Ismail Ademi non entra nel listino nazionale dei candidati PD. A giochi fatti, quando ormai la lista dei candidati è resa nota, Issi scrive una lettera per ringraziare la comunità albanese che ha sostenuto con convinzione la sua inclusione nelle file dei candidati PD per le prossime elezioni. “Mi sento orgoglioso perché la mia comunità mi ha sostenuto e proposto, diventando, di fatto, il mio sponsor politico principale, e non importa se il risultato non sia stato la mia candidatura. – scrive Issi – Abbiamo, di fatto, aperto un sentiero, abbiamo fatto sentire la nostra voce. Abbiamo dimostrato che ci interessa la cosa pubblica e che la nostra mobilitazione e la nostra rivendicazione non è un fatto di isolamento o ghettizzazione ma piuttosto di integrazione e partecipazione”.
Ecco il testo della sua lettera di ringraziamento:
La Direzione del PD ha approvato le liste elettorali, e cosi come dichiarato e affermato in più occasioni, il partito ha candidato anche nuovi italiani. Sono Khalid e Cecile, due persone di valore con le quali da anni lavoriamo insieme all’interno del Forum immigrazione del partito, presieduto da Livia Turco e coordinato da Marco Paccioti. Sono persone preparate e competenti che sicuramente ci rappresenteranno al meglio nella prossima legislatura e a loro due andrà tutto il mio sostegno. Nelle liste ci sono anche Nona e Fernando, candidati alle primarie, ma presenti in posizioni non eleggibili, e sono convinto che il loro impegno sarà costante affinché si consolidi l’impegno del partito nelle politiche migratorie, nei diritti di cittadinanza e in un maggiore coinvolgimento dei nuovi italiani.
A metà dicembre, solitamente periodo di feste, un gruppo nutrito di amici mi ha proposto un’azione collettiva per rendere possibile una mia candidatura nelle liste del PD, più esattamente tra quel 10% di candidati a disposizione del Segretario Bersani. Due giorni prima, in una direzione di partito era passato l’ordine del giorno di Touadi, Paccioti e Turco che sanciva l’impegno ad eleggere nel prossimo parlamento anche nuovi italiani. A seguito di questo documento, oltre 35 associazioni albanesi in Italia hanno scritto al segretario Bersani proponendomi come potenziale candidato. Hanno aperto una petizione online e hanno raccolto molte firme. Hanno aderito italiani, albanesi, altri cittadini migranti, amministratori pubblici, docenti universitari, giornalisti, presidenti di ONG e molti altri ancora. Eravamo convinti che il numero dei candidati presenti nel listino sarebbe stato maggiore di due e distribuito tra Camera e Senato, e quindi la mia candidatura, secondo i miei sostenitori, non era alternativa ai due colleghi che oggi sono in lista, bensì complementare per avere alla Camera un gruppo competente e determinato a portare avanti le battaglie sulle politiche di integrazione e sui diritti di cittadinanza e di voto.
Mi ha piacevolmente sorpreso il livello di unità e adesione che si è creato attorno alla mia persona da parte della comunità albanese in Italia, a prescindere dalle convinzioni politiche dei singoli membri e sostenitori. Moltissime persone mi hanno scritto messaggi di incoraggiamento e finalmente si sono sentiti protagonisti per qualche giorno di un arena politica che solitamente li vede come un problema. Mi vorrei soffermare su questo punto e ringraziare di cuore tutti quanti, anche se con molti lo farò di persona nei prossimi giorni. Sono orgoglioso di appartenere alla comunità albanese in Italia, perché è una di quelle più integrate con oltre 500 mila presenze, più di 50 mila cittadinanze ottenute e capacità di fare imprese elevata, contribuendo al benessere e alla crescita del nostro nuovo paese di adozione, l’Italia.
Mi sento orgoglioso perché la mia comunità mi ha sostenuto e proposto, diventando, di fatto, il mio sponsor politico principale, e non importa se il risultato non sia stato la mia candidatura. Abbiamo, di fatto, aperto un sentiero, abbiamo fatto sentire la nostra voce. Abbiamo dimostrato che ci interessa la cosa pubblica e che la nostra mobilitazione e la nostra rivendicazione non è un fatto di isolamento o ghettizzazione ma piuttosto di integrazione e partecipazione.
Di nuovo un grazie di cuore a tutto il gruppo di amici, tutti volontari, che mi ha dato un mano in questi giorni, sottraendo ore preziose al lavoro, al riposo festivo e alla famiglia. Un grazie di cuore a tutte le persone pubbliche che mi hanno dedicato un cinguettio su Twitter oppure qualche riga in Facebook. Consideriamo questo come l’inizio di un percorso che potremmo valorizzare di più e meglio nel futuro.