Corriere della Sera scrive un lungo articolo su Uljan Sharka, 24enne albanese, arrivato in Italia da solo nel 2008. La start up che ha fondato, iGenius, appena riconosciuta al Lions innovation festival di Cannes come una delle più promettenti al mondo, sta incontrando un successo crescente. Otto mesi fa era da solo, oggi venticinque giovani lavorano per lui e continua ad assumere personale, una nuova risorsa ogni tre settimane.
Una bella storia quella di Uljan Sharka riportata oggi da Elisabetta Andreis sul quotidiano Corriere della Sera. Era un clandestino, a 16 anni, scappato dall’Albania, alla ricerca di una vita migliore. Sognava di arrivare a Londra, si è imbarcato per l’Italia: ma a Milano i carabinieri l’hanno fermato e inserito in una comunità per minorenni. Era il 2008. Lui non si è scoraggiato. Ha chiesto di lavorare subito, gratis. Ha coltivato, studiando da solo, la passione per l’informatica. Oggi, sette anni dopo, Uljan Sharka ha agguantato il suo destino. La start up che ha fondato, iGenius, appena riconosciuta al Lions innovation festival di Cannes come una delle più promettenti al mondo, sta incontrando un successo crescente. Otto mesi fa era da solo, oggi venticinque giovani lavorano per lui e continua ad assumere personale. Una nuova risorsa ogni tre settimane. Per lo più ingegneri. Fattura un milione di euro e ha appena trovato un finanziamento di quasi un milione e mezzo da due manager, esperti di private equity, che si sono innamorati dell’idea.
Sharka ha in serbo un altro software, oltre ai progetti sviluppati per conto di piccole medie imprese: «crystal», che potrebbe rivoluzionare il mondo del marketing digitale. Con potenzialità analoghe, secondo esperti del settore, a quelle di Facebook quando è nato. A settembre, in occasione del TechCrunch di San Francisco, la società lo presenterà ufficialmente. E ci saranno tutti i guru della new economy e i venture capitalist più importanti, come il Sequoia. Un circolo cui si accede solo dopo severe selezioni. «Il software legge istantaneamente i big data sui social network, li elabora e poi consiglia come migliorare il proprio marketing sulle piattaforme facendo leva su tecnologie Ai (artificial intelligence), Nlp (natural language processing), Ml (machine learning) e Ir (image recognition)», spiega Uljan cercando, invano, di raccontare in modo semplice algoritmi complicatissimi. La fruizione, però, è intuitiva. In pratica oggi, se vogliamo conoscere il gradimento di post, tweet o pubblicità digitale, ci basiamo su lunghe (e spesso costose) consulenze.
Il software dev’essere eccezionale se ancor prima del lancio ufficiale decine di colossi dell’informatica e della pubblicità si sono già prenotati. «Ci ha sostenuto Google ad esempio, è grazie a loro che siamo riusciti a realizzare la prima versione di “crystal” in soli quattro mesi», fa sapere ad esempio Uljan alla giornalista del Corriere. “Noi ci crediamo», assicura Carlo Cartasegna, manager del settore finanziario che con Mauro Bertone ha appena finanziato la start up. «Stanzieremo ancora risorse – aggiunge – per sostenere la crescita di iGenius e altre iniziative di questo ragazzo dalla storia a suo modo veramente eccezionale».
Lavora sette giorni su sette, attaccato al pc, venti ore al giorno. «L’Albania mi stava stretta, già a 13 anni lavoravo per mantenermi, mentre studiavo», dice lui. Bravissimo studente, si è fermato però al secondo anno di superiori, per andare via. «Volevo creare qualcosa di grande, di mio, e lì non c’era modo di farlo», racconta. A 16 anni, già velleità da imprenditore della new economy.
Nel 2012, quando ha creato con i risparmi iGenius, i clienti credevano che in «ufficio» ci fossero tante persone. Era solo lui invece. Da allora ne ha fatto di strada. «Stiamo preparandoci ad aprire sedi a Londra e San Francisco, oggi siamo stati valutati 25 milioni. Dovremmo moltiplicare per quattro entro un anno e puntiamo a diventare la prima start up italiana con fatturato di oltre il miliardo di dollari», dice sempre per il Corriere il suo braccio destro, il coetaneo Gregorio Cutellè.
Chi conosce bene Uljan sul lavoro, ne parla un po’ come Mark Zuckerberg di Facebook. Anche per la sua visione in qualche modo etica del mercato: «Darò la mia piattaforma gratuitamente alle medie imprese, perché crescano con la pubblicità digitale senza appesantirsi di costi inutili, com’è giusto che sia», sorprende. Pensa di mantenere in vita iGenius con versioni più evolute del software o altri prodotti. Nei piani, non ha tanto la ricchezza. Ma, forse anche in ragione della sua storia, «l’idea che le risorse fruttano in senso profondo quando sono alla portata di tutti».
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