione effettiva del singolo.
Rifarebbe la sua scelta, di venire a vivere in Italia?
Sono contenta di aver avuto la possibilità, in quegli anni difficili per l’Albania, di studiare nell’Università di Bari e lo rifarei 1000 volte. La città mi ha accolto molto bene mi ha dato tante possibilità tanto da diventare l’avvocato di riferimento per il diritto dell’immigrazione. Inoltre, sono in carica come vice presidente della Consulta degli immigrati presso il Comune di Bari. Qui vivo con mio marito e mia figlia di due anni.
Keti Biçoku