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La grande letteratura non è una questione di numeri

Grazie ai bravi traduttori, anche una “piccola” grande letteratura prende vita altrove 

 

Sono state due ore all’insegna della piacevolezza e della curiosità verso una cultura e tradizione che ha tanto da dare al mondo, quelle passate martedì scorso nell’ultimo appuntamento del Maggio delle lettere albanesi tenuto alla Casa delle Traduzioni a Roma, organizzato dalla Ambasciata dell’Albania in Italia. 

Durante l’incontro si è parlato di letteratura albanese e i punti di forza della stessa che ha bisogno di uscire dai confini nazionali per arrivare ad un pubblico più ampio, con la stessa forza con cui arriva agli albanesi, e in questo ambito, i traduttori che danno vita alle opere in un’altra lingua hanno condiviso con il pubblico il loro lavoro, le loro perplessità. 

L’incontro, nel quale ha partecipato anche l’Ambasciatrice Anila Bitri, è stato moderato dalla scrittrice Anilda Ibrahimi che ha conversato con Maria Roces, traduttrice della letteratura albanese in spagnolo, con il fondatore e direttore di Besa Edizioni Livio Muci, e le traduttrici in italiano Caterina Zuccaro e Liljana Maksuti. 

Maria Roces, unica traduttrice di Ismail Kadare e di altri importanti autori dalla lingua albanese in spagnolo, ha espresso la sua perplessità sul fatto che non esistano tanti traduttori che traducano dall’albanese e che quindi molto spesso le traduzioni avvengano da una seconda lingua, come nel caso di Kadare largamente tradotto dalla lingua francese. 

Livio Muci fondatore della casa editrice Besa ha parlato della nascita di questa sua creatura nel 1995, del desiderio che aveva di portare al pubblico italiano la letteratura Albanese, descrivendo gli anni ‘90 e come erano percepiti gli albanesi in quel momento. Lui, tra le altre cose, ha detto che voleva far conoscere agli italiani quegli “altri”, “che in quel momento facevano paura a causa dell’atmosfera che si respirava e per come venivano descritti dai mass media, ma che in fondo si trattava di persone che nella loro diversità non erano poi cosi tanto lontani da noi”.

Caterina Zuccaro ha espresso le sue perplessità riguardo alla qualità delle traduzioni, poiché si prendono a volte traduttori che conoscono solo la lingua, quando invece la traduzione è anche altro, “dare vita ad un’opera in una nuova lingua non è solo un fatto linguistico ma soprattutto bisogna conoscere a fondo la cultura e le tradizioni del paese e rimanere fedeli allo stile dell’autore senza snaturare l’opera in questione”. 

Invece Liljana Maksuti ha condiviso il suo lavoro e il suo metodo per tradurre un colosso delle lettere albanesi, Ismail Kadare.

Una tenera considerazione quella di Anilda Ibrahimi che ha paragonato le traduzioni con un atto d’amore e la figura del traduttore con una madre adottiva che “prende per mano la creatura  dell’autore dandole cosi una seconda vita in un’altra forma, in un altrove”, sublimando la categoria e il loro importante lavoro. Ha parlato tra l’altro anche  dello sciovinismo delle lingue, di certi mercati impenetrabili agli autori che scrivono in “piccole” lingue, dove la parola “piccole” si riferisce al numero delle perone che la parlano, sottolineando che la grande letteratura non è una questione di numeri.

L’ambasciatrice Anila Bitri ha parlato dell’importanza di questi incontri che lei vuole continuare a promuovere,  per condividere le esperienze di grandi traduttori e parlare dell’importanza della diffusione della cultura e la letteratura Albanese nel mondo. 

È intervenuta  anche la giornalista Paola Severini Melograni amante della cultura e letteratura Albanese. 

Le due ore dell’incontro sono passate in fretta e il pubblico presente è stato parte di quell’universo pieno di epica e lirica che è molto piu vicino a tutti noi di quanto sembri.

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