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Gran bella partecipazione dell’Albania alla Festa dei Popoli di Roma

Si è tenuta domenica la 25° edizione dell’evento multietnico più importante di Roma.
Grande successo per la comunità immigrata albanese

Roma, 19 maggio 2016 – Per tutta la giornata di Domenica 15 maggio in piazza San Giovanni in Laterano si è tenuta l’annuale Festa dei Popoli: 12 mila visitatori, 50 nazionalità, 150 tra comunità e associazioni.
Nonostante la pioggia, è stata un’ottima occasione di visibilità della cultura albanese presentata dalla nostra comunità a Roma, con abiti tradizionali, balli e tanto altro.

Quest’anno l’evento è stato intitolato “Misericordia senza confini” ed è stato organizzato da Volontariato Missionari Scalabriniani, Caritas della Diocesi di Roma, Ufficio Migrantes del Vicariato, Ufficio diocesano per la Pastorale delle Migrazioni in collaborazione con le comunità etniche di Roma e provincia, le Acli provinciali, Roma Capitale e la Regione Lazio.

L’apertura è avvenuta alle 9:00 con l’accoglienza da parte di un gruppo di rifugiati che tutti i giorni beneficia dell’accoglienza nel centro Casa Scalabrini 634.

Alle 12.30 si è tenuta la celebrazione eucaristica nella Basilica di San Giovanni in Laterano, rispecchiando essa stessa lo spirito multietnico dell’evento: circa 80 sacerdoti di diverse nazionalità hanno concelebrato e 13 cori hanno accompagnato la messa liturgica in altrettante lingue, tra cui l’albanese da parte di Don Gjovalin Sukaj della Chiesa S. Giovanni della Malva. Presente anche il vescovo armeno di Aleppo, Boutros Marayati, a sostegno simbolico di chi vive in Siria, sulla propria pelle, la violenza e la guerra.

Nella piazza antistante la basilica lateranense, alla spiritualità è seguito il momento di condivisione e degustazioni gastronomiche tipiche.

Dalle 15 è iniziato il momento di incontro e conoscenza: lo spettacolo folcloristico multietnico con sfilata di costumi tradizionali, danza e musica. Il responsabile dell’evento per i padri scalabriniani –  era un albanese, padre Aldo Skoda – ha aperto con i suoi saluti mentre i presentatori (Ireneo Spencer, capoverdiano, Sara Vitali, italiana, Ryan Asinas e Jeneca Mangayo, filippini) rappresentavano le seconde generazioni di migranti, giovani nati o cresciuti a Roma, che affrontano un cammino comune al di là dell’origine o del luogo di nascita. La sfilata dei costumi tradizionali ha coinvolto più di 30 ragazze, tra cui ldue albanesi: una col vestito tradizionale e l’altra con i colori albanesi e la bandiera.

Nel frattempo, la piazza circondata da stand, dava l’occasione alle associazioni di volontariato di raccontare progetti di integrazione e inclusione e le comunità etniche si facevano portavoce delle proprie culture, ciascuna a suo modo.

La comunità albanese a Roma, che ha compiuto 25 anni come anche la manifestazione, ha brillato grazie al lavoro volontario compiuto dalla responsabile Lindita Rrethej e dai giovani preparati a esibirsi Paulin Preka, Klodjana Koderza, Sergio Marku, Bleona Tushaj, Enkolina Shqau, Erald Gishti.
Fondamentale la partecipazione attiva di Migena Meshi, Nevina Baku, Erjona Keqa, Bashkim Duma, Fioralba Duma, Qanije Muça e Eriselda Xhaferri che hanno arricchito lo stand portando mappe e cartoline sulla bellezza naturale e turistica; due quadri, dipinti da Bashkim Duma, raffiguranti la beata Madre Teresa e l’eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg; più di 50 libri e riviste di arte, storia e letteratura; tanti oggetti di artigianato e souvenir che hanno facilitato il lavoro di presentazione della ricca cultura albanese agli occhi degli ospiti, cittadini romani, turisti e vari gruppi scout.

Ma ciò che attirava molti visitatori nella nostra tenda espositiva erano i costumi tradizionali femminili: quello dell’Albania centrale, la xhubleta millenaria e il costume di Zadrima, la musica tradizionale che dj Enrik Dodaj sceglieva di volta in volta e soprattutto i balli a cui partecipavano gli albanesi presenti ma anche i visitatori casuali: vale la pena ricordare la ragazza lituana fidanzata con un ragazzo di Tepelena che ballava (benissimo) il ballo di Ali Pashe Tepelena; i due bimbi mauritani che, dallo stand vicino, venivano a ballare spesso insieme a noi; poi alcune ragazze sudamericane e di altre etnie (russa, italiana, tedesca) che imparavano i passi e i movimenti tipici albanesi. Un altro momento memorabile è stato quando, poco prima della pioggia, la comunità, in attesa del proprio turno, riunitasi in cerchio, ha cantato, senza basi musicali, canzoni di tutta l’Albania.

A fine festa, si può dire con orgoglio che il video postato nella pagina ufficiale della Festa dei Popoli è stato il più visto tra tutte le comunità presenti ma il successo più grande è stato il coinvolgimento e la partecipazione della comunità albanese, la sua allegria, ma anche, citando Papa Francesco, la sua capacità ‘del fare l’unità, rispettando le diversità’.

Questa festa, animata dalla partecipazione cattolica che coinvolge comunità migranti e associazioni laiche, istituzioni e forze della società civile, mostrava che questa è Roma, un luogo di incontro tra culture e tradizioni, città dalla naturale vocazione all’accoglienza e all’intercultura.

Manifestazioni come queste rendono possibile l’incontro a partire dalle diversità, scaturiscono dialogo, conoscenza e integrazione; rafforzano l’impegno a tessere la trama di una società interculturale che, pur lontano dai riflettori mediatici, è una realtà sociale.

Fioralba Duma 

Shqiptari i Italisë
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