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Papa Franscesco: “Basta discriminazioni, lo sport dia l’esempio”

Il pontefice incontra giocatori e promotori della “Partita interreligiosa per la pace”. “Discriminazione è disprezzo”

Città del Vaticano, 1 settembre 2014 – Discriminare vuol dire disprezzare, invece i popoli possono vivere insieme nonostante le differenze di razza, lingua e religione. Lo sport può e deve dare l’esempio.

È il messaggio affidato oggi in Vaticano da papa Francesco ai giocatori e ai promotori della  partita interreligiosa per la pace che si svolgerà stasera allo Stadio Olimpico. Tra i presenti, Diego Armando Maradona, Alex Del Piero, Javier Zanetti, Buffon, Pirlo, Shevchenko, Paolo Maldini, Cordoba, Nainggolan, Valderrama.

“La partita di questa sera [alle ore 20.40] – ha sottolineato il papa – sarà certamente occasione per raccogliere fondi a sostegno di progetti di solidarietà, ma soprattutto per riflettere sui valori universali che il calcio e lo sport in genere possono favorire: la lealtà, la condivisione, l’accoglienza, il dialogo, la fiducia nell’altro. Si tratta di valori che accomunano ogni persona a prescindere dalla razza, dalla cultura e dal credo religioso”.

Bergoglio vede nell’incontro un “gesto altamente simbolico per far capire che è possibile costruire la cultura dell’incontro e un mondo di pace, dove credenti di religioni diverse, conservando la loro identità – perché quando ho detto “a prescindere” questo non vuol dire “lasciare da parte”: no – credenti di religioni diverse, conservando la loro propria identità, possono convivere in armonia e nel reciproco rispetto”.

Lo sport deve quindi contribuire a “recare un valido e fecondo apporto alla pacifica coesistenza di tutti i popoli, escludendo ogni discriminazione di razza, di lingua, e di religione”.

“Voi sapete che discriminare – ha aggiunto Francesco – può essere sinonimo di “disprezzare”. La discriminazione è un disprezzo, e voi con questa partita di oggi, direte “no” a ogni discriminazione. Le religioni, in particolare, sono chiamate a farsi veicolo di pace e mai di odio, perché in nome di Dio bisogna portare sempre e solo l’amore. Religione e sport, intesi in questo modo autentico,  possono collaborare e offrire a tutta la società dei segni eloquenti di quella nuova era in cui i popoli non alzeranno più la spada l’uno contro l’altro”.

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