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Inca: “Il governo si accanisce ancora contro gli immigrati regolari”

La presidente Piccinini sul ricorso per ripristinare la tassa sui permessi di soggiorno: “Paradossale e al limite del buon senso. I lavorano stranieri meritano pari diritti e pari dignità, non di essere spremuti come limoni”

Roma, 7 settembre 2016 – “Il governo vuole spremere gli immigrati regolari come limoni”. È durissimo il commento della presidente del patronato Inca Morena Piccinini sul ricorso presentato da Palazzo Chigi e dai ministeri dell’Economia e dell’Interno contro la sentenza del Tar Lazio che, nel maggio scorso, ha cancellato il contributo da 80 a 200 euro per il rilascio e il rinnovo dei documenti di soggiorno.

“Si tratta di un’azione che non tenendo conto della sentenza inappellabile della Corte di Giustizia Europea, prevalente sulla normativa italiana, insiste nell’ostacolare quanto sancito a più riprese sulla illegittimità della tassa sugli stranieri regolari. Non è bastato che le Corte abbiano riconosciuto la sproporzione del tributo e della irregolare destinazione dei fondi così prelevati. Il governo insiste a sostenere che quel prelievo sui lavoratori immigrati e sulle famiglie, che già contribuiscono in maniera rilevante alla fiscalità generale, che versano i contributi, che vivono in un contesto di integrazione e produttività nel nostro paese sia legittimo ed anzi difendibile ad oltranza”.

“Nell’appellarsi al Consiglio di Stato – aggiunge Piccinini – il governo non si limita ad un semplice ricorso, ma si avvale di una procedura straordinaria prevista in casi di eccezionale gravità richiedendo la sospensione degli effetti in regime di inaudita altera parte: cioè tenendo conto solo dei loro argomenti senza sentire le ragioni della Cgil e dell’Inca, che hanno promosso l’originario ricorso al Tar. A giustificare la procedura straordinaria ci sarebbero i costi ingenti dello Stato nel riadattare le procedure amministrative e informatiche della pubblica amministrazione”.

“L’aspetto paradossale della vicenda – spiega la Presidente Inca – è che il Ministero dell’Interno e le questure, anche se con ritardo e solo dopo nostra sollecitazione e interrogazioni parlamentari hanno già modificato la procedura di rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno, in ossequio a quanto disposto dalla Corte di Giustizia Europea e dal Tribunale Amministrativo del Lazio, esonerando giustamente gli stranieri dal pagamento del contributo”.

Secondo Piccinini, quindi, “il comportamento del governo è al limite del buon senso, considerando i costi che ne deriverebbero per la pubblica amministrazione se si dovesse giungere alla sospensione delle sentenze che dovrebbe ripristinare le vecchie procedure. L’amministrazione, infatti, dovrebbe metter mano nuovamente al sistema telematico delle questure, già modificato, richiedendo nuovamente il contributo a quanti non l’avessero pagato, bloccando le nuove richieste dei titoli di soggiorno e infine gettando nel disorientamento più assoluto gli stranieri regolarmente presenti in Italia”.

“Un atteggiamento – conclude la presidente Inca – che mal si concilia con i buoni propositi di accoglienza espressi dallo stesso Presidente del Consiglio in sede Europa e smentiti da misure che vorrebbero trasformare gli immigrati regolari in limoni da spremere fino all’ultimo centesimo. Farebbe più bella figura l’esecutivo se si arrendesse davanti all’evidenza delle sentenze e consentisse a quanti contribuiscono con i lavoro e il pagamento delle tasse alla ricchezza del nostro paese di essere considerate persone titolari di pari diritti e pari dignità”.

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