Daniela Meçaj è la prima donna in Piemonte, vincitrice del premio “Il Tulipano d’oro”, un importante traguardo per i sommelier in Italia. Daniela è una giovane di Tirana, arrivata a Torino nel 2002, anno in cui inizia a coltivare la sua passione per i vini grazie con un corso della Regione Piemonte. Oggi è una sommelier professionista iscritta a FISAR Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori.
Ultimamente ha partecipato al Vinitaly, fiera annuale del vino, tenuta a Verona dal 7 al 10 aprile, dove per la prima volta si è svolto un seminario sui vini dei Balcani. Due dei vini presentati erano albanesi : “Kallmet” Rezerva 2007” della Cantina Arbëri e Vranac della Cantina kosovara Stone Castle. In quella occasione Daniela Meçaj è stata la responsabile del servizio di degustazione.
Appena tornata nella sua Torino, mette su carta parte delle emozioni regalatele dal suo lavoro:
La chiamano: “La sindrome del vino”.
Appena tornata a Torino da un bellissimo Vinitaly ti fai i tuoi conti…; non i conti che si fanno in questi ultimi tempi, i conti per arrivare a fine mese, per una volta si fa un’eccezione. Una volta? Così poco? Perché penso sempre a quei maledetti conti, mentre il sole batte sulla mia finestra? Non ci ho minimamente pensato durante i giorni di pioggia mentre giravo per gli stand tra i vini…, devo tornare a essere contenta, spensierata, indifferente come in quei bei giorni pieni di pioggia e di gioia.
Sorrido. Ho deciso di staccarmi dai pensieri che mi prendono spesso appena aperto gli occhi nel mio letto di Torino. In questo momento sono lì… Dove? A Peschiera? A Verona? A Bardolino? Sai dove sono? Dappertutto! Perché dappertutto sono anche loro… loro, i miei amici, conoscenti, visi familiari visti in altre degustazioni nella mia città di adozione: Torino… Vi assicuro. Ho sempre detto che Torino è una città grande, ma il mondo degli appassionati di vino, è proprio piccolo… Conosci in questi ambienti persone di mestieri e culture diverse…
L’unica passione che ci lega è il vino. Mica poco! Il primo bicchiere lo servi con grande professionalità, al secondo bicchiere gli chiedi se ha gradito il primo, al terzo ti parla del lavoro che fa, e al quarto bicchiere si fissa l’appuntamento per la prossima degustazione… E tu finisci il tuo lavoro ed esci da quell’ambiente con una o due conoscenze in più… Di sicuro sei più contenta. Fuori può anche fare freddo, può anche piovere, ma tu mica ci pensi! I tuoi amici colleghi ti propongono di mangiare una pizza e tu li segui, e lì che tra una parola e l’altra si parla anche di loro, sì sì proprio di loro. Quelli che con il primo bicchiere non conoscevi nemmeno. Qualche collega più navigato racconta qualche aneddoto su qualcuno di quelli che tu hai appena conosciuto. Un’amica chiede se uno di noi sa se quello lì… quello con i cappelli grigi, con gli occhiali, quello a cui tu, sì, sì, proprio tu hai servito il vino del tuo produttore, è sposato. Hai visto che bello era?
Bello lui?
Ma quanti bicchieri di vino hai bevuto stasera?
E poi di nuovo un altro appuntamento. E poi un altro ancora. E l’altra volta non è più a Torino, è a Bra, a Verona a Parma, e loro sono di nuovo là… E tu anche. Ma adesso non sono più sconosciuti. Sono amici, di vino, di passione, di arte… Sei sempre lì che giri in compagnia dei tuoi amici e quasi ogni metro saluti affettuosamente qualcuno. Non ti ricordi? Ma quello era una sera alla Reggia di Venaria con quella signora che ha bevuto così tanto che perfino si è sentita male. Davvero? Me la sono persa questa parte, ma lei dov’è che da un po’ di tempo lo vedo da solo? Non è che si sono lasciati? Forse.
La chiamano: “la sindrome del vino”. O forse così la chiamo io. Ma che importanza ha come si chiama! L’importante è che sia una delle poche sindromi non pericolose e nocive… Perché il vino non ti lascia mai esagerare, ti può mandare a mille l’adrenalina, ti fa vedere la vita con i colori giusti, ti fa dire quello che pensi, ma non è una malattia pericolosa. Una cosa però va detta: una volta che la passione per il vino ti prende diventi la sua preda come le dita del pianista lo sono per i tasti del pianoforte. E noi di nuovo ci vedremo alla prossima, e poi alla prossima, e tutte le prossime volte…
Daniela Meçaj
Lexo edhe: Daniela Meçaj. Nga fotografia te vera