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Perché voterei per Geri Ballo alle elezioni europee del 2019

Geri che conosco io
Di Darien Levani

 

Negli anni 2000, il cuore dell’Albania italiana pulsava a Torino. Attori principali: l’associazione Vatra, la pagina in lingua albanese del Comune di Torino, l’associazione Youthink di Gerarta Ballo. É a lei che si deve la prima programmazione radiofonica in lingua albanese. La trasmissione si chiamava “Shqip in Torino” e consisteva in alcune ore quotidiane di approfondimento culturale e musica albanese. Era un momento particolare nel quale la comunità albanese era sotto attacco (per motivi essenzialmente strumentali) ed era importante rispondere, con la cultura e con il buon esempio. Non è un caso che Albania News veniva fondato negli stessi anni. Col senno di poi, quell’attacco fu la migliore palestra per tutti noi.

Ricordo che mi stupì molto l’idea inclusiva che Geri aveva della comunità, nonché la voglia di intraprendere, far conoscere, comunicare, amalgamare, unire. “Shqip in Torino” e la sua centralità ha dato avvio a una serie di iniziative ruotanti attorno alla trasmissione: dalle conferenze alla presentazione di libri ad altre iniziative con i giovani. Ed oggi è quasi nostalgico recuperare l’intervista del 2010 di Keti Biçoku a Gerarta Ballo.

O questa prima rappresentazione della commedia “Pallati 176” a Torino coordinato da Geri Ballo. Il tutto, a dimostrazione di quanto Torino fosse in quegli anni il laboratorio di un’altra migrazione possibile: pure all’interno di una forte identità nazionale, non rinunciava ad interloquire con ogni attore possibile. 
Per Geri Ballo è seguito la laurea Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Torino e il master in Politiche, Programmi e Progettazione Europea. “Non mi dispiacerebbe anche l’idea di intraprendere la carriera diplomatica, ideale prosecuzione dei miei studi universitari”, rispondeva nel 2010 all’intervista. Infatti, il governo albanese non si è fatto pregare. Nel 2013 arriva la nomina all’Ambasciata d’Albania a Roma e un lavoro difficile: si trattava di costruire da zero o quasi, specie per quanto riguardava la situazione degli arbëreshe che, per la prima volta, vengono messi dentro il focus dell’ambasciata. Poi un lavoro infinito con le associazioni italo-albanesi sul territorio italiano, con imprenditori, studenti e seconde generazioni di immigrati, perché la cosa importante era guardare avanti. Non è un caso se lei ha scelto di concentrasi su quest’ultimo aspetto: a breve FEPS pubblicherà un suo studio sulla seconda generazione di immigrati.

Oggi ho scoperto che Gerarta Ballo è candidata alle prossime elezioni europee del 2019. L’ha chiamata sentito per farle gli auguri e capire come fare per votarla. Orbene, ho scoperto che non potrò farlo perché è candidata nell’Italia meridionale (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia) ed io abito altrove. Per votare per lei, poi, bisogna scrivere il nome sulla scheda. É per questo motivo che ho deciso di scrivere queste righe.

Spero che Gerarta Ballo sia eletta, perché penso che sia il fulcro e la migliore rappresentazione di questa Europa in rapido cambiamento. Spero che il suo bagaglio e la sua identità molteplici siano messe al servizio della comunità, perché io ho paura!

Ho veramente paura per il nostro futuro europeo: ha paura dell’ignoranza istituzionale che regna il vecchio continente, ho paura di chi semina odio per le persone che stanno al di la del confine e trova un terreno fertile. Ho paura di chi vuole buttare, con l’incoscienza dell’egoismo, 70 anni di cooperazione europea nel pattume dell’indifferenziata. Ho paura di chi sta erodendo la fiducia nelle istituzioni, tutte, per meri interessi meschini e personali. Ho paura perché, da culla della civiltà e della democrazia, qualcuno vuole farci diventare il suo cimitero! E ho paura perché questa battaglia è troppo grande, troppo storica, viene combattute con nuove regole. Ecco, voglio delegare Geri Ballo e persone come lei a combatterla con me, ed augurarle buona fortuna: ne va del nostro futuro.

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