Intervista al deputato Girgis Sorial vicepresidente della commissione speciale, bresciano “al 200%” figlio di egiziani: “La riforma della cittadinanza è fondamentale, non possiamo lasciare indietro questi ragazzi. Il Movimento sia aperto anche agli stranieri”
Roma, 9 aprile 2013 – Girgis Sorial, 29 anni, deputato del Movimento 5 Stelle, è una piccola sorpresa. Tra i nuovi italiani in Parlamento (anche se non ama questa definizione), insieme a Kyenge e Chaouki, c’è anche lui: bresciano “al 200%”, nato e cresciuto nella città lombarda, figlio di immigrati egiziani.
È un ingegnere informatico, ha master in business administration, fa per mestiere il consulente aziendale e per passione il professore alle superiori. Dalla sua storia personale e professionale arriva probabilmente quella promessa di “soluzioni in difesa dei diritti di tutti i minori” e “per i minori di seconda generazione” fatta durante le parlamentarie online del movimento. Così come il suo impegno come volontario dell’Unicef, con la quale lo scorso novembre nel teatro della sua città ha conferito cittadinanze onorarie ai figli degli immigrati.
Oggi è vicepresidente della commissione speciale alla Camera, “nell’attesa che si istituiscano le commissioni normali, bloccate dai giochi dei partiti”, e nella divisione per competenze già fatta dal M5S è stato assegnato alla commissione bilancio. A Montecitorio è arrivato dopo anni di impegno nel Meet Up di Brescia e una corsa poco fortunata alla Regionali. “Attivismo da cittadino, non da politico” ci tiene a sottolineare.
Con Stranieriinitalia.it parla di cittadinanza e immigrazione, temi sui quali il M5S ci sembra molto poco chiaro. “Non è così – ribatte – ma intanto, per favore, non chiamateci nuovi italiani. Siamo italiani e basta, totalmente. Oggi la nozione di italiano è fumosa, c’è chi è qui da generazioni e c’è anche chi arriva da culture diverse ed è comunque parte integrante di questo Paese”.
Ammetterà però che è un’Italia nuova, intrisa anche di culture che fino a qualche anno fa sembravano lontane, straniere…
“È vero, ma io sono un bresciano al 200%, anche nei gusti culinari: dopo qualche giorno a Roma mi manca la polenta. Continuo ad avere legami con l’Egitto, ma per altri ragazzi figli di immigrati non è così, quando vanno nel Paese dei genitori sono stranieri. Insegnando ne ho incontrati tanti. Per questo il tema della cittadinanza va affrontato, serve una riforma e una riflessione su cosa siamo adesso noi italiani”.
È una posizione sua o di tutto il M5S?
“Mia e del Movimento. Uno dei nostri motti è: “Nessuno deve restare indietro”. Se vogliamo portare in Parlamento la voce di tutte le persone deboli i cui diritti sono calpestati non possiamo non appoggiare il diritto alla cittadinanza delle seconde generazioni. Ragazzi italianissimi che però devono aspettare i diciotto anni per essere italiani anche per legge, e intanto sono cittadini di serie B, con diritti di serie B. In tutto questo non c’è un senso”.
E allora ci spiega come mai Beppe Grillo dice che è la riforma della cittadinanza ad essere “senza senso”?
“Su quelle parole c’è stato un grande fraintendimento. Denunciavano che alcuni partiti, pur avendo la possibilità di dare una giusta direzione, hanno utilizzato questa questione per fini elettorali. Io non ho visto dai partiti proposte concrete su questi temi, proposte che poi non siano finite nei cassetti”.
Di proposte ne sono arrivate tante. Ci ha provato il governo Prodi prima di cadere, sotto il governo Berlusconi ci sono state quelle del centrosinistra e la Sarubbi-Granata, altre sono arrivate nell’ultima legislatura. Ma non hanno trovato i numeri per andare avanti. Perché fare di tutta l’erba, un fascio?
“Se ci fosse stata la volontà politica ce l’avrebbero fatta. I partiti sono bravi a negoziare e a trovare maggioranza quando devono portare a casa cose che stanno loro a cuore. L’unico vero no sulla riforma della cittadinanza era quello della Lega Nord, secondo me era superabile”.
Per chiarirci una volta per tutte, la riforma della cittadinanza ha senso o no?
“È fondamentale. Ripeto: non possiamo lasciare indietro tutti questi ragazzi, anche perché tutta l’Italia può essere arricchita dal loro contributo. La critica apparsa sul blog di Beppe Grillo riguardava un uso strumentale della questione”.
E perché nel vostro programma non c’è una parola sulla cittadinanza o sull’immigrazione? Sono poco interessanti? O sono troppo scomode per guadagnare consenso?
“Sono temi importantissimi e di posizioni scomode nel programma ce ne sono tante, come il referendum sulla permanenza nell’ euro. Nei venti punti ci siamo dati delle priorità, su cose da fare “a tempo zero” per tutti coloro che vivono in Italia. Nel programma non si parla nemmeno di sanità, ma crede forse che non ci interessi? Interverremo su tutte le questioni importanti per il Paese, immigrazione compresa”.
Prima parlava di cittadini di serie B. Secondo il vostro “Non Statuto”, al M5S possono iscriversi solo gli italiani. Non le sembra una discriminazione?
“È una cosa che va superata, perché il movimento è aperto a tutti, italiani e stranieri. Credo che si tratti di un vizio del Non Statuto, ma dietro non c’è la volontà di discriminare. L’idea era che ogni iscritto potesse aspirare a qualunque carica politica e quindi è stato inserito il requisito della cittadinanza. Ora però si rischia di tagliare fuori tanti attivisti stranieri, non mi sembra giusto. Ne discuteremo”.
Capisce però che se si mettono insieme “vizi” come questo, i silenzi del programma, certi commenti sui vostri forum e altre sparate di Grillo, come quella contro la libera circolazione dei romeni, rischiate di passare per leghisti?
“No, la prego, leghisti no. Siamo distantissimi. Io da bresciano la Lega Nord la conosco bene, nelle mia vita mi sono spesso scontrato con i suoi militanti e mi sono preso anche diversi insulti a causa dei miei tratti somatici, come “negro” o “tornate a casa tua”. Quanto alle cose che scrive Beppe Grillo, non sono tutte posizioni del movimento”.
Per citare Dario Fo, Grillo sull’immigrazione ha detto qualche stronzata?
“Io dico che molti interventi di Beppe vengono travisati o strumentalizzati. L’ho conosciuto e non ho mai riscontrato chiusure o visioni negative sull’immigrazione o sulle seconde generazioni”.
Crede che il Movimento 5 Stelle su questi temi sia unito? O voterete ognuno per sé, secondo coscienza?
“Io credo che siamo assolutamente omogenei nella difesa dei più deboli, e tra i più deboli ci sono anche le persone che vengono a lavorare da altri Paesi e i loro figli. Per questo siamo per la riforma della cittadinanza e contro la Bossi-Fini, una legge nata obsoleta, contraria al buon senso, illogica”.
Nei giorni scorsi gli altri partiti hanno presentato una quindicina di proposte di riforma della cittadinanza. Siete pronti ad appoggiarle?
“Non abbiamo preclusioni ideologiche a confrontarci sui diversi progetti di legge. Il nostro metodo è valutarli nel merito, senza pregiudizi, valutare i pro e i contro e quindi decidere. Ho già avuto contatti con esponenti del Pd su temi condivisibili. Anche per questo è ora di creare le commissioni e metterci all’opera. Ad oggi buona parte del Parlamento non lavora, l’Italia non può fermarsi”.