“Stabilisce che si sta qui solo se si ha un lavoro, un principio valido”. PD e IdV all’attacco: “Quella legge è frutto di una visione razzista”
Roma, 9 ottobre 2012 –”La Bossi-Fini? Non la considero affatto una legge vergognosa”. Così il presidente della Camera Gianfranco Fini ha difeso la settimana scorsa, in un video forum su Repubblica Tv, la riforma della legge sull’immigrazione che firmò nel 2002 insieme all’allora segretario della Lega Nord. Uno spettatore l’aveva citata come esempio di “leggi vergognose” che il leader di Fi avrebbe approvato quando era alleato di Berlusconi.
“Quella legge stabilisce il principio che si sta in Italia con il permesso di soggiorno solo se si ha un contratto di lavoro. In buona parte d’Europa oggi ci sono leggi analoghe” ha ribattuto Fini. Ribadendo che cambierebbe “soltanto in un aspetto: la legge prevede che dopo sei mesi dall’avvenuto licenziamento, se non c’è un nuovo impiego, si perde il permesso di soggiorno. Sei mesi sono oggettivamente troppo poco, perché siamo in una crisi economica per la quale trovare occupazione è estremamente difficile”.
In realtà, il cambiamento auspicato dal presidente della Camera è già stato fatto dal governo Monti. La riforma del mercato del lavoro in vigore dallo scorso 18 luglio prevede che chi ha perso il lavoro può rimanere iscritto alle liste di collocamento, e quindi avere un permesso di soggiorno per attesa occupazione, almeno per un anno e comunque per tutta la durata di eventuali ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione.
“Gianfranco Fini si smentisce un’altra volta” commenta Khalid Chaouki, responsabile Nuovi Italiani del PD, secondo il quale “una legge che ha imposto ai cittadini stranieri la prassi del rilevamento delle impronte digitali, minori inclusi, è vergognosa perché innanzitutto frutto di una visione di un’Italia chiusa in sé stessa, che vede nell’immigrazione solo potenziali pericoli e paure e nega l’evidenza dell’enorme contributo che milioni di famiglie di origine straniera hanno dato all’Italia”.
“Gli immigrati caro Fini sono lavoratori, ma innanzitutto sono persone. La vostra legge e il conseguente pacchetto sicurezza hanno ridotto milioni di donne e di uomini ostaggi di un’ideologia leghista ai limiti del razzismo, di cui purtroppo anche lei in quella fase è stato complice” aggiunge Chaouki. Ricorda poi “la vergogna dei CIE, carceri fuori dalla legalità, l’introduzione del reato di clandestinità, la vergogna dei respingimenti in mare. Tutte scelte che hanno messo in discussione la civiltà del nostro Paese di fronte ai massimi organismi internazionali”.
“Al di là dei tecnicismi, la legge Bossi-Fini va annientata perché interprete dello spirito peggiore di una stagione politica, quando a farla da padrona era la xenofobia della Lega” afferma invece in una nota il presidente vicario dei deputati dell’IdV, Fabio Evangelisti.
“Lo stesso Fini – aggiunge -, a quell’epoca, era lontano da quel processo di maturazione e laicizzazione che abbiamo potuto apprezzare più avanti. Capiamo che ci si possa affezionare alle proprie opere ma nel caso specifico quella è una norma ingegneristica e strampalata che non affronta, e anzi peggiora, una questione molto complessa e di portata globale ed epocale come l’immigrazione. E’ necessario, dunque, trovare un punto di equilibrio in linea con le più avanzate direttive europee”.