“Il gommista di Valona”, racconto umoristico scritto dal nostro connazionale Vladimir Koçiraj, immigrato a Bra, Cuneo, ha vinto il secondo premio nella 7a edizione del Concorso Letterario per Scrittori Migranti Eks&Tra “Eppur si ride: il senso dell’umorismo tra culture”, svolto a Mantova l’11 maggio 2001.
Questa la motivazione della giuria: “L’emergenza immigrazione diventa lo spunto per una storia pungente dai toni apocalittici usati dalla stampa. La diaspora albanese viene così sdrammatizata: non più invasione, ma avventura picaresca guidata da un “gommista” cioè uno scafista culturale re degli equivoci”
E’ un delizioso racconto di un immigrato che sceglie il cinismo e la risata per prendere in giro gli stereotipi e le esagerazioni contro gli albanesi.
Il gommista di Valona
“A noi dei gommoni non ci andava essere chiamati scafisti. Abbiamo detto: se siamo alla guida del gommone è anche giusto chiamarci gommisti!”
di Vladimir Koçiraj
Ormai, l’attraversata tra l’Albania e l’Italia o meglio tra Valona e la Puglia è diventata una cosa abituale. I viaggi non si possono più fermare nemmeno per una notte, anche perché, altrimenti, i due paesi si sentirebbero lontani, distanti, separati solo perché il mare non si è fatto i cazzi suoi, ha voluto ficcarsi in mezzo, ma noi con i nostri motoscafi e i nostri gommoni cancelliamo questo vuoto, e l’Italia è lì a due passi. E l’Albania? Ma l’Albania è gia tutta qui in Italia, i due passi cancellati col gommone.
L’attraversata è diventata talmente abituale che non si parla più, non ci si fa più caso. E questo fatto, a dir la verità, a noi non ci fa tanto piacere, ci sentiamo abbandonati dalla stampa, non abbiamo più il nostro spazio nei telegiornali. Così la gente, gli albanesi, ma soprattutto gli italiani non si sentono più informati.
Cari signori italiani, io, come pilota, come portatore di uno di questi mezzi, sento il dovere di tranquillizzarvi, non preoccupatevi! Cari signori, l’attraversata si effettua regolarmente. L’Albania non vi lascerà mai soli. Gli albanesi saranno sempre lì, sotto le vostre case, nelle vostre case, tra le vostre cose. Noi vi siamo grati per tutto quello che ci avete insegnato, per tutto quello che avete lasciato lì, distratti per un attimo e che noi approfittando abbiamo portato via per sempre. Anche il par condicio abbiamo preso da voi e lo abbiamo applicato con successo tra le due società, quella dei gommoni e quella dei motoscafi. Perché noi dei gommoni non ci stavamo, non ci andava essere chiamati scafisti. Abbiamo detto: se siamo alla guida del gommone è anche giusto chiamarci gommisti!
E allora cari signori se non lo sapevate o se non ci avevate mai pensato, da ora sappiate che non esistono solo gli scafisti ma anche i gommisti, quelli dell’attraversata. L’equipaggio di ogni gommone è composto da professionisti in modo tale da garantire ai passeggeri un viaggio senza problemi verso l’Italia. L’equipaggio è fatto dal gommista, io sono uno di quelli. È la persona che sta al timone. E poi dallo schiaffista che si occupa dell’ordine a bordo e che sistema la gente senza alzare le mani, e poi ancora dal bidonista che si interessa al rifornimento, alle taniche di combustibile che non capisco perché voi italiani chiamate così quando è tutto sfuso.
Noi come compagnia abbiamo delle regole ben precise per quanto riguarda i passeggeri. A chi viene rimandato indietro dall’Italia diamo la possibilità di tentare l’attraversata gratuitamente per altre due volte, cosa che non viene concessa ai cinesi: e chi cazzo li riconosce più. Io come gommista non abbandono mai il timone, il mio posto di lavoro. È successo solo una volta che per causa della febbre sono rimasto a casa per una settimana. Sono stato sostituito dal bidonista che in una settimana non è mai stato capace di arrivare almeno per una volta sulla costa pugliese. Tutte le sere dopo la partenza faceva passare giusto il tempo dell’attraversata girando in mare e ritornava di nuovo sulla terraferma, quella albanese, affrettando i passeggeri a scendere. Secondo me non voleva fregare nessuno, forse sarà stato un po’ condizionato da quel suo nome professionale. Ci sono state tante polemiche, ma da una parte ci riteniamo anche fortunati, l’unico a capirci è stato il governo italiano che ci ha riconosciuti come collaboratori nella lotta contro l’immigrazione clandestina, e per questo ci ha regalato un gommone più grande di quello che avevamo in precedenza e più confortevole, cosi tutti quelli mancati in una settimana gli abbiamo portati in Italia in un viaggio solo.
