La decisione del Gip di Caltagirone, che scrive: “Espressioni usate e futili motivi evidenziano la finalità di discriminazione”
Catania, 26 agosto 2016 – Antonino Spitale e i fratelli Giacomo e Davide Severo vanno agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Non in carcere, perché secondo il giudice per le indagini preliminari di Caltagirone, Ettore Cavallaro, non c’è pericolo di fuga.
Sabato scorso, vicino San Cono, nel catanese, i tre hanno aggredito per strada con mazze da baseball e una pistola ad aria compressa quattro minori egiziani ospiti di un centro di accoglienza. Una delle vittime, colpito alla testa, è ancora in prognosi riservata all’ospedale Gribaldi Nisema del Capoluogo, ma si è svegliato dal coma farmacologico. Parte del raid è stata ripresa con un cellulare da uno dei minori (VIDEO).
Per i tre la procura ipotizza i reati di tentato omicidio e lesioni aggravati dal razzismo. “Appare chiaro dalle espressioni utilizzate dagli indagati, finalizzate ad allontanare una categoria di soggetti non appartenenti al cosiddetto “paese”, dunque extracomunitari – “siete pezzi di merda, ve ne dovete andare da qua, non dovete più venire nel paese” – nonché alla luce degli stessi futili motivi dell’azione, evidenziano la sussistenza di finalità di discriminazione di sfondo razziale ed etnico, essendo tutte le vittime stranieri” ha scritto il Gip nell’ordinanza restrittiva.
Il giudice cita anche un possibile movente – “un aggressore riteneva una delle vittime avesse danneggiato la propria autovettura” – e il fatto che l’azione fosse premeditata, “essendo esecuzione di un precedente progetto di aggressione”. La difesa sostiene invece un’altra versione dei fatti: i Severo si sarebbero fermati a difendere Spitale, minacciato da un gruppo di stranieri, ai quali avrebbero poi strappato di mano le mazze usate poi per picchiare i quattro minori egiziani.