È uscito il loro primo album che prende il titolo da uno dei brani, la canzone “Qui è sempre primavera”. Dopo anni di lavoro, l’orchestra “Spartiti per Scutari”, bellissimo gruppo di personaggi che suonano e cantano musica albanese, mette insieme 14 brani, alcuni originali, altri della musica tradizionale albanese, da Saranda al Kosovo. Tutti sono stati arrangiati per l’occasione da Bardh Jakova in collaborazione con Gioele Sindona, violinista e vicedirettore artistico della banda.
Chi vive in Romagna ed intorni forse ha avuto modo di apprezzare la “Spartiti per Scutari Orkestra” nelle piazze dove si è esibita. Sono 15-20 strumentisti e cantanti giovani, in maggior parte italiani, diretti dal fisarmonicista albanese Bardh Jakova. Un bellissimo gruppo di personaggi che suonano e cantano musica albanese, che commuovono gli albanesi e divertono tutti.
Per il pubblico che non ha ancora avuto la fortuna di sentirla dal vivo, finalmente è arrivato il momento di conoscere quest’orchestra. Da pochi giorni è uscito il loro primo album che prende il titolo da uno dei brani, la canzone scutarina “Qui è sempre primavera”. Dopo anni di lavoro, “Spartiti per Scutari” mette insieme 14 brani, alcuni originali, altri della musica tradizionale albanese, da Saranda al Kosovo. Tutti sono stati arrangiati per l’occasione da Bardh Jakova in collaborazione con Gioele Sindona, violinista e vicedirettore artistico della banda.
“Abbiamo toccato quasi tutte le zone dell’Albania e gli strumenti tipici, dalle musiche con flauto e loder (tapan) del Nord alle bellissime e dolci danze del Sud. – racconta Bardh Jakova – L’album comprende brani d’amore, di matrimoni, di solidarietà di Saranda, Valona, Berat, Tirana, Scutari, Dibra, anche un brano del Kosovo. In più ci sono tre brani originali scritti da me ed uno di Agim Krajka”.
L’orchestra “Spartiti per Scutari” è nata alcuni anni fa come laboratorio grazie alla volontà di Bardh, ragazzo di Scutari, diplomato in fisarmonica sia nel suo Paese che a Pesaro. Cresciuto in una famiglia di artisti, figlio di Çesk Jakova, contrabbassista nella Filarmonica di Scutari, nipote di Prenkë Jakova “Onore della patria”, compositore della prima Opera albanese “Mrika”, Bardh ha sempre vissuto tra gli spartiti con l’amore e il rispetto per la musica tradizionale. E con la sua orchestra ha sempre voluto “conservare e coltivare” la musica tradizionale albanese. “Ho sempre cercato di non modificare i temi, ma di rispettarli il più possibile e cercare di tramandare la musica e le canzoni così come sono nate. Ho l’impressione che più riempi di note la musica tradizionale, più la impoverisci come sonorità. In poche parole, – aggiunge – ho cercato di fare meno danni possibili”.
E sembra esserci riuscito. “Quando, dopo un concerto a Forlì, un ragazzo albanese mi si è avvicinato per dirmi ‘sono un po’ antiche queste canzoni e anche il modo in cui le riportate’, gli ho sorriso e l’ho ringraziato perché è quello che volevo”.
Il repertorio che la banda suona è molto vario ed è costituito sia da brani tradizionali che da brani composti da Prenke Jakova, brani originali, strumentali e cori. Emoziona sentir cantare da italiani canzoni note per noi albanesi come “Mora mandolinën”, “Nënë portokalle moj”, “Shkoj e vij fluturim si zogu”. “Non è stato facile fare pronunciare ai ragazzi certe parole della nostra lingua. – dice – Ma loro ci hanno messo tanto impegno perché si sono sempre divertiti”.
L’impegno, la gioia e il divertimento dei componenti della banda si sente nei concerti che danno nelle piazze dell’Emilia Romagna. In tanti, tra albanesi e italiani, sono innamorati dell’orchestra e non ne perdono l’occasione per seguirla. I primi, all’inizio credevano che gli strumentisti fossero pure loro albanesi, e dopo il concerto andavano a complimentarsi con loro in albanese. “Dopo i primi concerti, – ci dice Bardh – vedevo i miei ragazzi in qualche difficoltà per il fiume di parole in albanese che li investiva. Quando dicevano di essere italiani, qualche albanese non ci credeva”.
