Di seguito, la relazione di Shqiponja Dosti, funzionario CGIL, sull’importanza della partecipazione attiva degli immigrati nella vita politica italiana e albanese, presentata alla conferenza “Gli immigrati albanesi nel contesto della collaborazione italo – albanese”, organizzata dall’associazione Occhio Blu – Anna Cenerini Bova, con il patrocinio dell’UNAR – Ufficio Nazionale Anti Razzismo” della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la collaborazione del Centro Studi e Ricerche IDOS, nella settimana contro il razzismo
Noi albanesi, nel corso di tutti gli anni ’90, nonostante l’atteggiamento negativo che ci ha circondato, abbiamo tenuto duro e abbiamo accentuato la tendenza a un insediamento stabile e di carattere familiare e ora siamo stabilmente inseriti in Italia, con tanti minori di seconda generazione tra il mezzo milione di albanesi regolarmente presenti in Italia. Abbiamo un profondo attaccamento al nostro paese Italia che ci ha accolto. In particolare noi albanesi, vogliamo sentirti sempre più italiani senza perdere i legami con l’Albania e l’identità linguistico- culturale. È profondo il legame con la terra dove siamo nati, come ricordano da secoli le comunità arberesh presenti in diverse regioni italiane, dal Molise all’Abruzzo, dalla Puglia e dalla Calabria alla Sicilia. Quindi non ci sentiamo mezzo albanesi e mezzo italiani ma albanesi e italiani. Siamo cittadini di due paesi e vogliamo essere operatori di scambi fruttuosi tra i due paesi, a prescindere dalle ipotesi di ritorno o di insediamento definitivo sul posto.
Il voto degli immigrati albanesi – elemento fondamentale per la nostra partecipazione democratica in Albania
In applicazione dell’art.8 della costituzione Albanese che dice:” Repubblica d’Albania difende i diritti degli albanesi che risiedono per poco tempo o di continuo fuori dal territorio dei confini albanesi” e dell’art. 45 della costituzione Albanese che dice: “Ogni cittadino albanese che ha compiuto o copie 18 anni il giorno delle elezioni ha diritto di votare ed a essere votato” Lo stato da il diritto al voto includendoli nelle liste elettorali ma di fatto in pratica attualmente offre nessuna possibilità di esercitare questo diritto. Tutti noi possiamo partecipare al voto ma per farlo dobbiamo spostarci tutti quanti fisicamente. Cosa davvero impossibile ….
Perché dobbiamo esercitare questo diritto?
Perché noi albanesi abbiamo voglia di partecipazione democratica
Perché siamo impegnati dal punto di vista finanziario a fare piccoli investimenti e spesso in ottica di sviluppo sostenibile
Perché le nostre rimesse inviate hanno davvero un ruolo importante nel welfare
Perché paghiamo le tasse al livello locale anche se non abbiamo gli la dimora abituale
Perché siamo ancora lontani dagli accordi di sicurezza sociale che porterebbe la totalizzazione dei contributi ai fini pensionistici
Perché abbiamo allargato le nostre conoscenze e soprattutto in questo momento di crisi ci sentiamo in grado di essere messi a disposizione per aiutare entrambi i nostri paesi
Perché in fondo abbiamo anche un debito con l’Albania la quale ha comunque investito in passato sulla nostra istruzione
Perché vivendo già nel territorio del Unione Europea svolgiamo un compito fondamentale al fine di favorire i processi di partecipazione nell’integrazione europea
Perché siamo impegnati da un decennio a promuovere l’immagine dell’Albania e degli albanesi all’estero
Perché siamo “ponte” tra la società di origine e di accoglienza, tra la società civile e le istituzioni
Perché siamo attori e portatori della mobilità e della migrazione circolare
Quali sono le nostre proposte per rappresentati del nostro governo?
