in

La madre di tutte le battaglie

L’economia informale è un fenomeno globale: più povero è un paese, più diffusa essa è. In Albania, è stata tollerata dalla mancanza di una buona politica, che sarebbe quella che serve la collettività e non la usa facendoli credere di servirla al meglio lasciandola nella informalità. Il rapporto di sfiducia che l’albanese trattiene con lo Stato deriva proprio dalla mancanza dello Stato, condizioni che hanno trasformato l’Albania in un paese anarchico e anomico.
Di Gjergji KAJANA

I finanzieri che al momento stanno settacciando le imprese albanesi in cerca di irregolarità fiscali per punirle sono i soldati della madre di tutte le battaglie mai intraprese per rendere l’Albania un paese civile. All’amministrazione Rama va dato atto del merito e del coraggio di intrufolarsi con una bella torcia elettrica (e non con le candele, come hanno fatto precedenti governi) nel labirinto della informalità economica albanese, causa primaria dell’arretratezza del paese. Il successo o meno di questa battaglia definirà il lascito del governo eletto dagli albanesi due anni fa.

Tuttora l’informalità è la componente più dinamica della nostra economia, suo elemento strutturale. Ha fornito il pane a tanti albanesi ma, al pari della corruzione, rappresenta il più grande impedimento del balzo che meriterebbero le imprese oneste o gli investimenti esteri diretti (IDE). Si materializza nella vendita ambulante in strada, nei bar dove i camerieri in nero sono pagati poche decine d’euro al mese, negli autobus transurbani dove le persone viaggiano pagando un biglietto che non vedono materialmente , dentro gli ospedali dove medici usano le apparecchiature publiche per scopi privati, negli uffici amministrativi. E’ stata la raccolta informale di denaro da fondazioni criminali a scatenare la grande crisi del 1997. Inchieste della Procura e del governo hanno scoperto lavoro informale anche di minori dentro la fabbrica di morte a Gwrdec e mancato versamento dei contributi alla previdenza sociale di circa 250.000 albanesi durante il 2005-2013. Solo per il 2013 varie fonti stimano l’economia informale in Albania in una forbice tra il 27-32,7% del PIL. La presenza di un massiccio settore informale comporta l’esistenza di un governo debole che spende poco in beni e servizi pubblici anche perché riesce a incassare poco dalle entrate fiscali. In questa trappola viziosa ci perdono il governo e i cittadini, anche coloro che così pensano di rimpianguare i loro portafogli  ed imbrogliare lo Stato pagando meno tasse e vedendo se stessi e i loro figli ricevere servizi fattiscenti anche perchè proprio loro non danno il dovuto allo Stato. Il governo Rama, con le sue continue azioni a partire da quella contro gli abusi sull’energia elettrica, sta cambiando in meglio il modello di relazione del cittadino albanese con il proprio Stato. La nascita dell’economia informale non è frutto di una attrazione genetica dei cittadini al masochismo pubblico (è masochismo non pagare il dovuto e poi avere servizi scadenti), ma sopratutto reazione alla incapacità dell’economia formale di servire i bisogni della collettività. Non a caso la luna di miele dell’informalità albanese sono stati gli anni ’90, quando lo Stato era debole e il paese più povero di quello degli anni successivi. E’ andato di pari passo con il persistere in tanti albanesi del sadismo contro ogni cosa pubblica. Nessun governo albanese ha finora realizzato un estensivo programma di riduzione della povertà nel paese, riduzione che è il miglior prerequisito nell’arginare l’informalità.

L’economia informale è un fenomeno globale: più povero è un paese, più diffusa essa è. In Albania, è stata tollerata dalla mancanza di una buona politica, che sarebbe quella che serve la collettività e non la usa facendoli credere di servirla al meglio lasciandola nella informalità. Il rapporto di sfiducia che l’albanese trattiene con lo Stato deriva proprio dalla mancanza dello Stato, condizioni che hanno trasformato l’Albania in un paese anarchico e anomico. L’esempio è venuto dall’alto e, per mancanza di volontà e tante volte impossibilità materiale (pensare per esempio a una città come Valona, ostaggio negli anni ’90 dei trafficanti di essere umani), lo Stato albanese ha incentivato l’informalità incentivandola indirettamente con l’inazione e tante volte direttamente diventando collettore di corruzione. Persone ritenute partecipe dell’informalità criminale sono penetrate forte anche all’interno della attuale maggioranza di governo, come dimostrato dagli scandali primaverili che hanno coinvolto due deputati affiliati ai socialisti. Il problema persiste se l’informalità si trasforma in una “forma mentis” accettata dai cittadini senza remore, caso nel quale la mano pubblica deve assolutamente intervenire pena la perdità della propria credibilità. L’azione contro l’informalità potrebbe costare in termini elettorali alla maggioranza attuale albanese ma il suo successo farà un servizio all’Albania perchè la renderà più civile e più normale e i cittadini dovrebbero vedere salita la quantità e qualità dei servizi loro offerti. Sicuramente gli onesti albanesi che pagano il dovuto allo Stato (il loro numero aumenterà a seguito della appena cominciata crociata) devono poi pretendere da quello più servizi e più efficienti.

Che i soldati della formalità continuino la marcia!

 

Cittadinanza ad Anatolij Korov. Così l’Italia ringrazia l’immigrato eroe

Romë. Sekuestrohen 50 kg marihuanë, arrestohen dy persona