Tra le 167 comunità straniere, la prima è quella filippina con oltre 37 mila presenze, e decima quella albanese con circa 6.000. L’assessore Pierfrancesco Majorino: “Porre le basi per ripensare il Piano di Sviluppo del Welfare del capoluogo lombardo”
Milano, 23 aprile 2012 – Sono oltre 240mila, circa il 18% del totale dei residenti, i cittadini stranieri appartenenti a 167 comunità internazionali regolarmente iscritti all’anagrafe di Milano.
E’ da questo dato che l’assessorato alle Politiche sociali e Cultura della Salute del Comune di Milano, partendo proprio dai temi dell’immigrazione e dell’inclusione, ha voluto porre le basi per ripensare il Piano di Sviluppo del Welfare del capoluogo lombardo. L’assessore Pierfrancesco Majorino ha avviato il percorso di incontri con la cittadinanza, con i rappresentanti delle associazioni e del Terzo settore e le rappresentanze consolari, dedicato ai diversi ambiti di intervento delle politiche socio assistenziali e socio sanitarie.
Sul tema immigrazione è emersa la necessità per gli Enti locali di riappropriarsi di un ruolo da protagonisti, in linea anche con le indicazioni dell’Unione Europea, che permetta di continuare a gestire le fasi emergenziali (rifugiati, richiedenti asilo politico) e allo stesso tempo di poter investire su progetti di medio e lungo periodo di inclusione sociale.
A Milano la prima comunità straniera è quella filippina con 37.651 cittadini, a seguire la comunità egiziana con 32.605, mentre al terzo posto con 21.344 si trova quella cinese. La comunità albanese è decima con circa 6 mila presenze. Tra le 167 comunita’ ci sono anche quella francese al dodicesimo posto, quella tedesca al diciannovesimo, quella del Regno Unito al ventesimo e quella statunitense al ventottesimo.
”Abbiamo ascoltato tante storie di persone che vivono nel nostro Paese. Milano – ha detto l’assessore alle Politiche sociali – deve creare, e lo sta facendo, una forte sinergia con le comunità internazionali presenti sul nostro territorio, perché è in questo modo che si combatte la paura del diverso”.
“La nostra città – ha proseguito Majorino – deve essere il luogo in cui tutelare e riconoscere a tutti i cittadini, italiani e stranieri, i diritti fondamentali, come il diritto alla vita, al lavoro, alla salute, alla casa, all’educazione, alla libertà di culto, alla propria cultura, alla sicurezza. Il livello di internazionalizzazione deve quindi essere uno dei cardini su cui puntare per lo sviluppo economico, sociale e culturale della città”.