1. Possibilità di siglare un’ accordo con Italia per creare una sorta di “anagrafe degli albanesi in Italia” la quale servirebbe per le liste elettorali future. Per le votazioni si potrebbe immaginare per esempio :
la votazione digitale oppure il decentramento delle sedi elettorali presso i consolati/ambasciata in Italia
2. costituzione di un istituto di cultura albanese in Italia
Due messi fà il nostro governo, considerando e riconoscendo il contributo non solo monetario della diaspora albanese ha deciso la costituzione di un comitato per la diaspora. Siamo in attesa di capire in po’ di più dai rappresentanti del ns governo.
Per questo ci sentiamo di chiedere al nostro governo: Cosa ci si presenta nel futuro prossimo. Le elezioni 2013 in Albania sono alle porte. Queste saranno un altro treno perso o no ?
Il voto degli immigrati – elemento fondamentale per la nostra partecipazione democratica in Italia
In Europa sono circa 20 milioni gli immigrati non comunitari legalmente residenti. Ma solo alcuni Paesi europei, concedono il voto agli stranieri che non provengano dai Paesi membri: Irlanda (dal 1963), Svezia (dal 1975), Danimarca (dal 1981), Olanda (dal 1985), Norvegia (dal 1993), Belgio (dal 2004). Il tempo di residenza regolare richiesta in questi Paesi va generalmente dai 2 ai 3 anni, mentre per l’Irlanda bastano 6 mesi! In altri Paesi, come la Francia, la questione è dibattuta da decenni; in altri ancora, l’Italia tra questi, “è forte l’azione di ostruzionismo da parte di alcune forze politiche” . L’Italia non contempla nella normativa la possibilità che gli stranieri non comunitari residenti esercitino il diritto di voto, ne attivo e ne passivo al di la del numero degli anni passati in Italia. Grazie al Trattato di Maastricht , il diritto di elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative e per il Parlamento Europeo è riconosciuto solo ai cittadini comunitari. L’Italia non ha ratificato la Convenzione di Strasburgo del 1992 nell’articolo relativo al voto e non ha modificato la legge sulla cittadinanza. Le sole forme partecipative fino ad oggi in Italia rimangono principalmente a due modelli: la consulta degli immigrati e il consigliere aggiunto(entrambi al libello locale amministrativo). Nessuna delle due ha il potere decisionale ma solo consultivo. Si sente la necessità di una evoluzione legislativa, recentemente sollecitata dalla campagna “L’Italia sono anch’io” promossa da 21 associazioni su due proposte di legge: l’acquisizione della cittadinanza italiana per i figli di
immigrati nati in Italia e il diritto di voto attivo e passivo al livello amministrativo per immigrati non comunitari residenti da almeno 5 anni in Italia. Sono state raccolte 110.000 firme invece che 55.000 e sono consegnate alla Camera in attesa di essere esaminate.
Perché il voto a noi immigrati?
Ci rende partecipi all’interno della comunità
Dà un senso di appartenenza al luogo in cui si vive
Contribuisce ad abbassare i toni e le barriere dell’intolleranza
Afferma il diritto all’uguaglianza: stessi doveri, stessi diritti
Innalza la nostra dignità di “veri cittadini”
Aiuta il passaggio dal tanto parlato “integrazione” alla “interrelazione”
Perché l’interrelazione implica scambio, confronto, parità, riconoscimento di persone uguali, paritarie che portano valori da non escludere o dimenticare
Ci dà veramente il diritto di partecipare alle politiche sociali: salute, lavoro, casa, educazione
Riafferma e rivaluta il concetto di “diversità”
Permette di uscire dalla dimensione individuale e partecipare alla vita pubblica
E’ giunto il momento di dare una svolta alla nostra presenza in Italia
Diventare individui attivi non più testimoni invisibili della Storia. Anche noi possiamo scegliere…
Viviamo qui, lavoriamo qui, paghiamo le tasse, contribuiamo al gettito fiscale ed alle entrate previdenziali
Auspico che nel 2013, proclamato “l’anno europeo della cittadinanza” e per noi in Italia l’inizio di una nuova legislatura, si ponga nuovamente mano alla riforma della normativa sulla cittadinanza. Perché la cittadinanza è deve essere un bene comune che può aprire le porte al tanto richiesto “diritto di voto” e alla vera partecipazione democratica nella vita comune.