E gli orchestranti? Cosa piace loro della musica albanese? “Non saprei dirlo a parole – dice una di loro – dell’Albania all’inizio ero innamorata delle musiche che ci insegna Bardh. Col tempo, grazie anche ai racconti suoi sull’Albania, il vostro paese mi ha preso il cuore, e credo di poter dire lo stesso anche a nome degli altri ragazzi del gruppo. Qualcuno di noi ci è andato pure in Albania, spero di andarci prima o poi anche io”. E pure, a vedere come Debora suona il daulle, sembra sia cresciuta dalle parti nostre, oppure come i ragazzi pronunciano “25 gërshetat” della canzone con il dialetto del nord Albania (perché così gliel’ha insegnata Bardh, anche se la canzone è di Korça) chiederesti loro se hanno qualche antenato di Scutari.
“Noi all’inizio non credevamo nemmeno di cantare bene questi brani. – continuano a raccontare divertiti – Ci siamo veramente ricreduti soltanto dopo i primi concerti, quando vedevamo gli albanesi che ballavano in piazza, che cantavano con noi. Solo allora ci siamo detti ‘è vero, facciamo la loro musica’”. E di concerti live ne hanno dati tanti ormai, in Friuli, Valle d’Aosta, Romagna, Marche, Toscana.
Un altro elemento importantissimo del gruppo è Gioele Sindona, violinista nato e cresciuto in Romagna, diplomato e laureato al conservatorio di Cesena, vicedirettore artistico dell’orchestra. “L’area geografica dei Balcani mi appassiona da tanti anni. Uno dei motivi è la ricchezza di diversità che si racchiude in svariati repertori, da quelli cittadini a quelli più folklorici delle campagne e dei monti. – afferma lui – Un’infinità di sentimenti espressi da una miriade di modi musicali differenti; questa è la magia della musica dei popoli. Musica che unisce e che allo stesso tempo afferma le proprie origini, fatte di commistioni, incontri, scontri, assorbimenti e rielaborazioni di culture e usanze di popoli che si succedono nel corso della storia”.
“Conoscevo già alcuni brani tradizionali albanesi, ma con Bardh ho avuto la possibilità di approfondire la vostra musica. – aggiunge – Sicuramente mi ha stupito la ricchezza e diversità musicale presente in un territorio relativamente piccolo, come quello dell’Albania. Mi piacerebbe molto visitare il Paese per immergermi di più nella cultura, ma per il momento mi limito a viaggiare con la musica, capace di evocare sentimenti, luoghi e situazioni sconosciute”.
Parlando di “Spartiti per Scutari”, non puoi non raccontare della Casa del Cuculo. È un luogo fisico nelle colline di Fratta Terme in cui sono nati progetti, incontri, gruppi musicali, orti, bambini, feste, confronti, sogni terreni e sogni impossibili e sono stati tutti raccolti da un’associazione che porta lo stesso nome della casa.
Proprio nella Casa del Cuculo si sono incontrate le grandi doti musicali di Bardh, la sua enorme voglia a condividere e trasmettere l’intenzione musicale caratteristica del proprio paese, con la duttilità di pensiero e le variegate e cospicue competenze musicali di Sindona. Proprio nella Casa del Cuculo ha trovato il terreno adatto per germogliare “Spartiti per Scutari”.
Oggi si può dire tranquillamente che “Spartiti per Scutari” non è una semplice banda, va oltre. Nel loro percorso musicale, i ragazzi e Bardh si sono incontrati, lui ha dato a loro l’amore per la musica tradizionale albanese e insieme ce la mettono tutta per portarla al largo pubblico, divertendosi e divertendo gli altri. Il laboratorio iniziale è cresciuto sia nella voglia di condividere e conoscere la cultura albanese, in particolar modo scutarina, attraverso le sue espressioni musicali, sia nell’intenzione di tutti i partecipanti di condividere un percorso di approfondimento che non si limita a un’esperienza prettamente musicale, dando vita alla Spartiti per Scutari Orkestra.
Sentire dal vivo Bardh e la “Spartiti per Scutari Orkestra” è un grande piacere e divertimento, non potendo, il loro CD “Qui è sempre primavera” è da non perdere. Per comprarlo ci si può rivolgere al negozio online Il Giardino dei Libri, oppure contattare direttamente la “Spartiti per Scutari” a info[at]spartitiperscutari.it, www.spartitiperscutari.it, Facebook: Spartiti per Scutari.
Keti Biçoku