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Cécile Kyenge pronta a rientrare nella squadra di governo?

Sfumata l’ipotesi di una candidatura alle Europee, le sarebbe stato offerto un posto da viceministro. Intanto lei ringrazia “per questi dieci mesi di passione”

Roma, 26 febbraio 2014 – Impassibile per mesi di fronte a insulti barbari e attacchi spesso pretestuosi, Cécile Kyenge ha mantenuto un basso profilo anche di fronte alla scelta di Matteo Renzi di cancellare il “suo” ministero dell’Integrazione.

Nei giorni scorsi, mentre la Lega esultava e il mondo dell’immigrazione protestava per la scelta del nuovo presidente del Consiglio, lei si è limitata a tracciare un bilancio: “La mia figura è stata importante per il cambiamento culturale del Paese, il mio ruolo è stato quasi una provocazione per rompere molti tabù”.

 Ieri l’ex ministra ha twittato: “Grazie a tutti per questidieci mesi di passione e totale impegno al servizio del nostro Paese, della nostra Italia”. Lei di sicuro per “passione” intende un genuino trasporto emotivo, ma a chi ha visto quanto odio le hanno vomitato contro viene in mente anche un’interpretazione più evangelica.

Che ne sarà di Cécile Kyenge? Intanto, rimane deputata, e certo da Montecitorio potrebbe portare avanti con molta più libertà, senza paura di rompere fragili equilibri di governo, le sue battaglie. A cominciare da quella per la riforma cittadinanza: c’è proprio la sua firma, insieme a quelle di Chaouki, Bersani e Speranza, sotto la principale proposta di legge del partito democratico in materia.

Nei giorni scorsi sembrava prepararsi per lei un futuro a Strasburgo. Sarebbe stata candidata infatti dal Partito Democratico nella circoscrizione Nord Est come capolista alle elezioni del prossimo 25 maggio per il rinnovo del Parlamento Europeo. Un’ipotesi che però sembra sfumata, a quanto pare anche per l’opposizione degli esponenti veneti del Pd a una candidatura piovuta dall’alto.

Nelle ultime ore pare invece prendere piede l’ipotesi di un suo ritorno al governo. Le sarebbe stato infatti offerto unposto da viceministro, con le stesse deleghe che aveva sotto l’esecutivo guidato da Enrico Letta. Un “declassamento” solo apparente, se si considera che comunque il ministro dell’Integrazione era senza portafoglio, cioè senza la struttura (e con molte meno risorse) di un ministero. E che al di là di alcune deleghe specifiche, aveva soprattutto una funzione di indirizzo, coordinamento e controllo.

Kyenge accetterà l’offerta, sempre che sia reale? Il nodo sarà sciolto probabilmente entro domani, quandoil Consiglio dei Ministri nominerà la squadra, a quanto pare piuttosto nutrita, di sottosegretari e viceministri.

EP

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