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Minniti, Poletti e Alfano al governo dell’immigrazione … almeno per qualche mese

Guideranno i ministeri dell’Interno, del Lavoro e degli Esteri. Tre ruoli chiave per gli immigrati nella squadra scelta da Paolo Gentiloni, che ha già avuto la fiducia dei due rami del Parlamento. Alfano lasciando il Viminale: “Ora tocca al Pd occuparsi di accoglienza”

Roma, 14 dicembre 2016 – Difficile dire fino a quando durerà e come si occuperà di immigrazione, ma certo nel nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni, che in pochi giorni ha già preso il posto del esecutivo Renzi, saranno soprattutto i ministri Marco Minniti, Giuliano Poletti e Angelino Alfano ad attirare l’ attenzione degli stranieri in Italia.

Minniti, il new entry al Viminale

Il nuovo ministro dell’Interno è Marco Minniti, 60 anni e una laurea in filosofia, esponente del Partito Democratico fino a oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti. A lui la poltrona probabilmente più importante nel governo dell’immigrazione in Italia, sulla quale finora era seduto Angelino Alfano. In realtà si tratta di un ritorno “con promozione” al Viminale, dove Minniti era già stato tra il 2006 e il 2008 viceministro dell’Interno.
Al ministero dell’Interno fanno capo Questure e Sportelli Unici per l’Immigrazione e quindi buona parte della burocrazia dell’immigrazione in Italia: permessi di soggiorno, accordi di integrazione, ricongiungimenti familiari, concessioni di cittadinanza italiana. Il Viminale coordina commissioni territoriali per il riconoscimento del diritto d’asilo e il sistema di accoglienza dei profughi. Attraverso la Polizia di Stato, contrasta l’immigrazione irregolare e si occupa delle espulsioni.

Alfano alla Farnesina. Lasciando il Viminale: “Ora tocca al Pd occuparsi di accoglienza”

Agli Esteri arriva un altro volto già noto agli stranieri in Italia: Angelino Alfano, 46 anni, avvocato. Fondatore e presidente del Nuovo Centro Destra, partito alleato di governo del Pd, in passato è stato segretario del Popolo delle Libertà e delfino di Silvio Berlusconi. Ha già ricoperto incarichi di governo importanti: ministro della Giustizia, vicepresidente del Consiglio e, fino a pochi giorni fa, quello di ministro dell’Interno. 

 

“Il mio passaggio dal ministero degli Interni a quello degli Esteri nasce dal ragionamento che fosse arrivato il momento che il principale partito italiano, il Partito Democratico, si assumesse la responsabilità del tema dell’accoglienza, dell’immigrazione”.
Lo ha detto lunedì sera Angelino Alfano dopo il giuramento del nuovo governo al Quirinale. L’ormai ex ministro dell’interno, scelto da Gentiloni per guidare la diplomazia italiana, sembra così confermare i retroscena degli scorsi giorni, che lo vedevano desideroso di sbarazzarsi della patata bollente dell’emergenza profughi, che ora passa a Marco Minniti.
Un tema che ha fatto diventare Alfano una sorta di parafulmine. Non a caso Matteo Salvini non si è fatto sfuggire l’occasione per un’ultima frecciata. “Non è un governo, è un’ammucchiata di poltronari” ha scritto il leader del Lega Nord. “Non ho parole. Alfano, dopo aver riempito l’Italia di immigrati, è promosso a Ministro degli Esteri: ve li vedete lui e Gentiloni a trattare con Trump e Putin?”

Come ministero degli Esteri, Alfano è la voce dell’Italia nel mondo e quindi cura anche i rapporti con i Paesi d’Origine degli immigrati, stringendo accordi anche sul fronte dell’immigrazione e gestendo progetti di cooperazione allo sviluppo. È dalla Farnesina (il nome del Palazzo in cui ha sede il ministero degli Esteri) che dipende la rete dei consolati italiani nel mondo, dalla quale deve necessariamente passare chi ha bisogno di un visto per l’Italia.

Poletti, alla conferma a capo del ministero del Lavoro

Giuliano Poletti, 65 anni, è stato confermato da Gentiloni come ministro del Lavoro e delle politiche sociali, ruolo per il quale era stato già scelto da Matteo Renzi. Perito agrario, ha iniziato a lavorare come tecnico agricolo. Tra gli anni ’70 e ’80 ha militato nel Partito Comunista Italiano, all’inizio degli anni ’90 nel Partito Democratico della Sinistra, dopodichè non  si è iscritto ad altri partiti. È stato presidente della Legacoop Nazionale e dell’Alleanza Nazionale delle Cooperative.
Il ministero del Lavoro programma gli ingressi di lavoratori stranieri dall’estero, definendo le quote dei decreti flussi in base al fabbisogno di famiglie e imprese, un canale rimasto di fatto chiuso negli ultimi anni (tranne che per gli stagionali) a causa della crisi economica. Deve però occuparsi anche del mezzo milione di immigrati disoccupati in Italia. Gestisce programmi di integrazione e interventi a sostegno alle fasce  più bisognose della popolazione, delle quali fanno parte anche molti stranieri.

 

 

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