Nel suo manifesto programmatico il Professore non dice cosa farà per cinque milioni di stranieri in Italia, né se vuole mettere mano alla riforma della cittadinanza per le seconde generazioni. “Non è esaustivo” scrive, si attendono integrazioni
Roma, 24 dicembre 2012 – Il governo dell’immigrazione secondo Mario Monti? Non pervenuto.
È online da ieri “Cambiare l’Italia, riformare l’Europa. Agenda per un impegno comune”, il documento che in pratica racchiude le condizioni dettate dal Professore a chi vorrà vederlo di nuovo a Palazzo Chigi. “Questa agenda – scrive l’ormai ex premier nell’introduzione – vuole dare un’indicazione di metodo di governo e di alcuni dei principali temi da affrontare”.
In venticinque pagine, tra quei temi principali non trova però spazio l’immigrazione. Eccezion fatta per un accenno indiretto all’inizio, quando si dice che “il rifiuto del populismo e dell’intolleranza, il superamento dei pregiudizi nazionalistici, la lotta contro la xenofobia, l’antisemitismo e le discriminazioni sono il denominatore comune delle forze europeiste”.
E in Italia, con gli immigrati, che bisogna fare? Chissà. Nel suo manifesto programmatico il Professore descrive quali sono le politiche che ha in mente per l’istruzione, il lavoro, l’economia, la famiglia, la sicurezza e il welfare, però non spiega mai come vorrebbe coniugarle per i cinque milioni di cittadini stranieri che vivono in questo Paese.
Dimentica anche i loro figli nati o cresciuti qui. Qualche mese fail premier spiegava che, pur avendolo molto a cuore, non poteva rischiare una crisi su un tema che esulava dalle priorità di un esecutivo “tecnico” nato per tirar fuori l’Italia dalla catastrofe economica. La riforma della cittadinanza per le seconde generazioni non sarà nemmeno all’ordine del giorno di un suo eventuale governo “politico”?
Perlomeno, presentando la sua Agenda, Monti assicura: “Non è un programma di lavoro dettagliato e non vuole avere carattere esaustivo”. Si attendono allora, con una certa urgenza, integrazioni.
Elvio Pasca
Lexo edhe: Një vit me qeverinë Monti