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Cittadinanza. Anche questa volta una battaglia persa?

PD e SEL ne hanno fatto una bandiera da campagna elettorale, ma per una riforma indispensabile al Paese bisogna negoziare un compromesso in Parlamento. Il PdL esca dall’“ossessione” dell’immigrazione e non si faccia dettare la linea dalla Lega, anche perché la xenofobia non paga

Roma, 20 maggio 2013 – Così, anche per questa legislatura, la battaglia sembrerebbe persa.

Prima la dichiarazioni di Grillo, che chiarisce, questa volta senza possibilità di equivoco, di “non voler lasciare l’immigrazione alla Lega”. Poi l’intervista ad Alfano che statuisce, apparentemente parlando a nome del Governo e sicuramente a nome del PDL: “Niente ius soli, ma riforme condivise. Le altre le farà chi vincerà alle prossime elezioni.”

Dunque punto e a capo? Se la matematica non è un opinione, al Senato non esiste una maggioranza in grado di approvare una legge sullo “ius soli temperato” così come la vorremmo noi (io che scrivo e buona parte di voi che leggete). Prima di passare ad analizzare cosa possiamo fare per superare questo stallo vorrei fare due considerazione: una a testa per destra e sinistra.

Iniziamo dai duri e puri della riforma della ius soli. Sono certo che lo abbiano già capito da se, ma repetita iuvant. In assenza di una propria maggioranza, fare della riforma della legge sulla cittadinanza una bandiera di parte avrà sicuramente rassicurato una buona parte del proprio elettorato, ma ha di fatto portato il campo avverso ad ostacolare per partito preso una tale riforma solo per distinguersi ed opporsi alla coalizione PD/SEL.  

In un contesto di “campagna elettorale permanente” bisognava sottrarre il tema dal terreno elettorale per portarlo su quello parlamentare delle riforme incontestabilmente necessarie e comunque volute dalla maggioranza del Paese. È ovvio che questo richiedeva la disponibilità ad un compromesso sui contenuti, cosa a cui del resto si prestano agevolmente quasi tutti i testi delle proposte di riforma presentati da PD e SEL.

Un punto dovrebbe essere chiari a tutti.  Una riforma epocale come quella che modifica le modalità di acquisto della cittadinanza italiana ,da sempre legata allo “ius sanguinis”, richiede una convergenza più ampia possibile quantomeno sul principio che ci sono figli di immigrati che sono di fatto italiani ed ai quali bisogna dare questo riconoscimento anche di diritto. Le modalità ed i dettagli con cui la nuova normativa concederà l’acquisto del diritto, hanno infinitamente meno importanza del principio stesso e devono esser messi sul tavolo per negoziare un compromesso.

Infine un consiglio al centro destra che, come molti partiti di destra europei, è sempre tentato di cavalcare, più o meno esplicitamente, il tema dell’avversione agli immigrati, in questo caso mischiato furbescamente con quello della ius soli.

Come spiega un interessante articolo dell’Economist la durezza in materia di immigrazione come collettore di voti è una “conclusione stupidamente semplicistica”. “Non lo è per un partito conservatore che si candidi in una elezione nazionale e, soprattutto, non lo è quando si tratta di ottenere la maggioranza per vincere delle elezioni”. Nel Regno Unito, ad esempio, negli ultimi 10 anni i rappresentanti dei Tory che hanno usato temi xenofobi hanno sempre perso le elezioni. In Francia la destra ha vinto rifiutando le estremizzazioni del Front National di Le Pen.

Alfano intende occuparsi di temi come la disoccupazione e la crescita economica o preferisce apparire come “ossessionato” dai temi dell’immigrazione al punto da apparire contrario a dare la cittadinanza ai nuovi italiani compagni di scuola dei suoi figli?

Una destra che si candidi ad esistere anche dopo ed oltre Berlusconi, crede davvero che in un Paese con una così larga fetta di elettorato di impronta cattolica si possa tornare a governare in compagnia di un partito razzista come la Lega Nord o continuare a sostenere tematiche furbescamente xenofobe come quelle di Gasparri e degli ex AN del PdL?

In un momento in cui le ammirate élite del mondo USA (si pensi al gruppo di pressione lanciato da Mark Zuckerberg, al progetto Thedreamisnow.org di Laurene Powell Jobs o alla Partnership for a New American Economy guidata da Michael Bloomberg) si battono proprio per dare una chance di diventare cittadini americani ai milioni di figli di immigrati clandestini suona tristemente provinciale e miseramente lungimirante affidare “la linea” a Salvini e Calderoli.

È su queste contraddizioni della destra italiana, destinate a crescere sempre più, che i rappresentanti di PD e SEL dovranno lavorare per far emergere un possibile accordo che sarà comunque necessario anche qualora alle prossime elezioni dovessero risultare vincenti. Incalzare il PdL sui diritti delle seconde generazioni, puntare sulla condivisione che il tema trova in tutta l’area cattolica, cogliere e valorizzare ogni singola apertura che arriva dai propri interlocutori sono le mosse indispensabili per riscrivere l’esito di questa battaglia.

Gianluca Luciano
Editore di Stranieri in Italia

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