Con l’approvazione da parte della Camera del cosiddetto Ius Soli sportivo, da ieri centinaia di migliaia di bambini e le loro famiglie si sentiranno un po’ meno stranieri e un po’ più parte di un tutto. Da ieri anche il nostro Paese nel suo insieme è un po’ più forte, perché estendere un diritto non tutela solo chi ne beneficia ma tutta la comunità in cui esso è inserito
Di Marco Pacciotti
Poche righe su alcuni quotidiani sportivi e ancor meno sugli altri. Questa l’attenzione dei media all’approvazione da parte della Camera del cosiddetto Ius Soli sportivo. Lo registro con lo stesso dispiacere con il quale noto invece il risalto dato alle parole indecenti di Salvini sull’accoglienza da negare a chi fugge dalla morte e al vergognoso diniego da parte di Maroni e Zaia ad accettare nelle loro regioni quote di richiedenti asilo, cosa che invece ha visto tutte le altre regioni solidali e disponibili a collaborare. Evidente che per la Lega si tratta di un cinico calcolo elettoralistico giocato sulla pelle di donne, uomini e bambini per un pugno di voti in più. Di solito ho un approccio razionale e che evita per quanto possibile di ricorrere alle categorie della morale per contrastare gli avversari politici, ma stavolta non esito a definire immorale questo atteggiamento.
Detto questo, la bella notizia di ieri invece va secondo me fatta conoscere, negli effetti e nella storia che la determina perché è un bell’esempio di impegno e coerenza che migliorerà la qualità della vita di tante ragazzi e delle lor famiglie e che rende il nostro paese più civile e moderno, con buona pace di Lega e dei fascistoidi di varia provenienza con i quali si stanno inquadrando in tutta Italia nel tentativo di imitare la Le Pen.
La prima volta che mi trovai a discutere dello Ius Soli sportivo fu diversi anni fa in un dibattito promosso dai GD al loro campeggio nazionale estivo. Al dibattito partecipava anche Filippo Fossati allora presidente nazionale UISP, già da tempo tenacemente impegnato in questa battaglia di civiltà. Come Forum immigrazione del PD aderimmo subito.
A pochi anni di distanza Fossati è diventato deputato del PD e ha portato a compimento quella battaglia. Una coerenza importante simbolicamente, ma anche per gli effetti importanti nella vita di tanti ragazzi che fino a ieri si sentivano, anche nello sport, figli di un dio minore. Potevano giocare ma poi non partecipare, perché per molte federazioni sportive i ragazzi stranieri nati o cresciuti in Italia non erano tesserabili e quindi non potevano partecipare ai campionati come i loro amici. Una regola anacronistica e ingiusta che già in tenera età e in un contesto importante nella crescita di un ragazzo come lo sport, poneva subito l’ennesimo elemento di discriminazione e di separazione dagli altri.
Essere intervenuti per sanare questa ferita non è certo risolutivo di tutte le questioni aperte – e sono molte – che ancora ribadiscono questa “diversità” in negativo. Il voto di ieri però rappresenta un atto concreto e spero un acceleratore per altri provvedimenti decisivi nella costruzione di un paese in cui le diversità e le culture siano messe nelle condizioni di essere valorizzate e di esprimersi concorrendo al benessere di tutta la comunità. Possiamo affermare che coesione e modernità siano stati i concetti che hanno ispirato il legislatore in questo caso. Si apre così un canale di interazione formidabile per i ragazzi e le loro famiglie, una occasione in più di condivisione all’interno di un contesto di socialità importante come è lo sport, con il suo valore educativo e formativo oltre che ludico
Da ieri centinaia di migliaia di bambini e le loro famiglie si sentiranno un po’ meno stranieri e un po’ più parte di un tutto. Da ieri anche il nostro Paese nel suo insieme è po’ più forte, perché estendere un diritto non tutela solo chi ne beneficia ma tutta la comunità in cui esso è inserito. Ne rafforza il processo reciproco di identificazione e le ragioni di partecipazione. Ieri credo che si sia fatto un passo in avanti in questa direzione, una cosa non banale quindi ma quasi ignorata questo l’unico cruccio a cui porre rimedio facendo conoscere questa cosa e discutendone. Credo che rimarremo sorpresi nello scoprire quante persone anche di altro orientamento trovino naturale quanto fatto o si sorprendano che non sia già così.
C’è ancora molto da fare, ma evitiamo di considerare questa legge come simbolica. Essa avrà invece degli effetti importanti nella quotidianità di tanti e soprattutto sarà di stimolo ad accelerare l’iter legislativo sulla cittadinanza vera e propria per i bambini nati o cresciuti in Italia. Un provvedimento che oltre il 70% degli italiani approvano in modo trasversale, segno che ancora una volta la società è avanti rispetto ai tatticismi di una certa politica.
Mi sembra proprio che i tempi siano maturi per sincronizzare l’orologio del Parlamento con quello del Paese e dare un’altra bella prova di politica, coraggiosa e lungimirante come quella data ieri.