L’europarlamentare punito per discriminazione per gli insulti lanciati durante un intervento a Piazza Pulita. Il tribunale di Milano dà ragione a Naga e Asgi, “quelle parole creano un clima intimidatorio, ostile e degradante”
Milano, 20 aprile 2016 – Gianluca Buonanno, europarlamentare della Lega Nord, l’aveva ripetuto quattro volte, casomai qualcuno non avesse capito: “I rom sono la feccia della società”. A favore di telecamere, ospite di Piazza Pulita, poco più di un anno fa, aveva insultato un popolo intero. Ieri un giudice lo ha condannato per molestie e discriminazione.
A portare in tribunale il leghista sono state due associazioni antirazziste, il Naga e Asgi, che hanno presentato un ricorso contro quelle parole. Le due associazioni antirazziste ricordavano nel ricorso che la legge (d.lgs. 215/2003) vieta e considera discriminazioni “anche le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi di razza o di origine etnica, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante e offensivo”.
Il giudice Anna Cattaneo ha accolto in pieno questa tesi. Nella sua ordinanza ha scritto infatti che definire i rom “la feccia società”, “non solo è grandemente offensivo e lesivo della dignità dei destinatari”, ma ha anche “un’indubbia valenza discriminatoria”.
Quell’espressione crea infatti un “clima ostile e intimidatorio nei confronti della collettività rom, veicolando l’’idea negativa che tale collettività costituisca la ‘parte peggiore della società’ e che, in quanto tale, rappresenti una minaccia”. Infine, screditando così i rom, si creano “infondate distinzioni su base sociale”, che li degradano e sono contrarie al principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione.
Buonanno non è riuscito a salvarsi con l’immunità riconosciuta ai parlamentari europei nell’esercizio delle loro funzioni, dal momento che nulla dimostra che a Piazza Pulita stesse portando avanti la sua attività parlamentare. Nemmeno gli sono state riconosciute attenuanti per l’ “atmosfera surriscaldata” della trasmissione, dal momento che gli animi si erano scaldati proprio a causa dei suoi insulti (per i quali, tra l’altro, non si era voluto scusare nonostante gli inviti del presentatore Formigli.)
Accertata la discriminazione, il leghista è stato condannato a pagare seimila euro al Naga e seimila all’Asgi come “risarcimento del danno”, oltre che le spese legali sostenute dai ricorrenti. Inoltre dovrà far pubblicare a sue spese l’ordinanza del giudice sul Corriere della Sera, “in caratteri doppi del normale e in formato idoneo a garantirne adeguata pubblicità”.
“Siamo soddisfatti” scrivono in una nota congiunta Naga e Asgi, rappresentati in giudizio dagli avvocati Alberto Guariso, Livio Neri e Mara Marzolla. “L’espressione utilizzata era palesemente lesiva della dignità degli appartenenti all’etnia rom e costituiva discriminazione, perché atta a creare un clima ostile, intimidatorio e di disaggregazione . Rimaniamo molto preoccupati per la continua diffusione di discorsi d’odio, ma la nostra azione dimostra che possiamo e dobbiamo continuare a lottare contro queste violazioni.”
EP