Arrivano in Italia ventiquattro famiglie grazie al progetto di Sant’Egidio, valdesi ed evangelici. Gentiloni: “Messaggio all’Europa, no ai muri”
Roma, 1 marzo 2016 – C’è un’alternativa alle morti in mare o nei rimorchi dei camion, alle marce forzate lungo i binari e le autostrade, ai fili spinati sollevati per far passare bambini o sfondati mentre la polizia ti tira addosso gas lacrimogeno. Quell’alternativa si chiama “corridoi umanitari”
La famiglia della piccola Falak, un mese fa, era stata la prima. Ieri all’aeroporto di Fiumicino sono arrivate altre 24 famiglie siriane, 93 persone in tutto, da un bambino di pochi mesi a un’anziana di 71 anni. Tutti sono fuggiti dalla guerra, tutti hanno trovato scampo in Italia grazie al progetto promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e dalla Tavola valdese in accordo con i Ministeri degli Esteri e dell’Interno.
Sono famiglie che, dopo aver lasciato le loro case e il loro Paese, vivevano nei campi profughi del Libano. Individuate dai referenti delle associazioni e considerate particolarmente vulnerabili, hanno ottenuto dal governo italiano dei visti umanitari che hanno permesso loro di arrivare qui con viaggio sicuro. Ora verranno accolte, impareranno l’italiano, saranno coinvolte in progetti di inserimento e integrazione.
“Per affrontare adeguatamente il tema delle migrazioni è necessario mettere in campo un ventaglio di azioni diverse, tra cui i corridoi umanitari. Questi ultimi sono un messaggio all’Europa per ricordare che alzare muri non è la soluzione per affrontare la crisi dei migranti” ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ieri era a Fiumicino.
“Scrutando il Mediterraneo su cui si avventurano in tanti- ha raccontato il pastore Luca Maria Negro, presidente della FCEI – ci siamo accorti che esso è una sorta di deserto acquatico, e ci è tornata in mente la visione di Isaia 40 con l’invito a preparare nel deserto ‘una strada per il Signore’. Abbiamo raccolto questa chiamata a preparare una strada per chi fugge dalla guerra e dalla miseria”.
Cosa sono 93 persone rispetto all’umanità in fuga in questi mesi? Per il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, “questo primo gruppo di famiglie dimostra che è possibile gestire l’arrivo dei profughi sul nostro continente con umanità e sicurezza. Diventi un modello per i Paesi dell’Unione europea, divisi e in difficoltà di fronte alla doverosa accoglienza di chi fugge dalla guerra”.