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“Solo italiani nel M5S”. Grillo razzista ci fa o ci è?

 

La questione stranieri è un punto dolente del MoVimento. Non ci si può candidare al Governo dell’Italia senza avere un programma sull’immigrazione, ma soprattutto senza aver fugato completamente ogni dubbio su una pericolosa ambiguità

Roma, 4 giugno 2012 – Lo sport nazionale del momento è il tiro al Grillo ed al suo movimento M5S.
Demagoghi, populisti, qualunquisti e chi più ne ha più ne metta. Spesso si prescinde dal programma ufficiale del MoVimento per analizzare le performance pubbliche del suo leader e i sentimenti che smuove nel suo pubblico.

Non ci aggiungeremo alla schiera dei denigratori, ma qualche domanda ce la facciamo e la facciamo a Grillo, che probabilmente ignorerà noi ed il milione di lettori (non votanti) che ogni mese approdano sui nostri 13 siti.

L’ennesimo spunto lo prendiamo dall’ intervista rilasciata a Gian Antonio Stella pubblicata venerdì scorso su Sette. “Chi si iscrive deve essere cittadino italiano” dice il leader di quello che nei sondaggi è il secondo partito italiano e poi aggiunge “ho i magazzini pieni di fedine penali e certificati di residenza”. E già, avete capito bene. Grillo vive nell’ossessione che i suoi iscritti possano avere grane con la legge, e fin qui nulla di strano, o possano essere stranieri.

Evidentemente la questione stranieri è un punto dolente del MoVimento.

Già il 23 gennaio 2012 Grillo è tranchant sui figli degli immigrati: “La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso“. Così il milione di ragazzi che frequentano le nostre scuole e il carico di disagi che vivono per colpa di leggi desuete sono solo uno strumento per “distrarre gli italiani dai problemi reali per trasformarli in tifosi.

Tralasciamo la vicenda relativa ai rom che ha coinvolto un candidato a sindaco per concentrarci su un’altra dichiarazione del leader di M5S. Il 5 ottobre 2007 Grillo parlava di immigrazione dalla Romania, Paese che era entrato da qualche mese nell’Ue, lamentandosi del fatto che l’Italia non avesse applicato una moratoria alla libera circolazione dei cittadini romeni. La conclusione ed insieme l’accusa era definitiva: “Una volta i confini della Patria erano sacri, i politici li hanno sconsacrati”.

Due spunti per cercare di capire come Grillo “governerebbe” l’immigrazione. Altri mezzi, infatti, non ne abbiamo. Abbiamo cercato e ricercato, ma né sul suo blog né nel programma del MoVimento abbiamo trovato altri lumi.

Si fa strada il sospetto che parlare alla pancia dell’elettore paventando invasioni di Rom, sacralità dei confini e “falsi problemi” sia molto più facile e conveniente che avere un programma sull’argomento. Il rischio, però, è che restando nel vago si finisca per strizzare l’occhio al razzismo e la xenofobia. Anche soltanto a quelli irriflessi ed immediati che spesso sgorgano “in buona fede” dalla “pancia” dell’elettorato.

Questi dubbi non sono da poco in un’epoca in cui i partiti nazionalisti e xenofobi si risvegliano in tutta Europa. Temi come questi definiscono con nettezza un’offerta elettorale ponendola al di là o al di qua di una linea immaginaria che divide civiltà da inciviltà. La Lega Nord né è un esempio: tanti voti, ma troppo razzista per essere davvero presentabile.

Non ci si può candidare al Governo dell’Italia senza avere un programma sull’immigrazione, ma soprattutto senza aver fugato completamente ogni dubbio con parole prive di ambiguità. Attendiamo risposte.

Gianluca Luciano

 

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