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Anija alla Nave della Sila. Il dramma dell’immigrazione al Museo dell’emigrazione

Da otto anni Museo narrante dell’emigrazione, il 12 luglio alla Nave della Sila apre una sezione dedicata all’immigrazione, ai tragici viaggi, attraverso il mare e il deserto, dei migranti del Ventesimo secolo. La sezione viene inaugurata con la proiezione di ANIJA di Roland Sejko, premio David di Donatello 2013, sugli esodi albanesi degli anni ’90 verso le coste pugliesi.

Roma, 30 luglio 2013 – Il dramma dell’immigrazione irrompe al Museo narrante dell’emigrazione ‘la Nave della Sila’ a Camigliatello Silano, con la proiezione del film documentario Anija (La Nave), di Roland Sejko. Con l’autore, il 3 agosto, interverranno l’ambasciatore Mario Bova e Aldo Marino, sindaco di Vaccarizzo Albanese e membro dell’Associazione “Occhio Blu”.

Anija

Il film, presentato in anteprima al Torino Film Festival del 2012, Premio David di Donatello 2013, racconta la storia delle navi della speranza che partirono nel corso del 1991 dalle coste albanesi verso l’Italia. All’orizzonte della costa adriatica dell’Italia meridionale fecero la loro apparizione fantasmagorica alcune navi che con il loro carico umano hanno segnato l’inizio di quello che sarebbe stato chiamato “l’esodo degli albanesi”.

A differenza di altri documentari che si sono occupati del tema concentrandosi sull’approdo nei porti italiani, questo si focalizza soprattutto sulla partenza delle navi, cercando di approfondire le ragioni della fuga e raccontando per la prima volta “l’arrembaggio” delle imbarcazioni. Materiali assolutamente inediti e foto e filmati di repertorio documentano inoltre gli anni oppressivi del regime comunista finito come gli altri dell’Europa orientale dopo la caduta del muro di Berlino.

Roland Sejko nel 1991 fugge dall’Albania a bordo di una delle navi del grande esodo per stabilirsi a Roma dove, dal 1995, lavora nell’Archivio Storico dell’Istituto Luce.

La Nave di Sila – Museo narrante dell’emigrazione

La Nave della Sila, voluta dalla Fondazione Napoli Novantanove, ospitata nell’antica e bellissima vaccheria nel Parco Old Calabria, nel cuore dell’area silana,è il primo tentativo di raccontare l’emigrazione italiana. Certo, essendo la Calabria una delle regioni più colpite dal salasso migratorio, non mancano gli approfondimenti calabresi, ma lo sguardo d’insieme ha un respiro nazionale.

La ricostruzione per cenni di un bastimento, ricostruzione ricca di suggestioni grazie alla scenografia e a un sapiente uso delle luci, dei tendaggi, degli spazi, vuole offrire un panorama della grande epopea degli emigranti italianu che sia allo stesso tempo storicamente corretto e di facile lettura, scientifico e toccante.

L’esposizione di una raccolta straordinaria di fotografie, illustrazioni e copertine di vecchie riviste è accompagnata da testi di Gian Antonio Stella che raccontano la nostra storia attraverso i numeri e le poesie, le testimonianze letterarie e le statistiche, le avventure di interi villaggi, di singole famiglie, di uomini e donne e bambini.

Come ogni piroscafo, anche La Nave della Sila ha i suoi fumaioli. Sono tre e ospitano ciascuno un approfondimento. Nel primo c’è una saletta musicale, dove si possono scegliere le canzoni di emigrazione da ascoltare. Nel secondo alcune cuccette di terza classe che, con l’ausilio di foto, rumori e odori consentono di capire in quali disperate condizioni viaggiasse chi partiva per la Merica. Nel terzo uno spazio dell’Istituto Luce, dove è possibile scegliere questo o quel filmato d’epoca dedicato al tema.

Non mancano due «maniche a vento». Nella prima è alloggiato un computer con la storia di una famiglia calabrese, nella seconda un altro contenente la memoria, nome per nome, degli sbarchi dei calabresi in America.

Nel luglio 2013, l’apertura della nuova sezione MARE MADRE, dedicata all’immigrazione,è un atto dovuto in questa regione che, da terra di emigrazione, sta rivivendo la drammatica esperienza al contrario e diviene terra di accoglienza e di immigrazione. L’arrivo della Vlora al porto di Bari l’8 agosto 1991 segna per l’Italia l’inizio di una nuova e dolorosa storia che raccontiamo in un container adiacente La Nave per ricordare i tragici viaggi, attraverso il mare e il deserto, cui sono sottoposti i migranti di questo ventesimo secolo, spesso in fuga da drammi sofferti nei paesi di origine. La voce di Erri De Luca dal suo Cimitero di Lampedusa, ci introduce in questo percorso di otto minuti di immagini e storie. Un modo originale di raccontare un tema sociale così complesso e urgente perché faccia breccia nei giovani, utenti privilegiati.

 

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