Durante la guerra, centinaia e centinaia di ebrei in fuga provenienti in gran parte dal resto d’Europa, sono stati protetti e nascosti in Albania. Una testimonianza certa è rappresentata, nel Museo dell’Olocausto di Washington, dall’elenco dei nomi di 2.264 ebrei salvati da cittadini albanesi
Di Giuseppe Chimisso
Il Paese delle aquile ha da tempo istituito ‘la Giornata della Memoria’ della Shoah ed in questo si è distinto essendo il primo Paese, a prevalente cultura islamica, a farlo; questo è stato indubbiamente un atto di grande civiltà per la condivisione di una memoria comune europea, anche perché se l’Olocausto rappresenta un macigno nella coscienza di molti popoli europei, non figura fra le responsabilità storiche del popolo albanese, andremo poi a spiegare il perché.
A ben pensarci però, mi riesce difficile accettare l’idea che un giorno del calendario, il 27 gennaio, sia stato istituito, in molti Paesi occidentali, quale ‘Giornata della Memoria’ della sola Shoah e non del Genocidio in generale. Tanti altri popoli hanno subito eccidi inenarrabili nel cosiddetto secolo breve, come i Tutsi sterminati dagli Hutu in Ruanda, come il popolo cambogiano decimato dai Kmer rossi, come gli Armeni nei primi anni del secolo scorso, o come gli zingari e gli omosessuali sterminati dalla lucida follia nazista, che meriterebbero, tutti, di condividere nella memoria collettiva dell’umana vergogna, un posto accanto agli ebrei, visto anche che il nazismo aveva pronta una lista di popolazioni ritenute inadatte alla sopravvivenza… D’altro canto la recente guerra nei Balcani, con le sue pulizie etniche e stragi, per queste ultime basta un solo nome ‘Srebrenica’, ha materializzato l’incubo di un possibile ritorno a pratiche genocide, da molti rimosse.
Gabriele Nissim, Presidente della Foresta dei Giusti, dopo un lungo e paziente lavoro ha ottenuto dalla maggioranza del Parlamento Europeo che dall’anno scorso il 6 Marzo divenga la ‘Giornata dei Giusti’. I Giusti sono coloro che per rispondere alla loro coscienza hanno rischiato in prima persona per proteggere e quindi salvare le vittime della campagna di sterminio nazista, sono coloro che hanno saputo dire no, al danaro, alla carriera ed all’ipocrisia, uomini e donne normali che nella loro normalità hanno compiuto gesta che non si possono dimenticare semplicemente perché hanno saputo ascoltare il loro cuore.
Durante il secondo conflitto mondiale in Europa, quando il rispetto della dignità della persona era ridotto a brandello umano, come edere sferzate dal vento i valori di solidarietà, di tolleranza e di umanità, resistevano tenacemente in Albania, malgrado l’imposizione, dopo l’8 settembre, anche di un governo filo tedesco. Questi valori permanevano perché la cultura antropologica e quindi i costumi del popolo albanese sono caratterizzati dalla ‘Besa‘, da quel concetto di onore, di giustizia umana e di tolleranza che porta molto spesso ad aiutare chi si trovi in difficoltà, al di la della condizione, della religione, della nazionalità o stato sociale. Proprio per questo decine di migliaia fra soldati italiani, profughi, sbandati, ebrei in fuga provenienti in gran parte dal resto d’Europa, sono stati protetti e nascosti; una storia straordinaria rimasta, oggi, nella memoria di tanti anziani, assai poco nota all’estero, perché composta di tante storie di normale ospitalità ed accoglienza praticate da semplici contadini e cittadini qualunque.
Un fenomeno, questo, che merita di essere riportato completamente alla luce della verità storica.
La ricerca storica non ha effettuato ancora, profondi studi su questo fenomeno, anche perché con la dittatura di Enver Hoxha l’Albania non ha più avuto rapporti con il resto del mondo, e questa storia straordinaria di grande dignità è stata in parte coperta dall’oblio del tempo, però alcuni elementi precisi si possono avere anche oggi: dai rapporti epistolari fra gli alti gerarchi nazisti deputati alla soluzione finale, si evince che per la pulizia del territorio albanese (dagli ebrei) bisognava attendere perché non vi erano condizioni favorevoli, e non vi sarebbero mai state, infatti nessuna deportazione di ebrei si effettuò dall’Albania. Un’altra testimonianza certa è rappresentata, nel Museo dell’Olocausto di Washington, dall’elenco dei nomi di 2.264 ebrei salvati da cittadini albanesi sovente di cultura islamica.
Riporto le affermazioni di Michele Sarfatti, studioso della Shoah e di altre pagine buie della Storia, che in passato affermava: ‘se i Giusti sono l’orgoglio delle nazioni, il popolo albanese, mi azzardo a dire, anche se le ricerche e gli studi debbono proseguire, rappresenta il Popolo Giusto fra le nazioni d’Europa’. Questa affermazione rappresenta, forse, una inconsapevole parafrasi della piccola targa che vicino al Muro del Pianto in Gerusalemme ricorda un solo nome di un popolo europeo, degno di menzione, quello albanese.
Auspichiamo che, come per la ‘Giornata della Memoria’, le Autorità Statali albanesi istituiscano il 6 Marzo ‘La Giornata dei Giusti’ per ricordare e tributare non solo un omaggio ai Giusti nel mondo, ma per onorare nel contempo le nobili ad alte tradizioni di tolleranza e civiltà espresse dal proprio popolo in diverse vicende e momenti storici.
Giuseppe Chimisso, febbraio 2013
Leggi anche: ‘Grazie, Albania’ di Michele Sarfatti, Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano
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