Quest’anno potrebbero essere -22mila le entrate non stagionali nell’industria e nei servizi. Rispetto al 2011 in picchiata la domanda delle piccole e medie imprese (-88,5%) e del Nord (-69%). Ma al terminale, in cucina e in cantiere il lavoro è sempre più ‘etnico’
Roma, 17 agosto 2012 – La crisi che colpisce il sistema produttivo italiano riduce le opportunità di occupazione anche per i lavoratori immigrati. Quest’anno, secondo le imprese, potranno essere 22.420 in meno le assunzioni di manodopera non stagionale di origine straniera nell’industria e nei servizi: è questo, infatti, il saldo tra i 60.570 posti di lavoro messi a disposizione di personale immigrato quest’anno contro gli 82.990 dell’anno scorso (-27%). E’ quanto emerge dall’indagine annuale sulla domanda di lavoro immigrato per il 2012 rilevato attraverso il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro.
Il calo delle entrate si concentra soprattutto tra le imprese con meno di 50 dipendenti che contano di assumere solo 30.190 immigrati, 19.840 in meno rispetto al 2011 (l’88,5% di tutto il calo previsto quest’anno) e nelle regioni del Nord-Italia, dove le entrate saranno appena 36.060 contro le 51.550 dello scorso anno (15.490 assunzioni previste in meno, il 69% di tutta la riduzione attesa).
”La riduzione nella domanda di lavoro immigrato – ha detto il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – è una delle inevitabili conseguenze della pesante crisi economica. Ma i dati che abbiamo raccolto ci confermano pure che la componente immigrata è ormai una parte strutturale della nostra forza lavoro, anche in considerazione del fatto che per molti profili professionali è difficile trovare candidati italiani. Per questo è importante, in questo momento di riduzione della domanda, non disperdere competenze molto utili al nostro sistema produttivo e mettere in campo – come le Camere di commercio stanno facendo in collaborazione con il Ministero del lavoro – corsi di riqualificazione del lavoro e iniziative di sostegno a chi voglia creare una propria impresa”.
In termini assoluti – sommando le assunzioni a carattere non-stagionale con quelle stagionali – le entrate di nuovi occupati di nazionalità straniera quest’anno potranno arrivare (nell’ipotesi massima) a circa 113mila unità, di cui 60.570 a carattere non stagionale e 52.160 a carattere stagionale, a fronte dei 138.200 che le imprese prevedevano di assumere lo scorso anno.
L’etnicizzazione del lavoro. Analizzando il rapporto tra la richiesta di lavoratori immigrati e lavoratori italiani, i dati evidenziano come esso sia particolarmente elevato per alcune figure professionali, in alcuni casi evidenziando una netta preferenza delle imprese verso i lavoratori immigrati. E’ il caso degli addetti all’immissione di dati, del personale non qualificato nei servizi di ristorazione, degli addetti alla preparazione, alla cottura e alla distribuzione di cibi e per i montatori di manufatti prefabbricati e di preformati: per questi profili il rapporto tra immigrati e italiani supera il 75%.
Prossimi al 50% – o comunque superiori al 40 – si collocano i manovali e simili (48,5%), i pittori, stuccatori, laccatori e decoratori (48,2%), i conduttori di macchinari per la fabbricazione di articoli in plastica (46,6%) e gli operai addetti alle macchine confezionatrici di prodotti industriali (41,7%).
Al disotto della soglia del 40% rispetto ai colleghi italiani –anche se prossimi – appaiono invece professioni ritenute generalmente di più facile appannaggio di personale straniero: addetti all’assistenza personale (39,3%), personale qualificato nei servizi sanitari e sociali (38,9%), idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas (38,6%) e infine cuochi in alberghi e ristoranti (35,2%).
Il settore dei servizi conferma un elevato grado di assorbimento di personale straniero (42.340 unità, pari al 70% di tutte le assunzioni di immigrati), e una maggiore tenuta occupazionale per questi lavoratori rispetto all’industria. Pur rappresentando oltre i due terzi delle entrate, infatti, la riduzione delle assunzioni di questo comparto pesa ‘soltanto’ per il 24,4% sul totale delle mancate assunzioni del 2012. Laddove l’industria (che con 18.230 assunzioni previste esprime una quota pari al 30,1% del totale della domanda di immigrati), evidenzia una riduzione di fabbisogno di questi lavoratori di ben 16.960 unità rispetto all’anno scorso, corrispondente al 75,6% della riduzione complessiva prevista.
A livello regionale, la riduzione più consistente nella domanda di lavoro immigrato viene dalla Lombardia che, in assoluto resta comunque la regione con maggiore richiesta: le 11.540 assunzioni previste quest’anno, infatti, sono 6.710 in meno dell’anno precedente (pari ad una riduzione del 36,8% rispetto alle 18.250 del 2011). Seguono l’Emilia-Romagna, dove le richieste si riducono di 4.630 unità (6.470 contro 11.100 dello scorso anno) e il Piemonte (-2.050 unità, da 8.360 a 6.310).
Le uniche regioni a vedere aumentare la propria richiesta – ma per entità a volte trascurabili – sono, nell’ordine, l’Abruzzo (+380 unità), la Basilicata (+180), la Liguria (+110), il Molise (+70) e il Friuli Venezia Giulia (+50). Tra le province, le riduzioni più sensibili si avvertono a Milano (-2.900 unità richieste rispetto al 2011), Roma (-1.500), Brescia (-1.290), Caserta (-1.100) e Firenze (-1.010). Nella parte opposta della graduatoria, a guidare le 30 provincie che prevedono una crescita nelle assunzioni di immigrati, troviamo Potenza (330 unità in più dell’anno scorso), Livorno (+280), Latina (+180), Savona (+140) e Pescara (+110).
Il perdurare della crisi occupazionale e la progressiva ‘etnicizzazione’ di alcune figure professionali – sempre meno diffuse tra i candidati italiani in cerca di un lavoro – farà tuttavia aumentare, nel 2012, la quota di lavoratori immigrati sul totale delle assunzioni, spostandola dal 16,3% dello scorso anno al 17,9% di quest’anno. Se, infatti, la domanda di lavoro immigrato diminuirà quest’anno del 18% rispetto al 2011, quella rivolta a personale italiano scenderà addirittura del 31,6% (pari ad una contrazione di 188.340 unità), aumentando così l’incidenza relativa delle assunzioni di immigrati su quelle totali.