Per il suo piccolo alimentari a Torino, Asad Ullah ha scelto un nome che “omaggia” la catena di Farinetti. E ora è diventato famoso
Torino, 3 dicembre 2014 – Roba da geni del marketing. Prendi un brand dell’eccellenza alimentare italiana, aggiungi uno spazietto, cambi una lettera e lo trasformi nell’insegna di un negozio di alimentari gestito da un immigrato. Da “Eataly”, a “Eat, Alì”.
Il genio in questione si chiama Ullah Asad ed è arrivato dal Bangladesh in Italia nel 1983. Dopo aver fatto ogni genere di mestiere, dall’ambulante all’operaio in fabbrica, ha deciso di lanciarsi in una piccola avventura imprenditoriale, aprendo bottega in corso Belgio 42, a Torino e scegliendole un nome che, dice, voleva omaggiare la catena di Oscar Farinetti, ma che riesce anche a stupirti, a divertirti, a rimanerti in testa.
Uno scontrino di Eat Alì ha fatto il giro di Facebook e ora Ullah si gode il suo meritato momento di celebrità dietro al bancone dove lavora insieme a suo nipote Zahid. Per favore, però, non chiamate la sua creazione “negozio etnico”, anche perché gli scaffali sono pieni di delizie italiane.
“Quando ho aperto il mio locale ho subito deciso di non farlo diventare un negozio che vendesse prodotti etnici per stranieri, venduti da stranieri – ha racconta Ullah alla Stampa– Io volevo vendere prodotti italiani. Questo anche perché se mi fossi rivolto solo ai miei connazionali o ad altri migranti avrei potuto attingere a un misero 10 per cento della clientela. Il 90 per cento di chi viene a comprare da mangiare qui e, più in generale, che va nei negozi è composto da italiani, e io volevo vendere prodotti che potessero interessargli”.