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Lampedusa: lo show dell’indignazione per coprire l’ignavia della politica

Dimentichi dei rifugiati albanesi ammassati nello stadio di Bari nel ’91, dimentichi della strage della Kater i Rades, affondata dalla Marina Militare italiana nel 1997, dimentichi dei numerosi respingimenti in mare grazie ai criminali accordi con l’amico dittatore libico, i nostri politici, ora,  pensano ipocritamente di cavalcare l’onda delle emozioni  suscitate dalle stragi in mare e tentare di andare all’incasso di popolarità, organizzando l’ennesimo ed in questo caso truce spettacolo della politica italiana.
Di Giuseppe Chimisso

Dopo una delle stragi che ha coinvolto più che nel passato, un alto numero di vittime, il nostro ceto politico è riuscito ad organizzare in Agrigento , a proprio uso e consumo, una ‘cerimonia funebre’, senza bare e con l’impedimento alla partecipazione dei familiari ed i compagni sopravvissuti delle vittime. Dimentichi dei rifugiati albanesi ammassati nello stadio di Bari nel ’91, dimentichi della strage della Kater i Rades, affondata dalla Marina Militare italiana nel 1997, al largo di Otranto, dimentichi delle numerose denunce fatte sino ad ora, nei confronti di chi soccorre i naufraghi, dimentichi dei numerosi respingimenti in mare grazie ai criminali accordi con l’amico dittatore libico, i nostri politici, ora,  pensano ipocritamente di cavalcare l’onda delle emozioni  suscitate dalle stragi in mare e tentare di andare all’incasso di popolarità, organizzando l’ennesimo ed in questo caso truce spettacolo della politica italiana. I nostri politici, con il solito codazzo di addetti stampa, portaborse, guardie del corpo, giornalisti microfonati e gli ossequiosi clientes di turno, sono stati vivacemente fischiati e contestati dalla folla presente ad Agrigento, fino al punto che hanno dovuto lasciare velocemente e sotto protezione,  l’organizzato  palcoscenico, come miseri  ‘dilettanti allo sbaraglio ’. Dai proclamati e pomposi funerali di Stato promessi,  alla realizzazione di una tragica farsa,  giustamente invisa ai più.                                                                                                                                                                         

Questa è purtroppo la cronaca politica di un ceto che da sempre non adempie alle funzioni per le quali è delegato, perché votato dalla maggior parte della popolazione, a volte in buona fede; ceto politico che si sciacqua la bocca con belle parole ad effetto sul diritto d’asilo e quindi della Convenzione dell’ONU di Ginevra del ’51 sui rifugiati, dell’art. 10 – comma 3 della Costituzione Italiana, della Convenzione di  Dublino del ’90, della Carta Europea dei Diritti Fondamentali dell’anno  2000, del Regolamento di ‘Dublino 2’ del 2003, del Piano Nazionale Asilo (PNA) del 2001, piano per lo meno claudicante e da anni largamente insufficiente e così si potrebbe continuare, se non altro per coprire la triste e drammatica realtà che vede il profugo senza una protezione equa, efficiente ed efficace, al quale è impedito l’esercizio dei propri diritti legali e di benessere personale. La dura realtà è che possono passare anche molti più di due anni dalla presentazione della richiesta d’asilo all’agognata risposta, nel frattempo all’asilante vengono concessi , in due rate, circa settecento euro e comunicato il divieto di non lavorare sino al riconoscimento dello status di rifugiato;  questo fatto,  in mancanza di strutture di ricovero, fa si che molti si “rendano irreperibili” , secondo la dizione ufficiale, ma che raggiungano i Paesi del nord Europa, dove l’accoglienza è una realtà non rappresentata come in Italia, da un posto letto sotto un ponte o da strutture rimediate e fatiscenti, quando esistenti;  Paesi del Nord Europa, dicevamo, dove prima o poi saranno rimandati nuovamente nel Paese ove hanno fatto domanda d’asilo (c.d. Dublin transfer) e così il viaggio d’arrivo, dopo epiche traversate del deserto e altrettanto pericolose traversate del Mediterraneo, per molti nuclei familiari, non solo non finisce mai, anzi, normalmente sono trattati dalle burocrazie statali e comunali alla stregua di pacchi postali (!) e purtroppo i patetici ed in apparenza rari casi presenti sulla cronaca, rappresentano solo la punta di un doloroso quanto sommerso iceberg.  A nessuno sfugge come questo modo di agire si presenti come una ignobile forma di ipocrisia e  come l’espressione di un cinismo  burocratico rivoltante.  A nessuno sfugge come questo continuo spostarsi da una parte all’altra, in realtà finisca per essere una  forma di degradazione della dignità delle persone, un modo per avvilirle: per far passare la voglia di chiedere asilo politico.                                                                                                                                                                      

Senza voler scomodare le trite categorie giornalistiche del ‘buonismo’ o del ‘celodurismo’ inventate dalla stampa prezzolata appositamente per creare cortine di nebbia e nascondere la realtà, dobbiamo riconoscere che in Italia i richiedenti asilo sono costretti ad elemosinare un pezzo di pane ed un giaciglio ove dormire. Non è possibile che questo sia l’unico paese europeo senza una legge organica e quindi senza provvedimenti economici a sostegno di chi è in attesa di sapere se la propria richiesta d’asilo sarà accettata o respinta.  Il  ceto politico comici a lavorare seriamente per servire il Paese e non solo le lobby  di riferimento ;  da troppi anni la politica è assente in questa delicata problematica e si è mostrata cinicamente sorda, quando  in diverse forme e modi, da diverse parti negli ultimi lustri, compreso lo scrivente, sono stati lanciati appelli, indette manifestazioni  e sit-in,  fatte denunce stampa, ma sempre invano:  il muro di gomma ha sempre diviso la società dalla politica ufficiale.

I campi di raccolta dei rifugiati di Lampedusa e della Sicilia sono divenuti negli ultimi anni seria fonte di ‘imbarazzo’ per l’Italia e l’ennesima ombra per la nostra malridotta democrazia, perché luoghi di cronica violazione dei diritti e del diritto; basti pensare che queste realtà, che nei fatti sono beceri  e sporchi luoghi di reclusione per persone che non hanno commesso alcun reato, hanno tragicamente “ospitato” negli anni fino agli ultimi giorni, anche un migliaio di bambini e di adolescenti.

Quello dei rifugiati e dei richiedenti asilo è un problema che riguarda la coscienza civile di tutta l’Italia. E’ un tallone di Achille delle Istituzioni che si definiscono libere e democratiche.  Le attendiamo, impazienti,  alla prova dei fatti.        

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