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Censimento. Si contano anche gli immigrati che vivono nel Bel Paese

Rispondere al questionario del censimento è un dovere per tutti. Anche per gli stranieri che vivono in Italia. Stassi: “Non sono previste domande sulle origini, né etniche, né religiose”

Roma, 17 ottobre 2011 – Il censimento è un’operazione che ha come obiettivo dare una fotografia del Paese. È la conta generale di italiani e stranieri residenti in Italia. Tutti, quindi, siamo chiamati a rispondere ai questionari che ormai sono arrivati a tutte le famiglie o quasi.

Per ISTAT, gli stranieri rappresentano una fetta importante della società per due ragioni. Per il numero poiché oggi rappresentano quasi il 7% della popolazione. Il dirigente del servizio censimenti dell’Istat, Giuseppe Stassi ammette: “Mentre nel censimento del 1991 gli stranieri censiti non raggiunsero i 400 mila, nel censimento del 2001 furono poco più di 1.300.000 mentre al 1 gennaio 2010 risultano iscritti all’anagrafe 4.200.000 cittadini stranieri. E stiamo parlando di quasi due anni fa. Quindi la presenza degli stranieri in Italia è una cosa che vediamo tutti i giorni, e sicuramente un fenomeno la cui incidenza sta crescendo, quindi è nostro dovere dare loro la massima assistenza in modo che possano adempiere a questo dovere civico”. E la seconda ragione ha a che fare con gli obiettivi del Censimento: dare informazioni per poter programmare meglio le politiche future, quindi anche quelle sull’immigrazione e sull’integrazione.  “Il Censimento interessa tutti, perché i dati che vengono rilevati attraverso il censimento, a un livello territoriale molto dettagliato, sono quelli che ci permettono di conoscere sia le caratteristiche strutturali delle famiglie, ma anche le caratteristiche socio-economiche delle stesse famiglie piuttosto che il loro grado di istruzione, piuttosto che la loro mobilità sul territorio per motivi di studio o di lavoro. Quindi tutte informazioni importantissime per poter programmare meglio delle azioni per poter amministrare meglio il paese e dare servizi più efficienti” spiega Stassi.

Le domande sono uguali per tutti i cittadini, italiani e stranieri. Per avere informazioni che fanno capire meglio quali siano stati i fenomeni migratori che hanno interessato l’Italia nel periodo più recente ci sono una serie di domande. “Innanzi tutto una delle prime cose che viene chiesto ai rispondenti è quella della cittadinanza e del luogo di nascita. Poi man mano che si procede nella compilazione del questionario viene chiesto, se la cittadinanza italiana è stata acquisita, qual è la modalità di acquisizione. A seguire viene chiesto il luogo di nascita dei genitori, se ha mai avuto residenza all’estero, dove dimorava un anno prima del censimento (9 ottobre 2010) e anche dove dimorava nel 9 ottobre 2006, cinque anni prima del censimento”.  

Perché non si chiedono informazioni sulla religione e l’etnia? In Albania, per esempio sono previste anche due quesiti su queste due questioni (con risposta facoltativa però).

“Premesso che non posso dire nulla su quello che fa un altro stato sovrano, neanche perché lo fa, posso assicurare che nei nostri censimenti non sono previste domande sulle origini, né etniche, né religiose. In Italia, essendo questi  quesiti sicuramente sensibili sarebbero d’ufficio non sottoponibili ad obbligo di risposta” taglia corto il dirigente.

Cosa si è fatto per venire in aiuto agli stranieri che vivono in Italia?

“Moltissimi stranieri sono integrati e in grado di svolgere il proprio dovere censuario, ma specialmente chi vive in Italia da poco tempo, oppure che non conosce quelle che sono gli obblighi a cui adempiere, potrebbe trovarsi in difficoltà col censimento.  quest’ultimo si fa una volta ogni dieci anni e magari tanti di loro non erano in Italia nel 2001 e non ne hanno memoria. Quindi per questa e tante altre ragioni abbiamo studiato delle azioni ad hoc.

Innanzi tutto la nostra campagna pubblicitaria prevede dei messaggi specificamente rivolti agli stranieri in diverse lingue che verranno veicolati sulla stampa in lingua straniera. Noi prevediamo, nel periodo ottobre novembre 2011, l’uscita di 40 annunci su 14 testate (n.d.r. anche su Bota Shqiptare trovate gli annunci ISTAT sul Censimento), per esempio. Accanto alle azioni di pubblicità, vengono poste in essere anche altre azioni. Abbiamo stampato del materiale divulgativo, in più lingue, che verrà veicolati sia tramite le associazioni, che potranno diffonderlo fra i loro associati, ma anche presso i census point, che verranno allestiti nelle principali città italiane, oppure in altri momenti di incontro, il cosiddetto census tour, che toccherà moltissimi comuni dove una giornata un furgoncino personalizzato si fermerà in luoghi facilmente visibili e facilmente accessibili e offrirà informazione e distribuirà questo materiale”.

E sul sito internet dell’Istituto si possono trovare informazioni in lingua?

“Stiamo rendendo disponibili su internet le traduzioni dei questionari. Ricordo per tutti che il questionario deve essere compilato in lingua italiana per il semplice motivo che le risposte saranno sottoposte a lettura ottica, cioè tramite un software che riconosce la lingua italiana. Anche questo non è un grosso problema perché la maggior parte delle domande è a risposta chiusa, quindi bisogna semplicemente mettere una crocetta nella casella più idonea. Pochissimo domande sono a risposta libera, cioè bisognerà scrivere qualcosa all’interno delle caselle.

Renderemmo disponibili le traduzioni delle domande del questionario. Quindi il cittadino straniero che vorrà vedere le domande nella propria lingua le leggerà nello stesso ordine e anche graficamente, per quanto possibile, ricorderanno il questionario in italiano, e poi conseguentemente metterà la risposta sul questionario in italiano. Abbiamo tradotto, ovviamente, anche la guida alla compilazione, che accompagna il questionario stesso. Abbiamo tradotto in ben 19 lingue che di fatto coprono 80-90% delle cittadinanze presenti in Italia. In ultimo, abbiamo anche previsto che gli operatori del numero verde telefonico rispondano in alcune lingue: inglese, francese, spagnolo, e stiamo valutando la possibilità di avere la disponibilità di qualche altra lingua per poter dare la massima assistenza possibile a quei cittadini stranieri che avessero la necessità di ausilio”.

Qual è il ruolo dei comuni nell’assistenza agli stranieri?

“Abbiamo dato una serie di indicazioni ai comuni sul fatto che in determinate realtà dove c’è una più forte presenza straniera sarebbe opportuno avere, per esempio, l’intervento dei mediatori culturali e delle associazioni degli stranieri stessi”.

Quindi, alla fine, nessuna difficoltà nemmeno per gli stranieri?

Penso che una famiglia straniera, avendo il questionario tradotto, magari stampato per comodità, va on line e man mano segue le istruzioni e risponde a tutte le domande senza difficoltà. In Italia, l’utilizzo dell’internet da parte dei cittadini stranieri è abbastanza alto, perché è un mezzo molto comodo e veloce per tenersi informati sul proprio paese e molto economico per mettersi in contatto coi propri familiari. Lo stesso fanno gli italiani all’estero.

Keti Biçoku

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