Nel villaggio di origine della ministra dell’Integrazione una cerimonia per liberare il vicepresidente del Senato dalla “malvagità dello spirito”. “Possono lanciare tutte le banane che vogliono, ma Cécile è italiana e non mollerà”
Roma, 26 settembre 2013 – Gli insulti di Roberto Calderoli a Cècile Kyenge Kashetu? Colpa di uno spirito malvagio che è nel corpo del leghista. E che va scacciato.
È quello che credono nel villaggio d’origine della ministra, nella Repubblica Democratica del Congo. Tanto che suo padre Clement detto Kikongo, capo della comunità locale, ha organizzato una sorta di esorcismo a distanza, utilizzando una foto del vicepresidente del Senato. Alla fine della cerimonia, ripresa in parte dalle telecamere di Oggi, il ritratto è stato posto sull’altare con cui si onorano gli spiriti degli antenati.
“Signore, non siamo contro Calderoli, il fratello che ha insultato la nostra Kashetu, ma contro lo spirito che lo ha spinto a ingiuriare. Tu che puoi punire o perdonare, libera questo tuo figlio dalla malvagità dello spirito. Fai che riconosca il suo peccato e che porti il suo pentimento davanti a Cécile” ha pregato il pastore Eustache Youmba.
In un’intervista a Oggi, Clement Kyenge parla degli attacchi alla figlia: “Possono lanciare tutte le banane che vogliono, ma Cécile è italiana. L’Italia le ha dato la possibilità di studiare, di farsi una famiglia e una carriera. È il suo Paese. Ascolterà tutto e tutti, insulti compresi. Ma non mollerà e un passo alla volta arriverà dove vuole”.
Poi rivela: “Quando mi ha chiamato per sapere come comportarsi davanti agli insulti di Calderoli le ho risposto con un proverbio africano: Il cane abbaia, la carovana passa”.