E visto che siamo sempre in mare il passeggero noi lo chiamiamo pesce. Il biglietto per l’attraversata non è uguale per tutti, cambia. Gli albanesi del nord pagano il doppio di quelli di Valona e invece gli stranieri pagano due volte in più di quello che pagano gli albanesi del nord. E quando il passeggero è straniero diciamo che il pesce è quello giusto perché è quello che rende di più.
Partendo da questo abbiamo organizzato una serata di spettacolo al palazzo dello sport di Valona, l’ospite d’onore dall’Italia, naturalmente, Iva Zanicchi, e a quel punto il titolo della festa che veniva trasmessa in diretta TV non poteva che essere “Ok il pesce è giusto”. Io ero seduto in prima fila. Durante la serata Iva ha cantato diverse volte, ha cantato anche “Come ti vorrei, vorrei, vorrei…” con quella voce da far paura. A un certo punto si dirige verso di me. Vederla avvicinarsi così enorme sono scappato via, ho lasciato il posto dicendo – Altro che ok il pesce è giusto, questa è una balena!
Durante il tragitto ci si ferma al gommongrill, una stazione di rifornimento e di altri servizi, costruita da due potenti compagnie petrolifere italiane nelle acque internazionali dove si possono comprare delle cose stranissime, dei souvenir dall’Adriatico. Si possono fermare solo i passeggeri in possesso della gommoncard.
Chi volesse sapere di più o volesse ordinare questa esclusiva carta di credito potrebbe farlo collegandosi al sito www.il-gommista-di-valona.gom.
Ripeto ancora una volta che noi disponiamo di un servizio completo all’interno del gommone dov’è compreso anche il servizio medico di bordo. Il nuovo gommone regalatoci dal governo italiano è attrezzato con degli strumenti modernissimi, che ci rendono le cose più facili, abbiamo risolto quasi tutto. Per accertarsi della condizione di salute di qualcuno che viene colto dal malore noi abbiamo i nostri modi che secondo me da nessun’altra parte del mondo vengono applicate perché nessuno è mai arrivato a tanto. Io vi svelerò solo un minimo particolare di tutto ciò (il resto a chi offre di più). Per misurare la febbre di chi non si sente bene durante il viaggio si usa il contachilometri dove la velocità si legge in nodi. Normalmente noi andiamo a 40 nodi orari. L’apparecchio è composto di un contatore e di un cavo lungo 1,5 metri. Mezzo metro di questo cavo si inserisce nel buco rettale del malato e si lascia, di norma, solo due minuti. Delle volte ci sono dei passeggeri che per toglierli il cavo devi farli addormentare, altrimenti se lo vogliono tenere lì per tutto il viaggio. Quando la febbre del malato è sotto i 40 non ci si preoccupa perché il gommone andando a 40 nodi arriva prima sulla riva. A volte c’è qualcuno che non ce la fa e allora viene gettato in acqua e gli si lancia dietro una moneta così può giocarsi la sorte da solo.
Tante volte dopo l’arrivo sulla costa pugliese quando verifichiamo che non ci sono pattuglie di controllo in zona troviamo il tempo di riposare. Pensare che mi ero fatto pure la ragazza, era di Otranto. Ci sentivamo sempre per telefono. Quando mi ha chiesto del mio lavoro, io le ho detto la verità, che facevo il gommista.
Mi piaceva un sacco quella ragazza, portava gli occhiali. Scherzando glieli levavo sempre, lei mi inseguiva, mi metteva le mani dappertutto. Mi faceva il solletico e io non la finivo più di ridere. Quando arrivava a mettere le mani sulla mia parabola, ritrovava le giuste frequenze e urlava tutta contenta – “Adesso ci vedo” – Non èra vero, vedeva proprio una minchia. L’ultima volta, l’ho vista arrivare tutta di corsa, mi ha detto che si era fatta accompagnare da una sua amica, rimasta ferma a quasi due chilometri più in là, aveva bucato.
A questo punto la mia ragazza sapendo del mio lavoro, quando è giunta, stanca ma sorridente, abbracciandomi mi ha detto – Meno male che ci sei te, visto che sei del mestiere, sarà facile togliere la ruota bucata e mettere quella di scorta, dai andiamo?!
Senza neanche pensare io ho risposto – Amore, ma guarda che non ci capisco niente di tutto questo, non posso aiutarvi. Piuttosto chiamiamo qualcuno . – Le si è spento il sorriso sulle labbra. Per un momento non ha parlato, poi è venuta fuori tutta la sua rabbia, urlandomi – Ma vaffanculo, allora che cazzo di gommista sei tu?! – e se n’è andata via piangendo. A quel punto glielo detto, ma non mi è venuta fuori la voce, ho solo sussurrato – Io sono il gommista di Valona. Le ho chiesto anche scusa, ma non mi ha sentito. E da quel giorno non ci siamo più visti.