“Tempi che sono… /Zeiten wie…/ Kohē që janë…” s’intitola la nuova raccolta poetica di Gentiana Minga, pubblicata da poco dalla casa editrice Terra d’Ulivi
È Ad Anthony , ad un bambino di cinque anni di Sierra Leone, nascosto sotto il pianale di un vagone di un treno-merci al Brennero e diretto in Austria, che la scrittrice Gentiana Minga dedica la prima parte della sua nuova uscita, edizione Terra D’Ulivi (collana I Granati), come un auspicio:
“(…) esile come una viola,
ostinato come un filo spinato”.
((…) i hajthëm si një vjollcë,
i fortë si një tel me gjëmba)
In verità questa presenta una dedica per chiunque si trovi in condizioni ingarbugliate e spinose nell’affrontare il vivere, i sui trabocchetti, le sue ripide e tenebrose discese, dubbie e incantate salite, cerchi caldi di umanità e steccati o siepi come difesa.
Il libro porta, accanto ai testi in italiano, anche la traduzione in albanese, lingua madre dell’autrice, di due delle raccolte, e altresì di altre due in tedesco: “Tempi che sono…/Zeiten wie…”, con traduzione di Werner Menapace e “Il camino degli autoctoni/ Der Gang der Autochthonen” traduzione dell’autore albanese Ilir Ferra. In quest’ultimo (Der Gang der Autochthonen) Minga offre ai lettori un assaggio del sentimento cupo di chi in terre straniere si sente perennemente un non-autoctono, emozione che Minga confida alla sua amica d’infanzia:
“Renata, cara amica,
qui fa molto freddo, io tengo le mie dita al riparo,
temo che mi cadano per terra.”
(Renata, meine gute Freundin,
hier ist es sehr kalt und ich gebe gut Acht auf meine Finger
aus Angst, dass sie mir auf den Boden fallen.)
Dopo L’eco del pargolo / Jehona e foshnjës, un viaggio in tempi e posti evanescenti, spesso tristi: “…come un candelabro spento” segue l’ultima che presta il titolo di tutta la silloge Tempi che sono…/Zeiten wie…, :
Ci lanceranno ancora e ancora
per seminare terre?
Quanto lontano, quanto vicino? Dipende
dalla foga del braccio,
dalle chimere del contadino?
(Werden sie uns wieder und wieder auswerfen,
um Felder zu besäen?
Wie fern, wie nahe? Hängt es
vom Schwung des Armes ab, von den Schimären des Bauern?)
Il treno-l’autore, preannuncia la sua partenza con i primi versi del libro: I tempi sono sempre leali / e il mio pellegrino preme / per andare Entheos, con entusiasmo, si ferma di volta in volta senza un’apparente ragione in vari posti e situazioni, nei cortili d’infanzia brulicanti di lombrichi, dentro i desideri e sogni altrui incompiuti, sonni da cui ci si deve risvegliare per:
Vincere, vincere
sull’unico destino che s’inceppa.
In procinto dello scadere
svegliarsi.
(Të fitojë, të fitojë
mbi të vetmin fat që ngec.
Pak para fundit
të zgjohet.)
Il libro si può ordinare in tutte le librerie, nelle piattaforme on line: Amazon, Libraccio.it, Libreria Universitaria, IBS, oppure direttamente al sito della casa editrice Terra d’Ulivi.
Gentiana Minga, classe 1971, ha esordito in Albania con il romanzo Autopsia e shkatërrimit / Autopsia del disastro (Tirane, 1993) della casa editrice Europa del noto poeta albanese Frederik Rreshpja. Le altre sue opere: Zonja e Shkodrës / La signora di Scutari (poesie), Florimont, Tirana, 2003; Ciao mamma, un saluto da Bolzano (poesie), Terra d’Ulivi, Lecce, 2017: Tempi che sono/ Zeiten wie/ Kohe qe jane (genere – poesia trilingue italiano-albanese-tedesco), Terra d’Ulivi, Lecce, 2021. Le sue opere sono state inserite in diverse antologie tra cui: Sotto il cielo di Lampedusa II, Nessun uomo è un isola, nota introduttiva di Gino Strada, Rayela, 2015; Matrilineare, Madri e figlie nella poesia italiana dagli anni Sessanta a oggi, edizione La Vita Felice, 2018, Poesia (urgente) per Giulio Regeni, edizione Rayela, 2019; Lichtungen- Zeitschrift fur Literatur Kunst und Zeitkritik, nr 157/2019; Aerea – (Pais remoto, muestra de poesìa albanese), Ril editores, Santiago de Cile, 2020; Lyrischer Wille, poesie einer multilingualen Gesellschaft”, Foglio Verlag 2018.
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