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Mare Nostrum. La Marina Militare spara contro gli scafisti. Il video

Polemiche per l’abbordaggio di un peschereccio da parte della nave Aliseo. Il Partito per i diritti dei militari: “Uso della violenza ingiustificato. I vertici militari dovrebbero dimettersi”

Roma, 26 marzo 2014 – Il 9 novembre scorso navi della Marina Militare impegnate nell’operazione Mare Nostrum intercettarono nel canale di Sicilia, in acque internazionali, un peschereccio che trainava un barcone con a bordo 176 persone, poi abbandonato in mare. La Stromboli soccorse i profughi, la Aliseo si mise all’inseguimento del peschereccio.

L’operazione si concluse con il salvataggio di centoquarantasei uomini, undici donne e diciannove bambini, ma anche con l’arresto di sedici presunti scafisti, che erano a bordo del peschereccio. “L’imbarcazione degli scafisti è affondata per le cattive condizioni del mare” dichiarò poi alla stampa il comandante della nave Aliseo Massimiliano Siragusa, una volta rientrato nel porto di Catania.

Un video ripreso quel giorno con un telefonino a bordo della nave Aliseo rivela però un particolare inedito: durante l’inseguimento i militari italiani spararono verso la poppa del peschereccio raffiche e colpi singoli con un mitragliatore da guerra MG. Lo stesso video, composto di diversi spezzoni, mostra anche il peschereccio che cola a picco in un mare apparentemente calmo, presumibilmente a causa dei colpi che lo hanno danneggiato.

Qui sotto il link al video (le immagini dell’inseguimento partono dal minuto 4.40)

IL VIDEO DELL’INSEGUIMENTO INIZIA A 04.40

Il video è stato proiettato la mattina del 25 marzo in una conferenza stampa alla Camera dal segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia Luca Marco Comellini e dal deputato radicale Maurizio Turco che chiedono alla Marina di fare chiarezza su quanto è successo e che parlano di un’operazione Mare Nostrum trasformatasi in operazione Mare Mostrum. È stato inoltre consegnato alla procura militare di Napoli che sta indagando per capire se nell’operazione sono state violate le regole.

La sera prima, dopo l’annuncio della conferenza stampa, la Marina ha ammesso di aver aperto il fuoco, definendo però l’uso delle armi un”ultima ratio” usata “per costringere ad interrompere la fuga e portare a termine l’arresto degli scafisti”. Questi avrebbero messo in atto per oltre due ore “pericolose manovre evasive rifiutando di farsi ispezionare nonostante ripetute ingiunzioni via radio, anche in lingua araba”.

Una ricostruzione però contestata da Comellini, secondo il quale sono state violate le regole di ingaggio per “l’uso della violenza bellica da parte delle forze armate in periodi di pace”.

Questo può esserci in “situazioni limite in cui l’uso della forza viene autorizzato a garanzia del vita, dell’incolumità del personale, ma anche in salvaguardi della sovranità e della territorialità del Paese. Quest’ultimo caso però non ricorre se il fatto avviene in acque internazionali e se non vi è, come non vi è stato, l’uso della forza armata da parte dell’equipaggio del peschereccio contro la nave Aliseo”.

Il segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari sottolinea le condizioni i tranquillità nella quali è stato filmato l’inseguimento, che escluderebbe “ogni qualsivoglia condizione di pericolo per l’equipaggio” della Aliseo. Sparando a poppa del peschereccio non si poteva avere la certezza che nella stiva non ci fossero delle persone e che i proiettili, magari rimbalzando sull’acqua nonpotessero colpire membri dell’equipaggio, “fossero essi scafisti o semplici marinai”.

“In un Paese civile – ha aggiunto Comellini – dopo quanto vi abbiamo mostrato, le dimissioni dei vertici militari, a cominciare dal capo di stato maggiore della Difesa e dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare sarebbero necessarie, immediate e irrevocabili. Noi speriamo di essere ancora in un Paese civile e che il capo supremo delle forze armate [cioè il Presidente della Repubblica ndn] ce lo dimostri”.

EP

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