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Siamo tutti migranti, lo dice il nostro DNA

L’esperimento su un gruppo di persone che si identificavano al 100% con i loro passaporti. “Dovrebbero farlo tutti, scomparirebbe il razzismo” VIDEO

Roma, 7 giugno 2016 – Siamo uomini e donne di mondo. Tutti. Ritenerci italiani, iracheni o islandesi e basta vuol dire avere la vista corta, non riuscire a scrutare tra i rami altissimi e intricati dei nostri alberi genealogici. Vuol dire non riconoscere il nostro sangue. 

“Oseresti mettere in discussione chi sei davvero?” ha chiesto a un gruppo di persone Momondo, colosso dei viaggi online,  invitandole a sottoporsi a un test del dna. Intervistati prima dell’esperimento, molti erano convinti di essere al 100% quello che portavano scritto sul passaporto e mal tolleravano i cittadini di altri Paesi: l’inglese ce l’aveva con i tedeschi, il bangladese con gli indiani e i pakistani, la curda con i turchi…

Il loro patrimonio genetico, però, ha raccontato un’altra storia. Si portavano dentro tutto il mondo, eredità di antenati migranti che più volte hanno incrociato cammini ed esistenze. 

“Questo test dovrebbe essere obbligatorio. Al mondo non esisterebbero cose come l’estremismo se la gente conoscesse le proprie origini in questo modo. Chi sarebbe così stupido da pensare che possa esistere una razza pura?” dice una ex “francese al 100%” al termine dell’esperimento, il cui video in pochi giorni ha già collezionato quasi tre milioni di visualizzazioni. 

“È facile pensare che le cose che ci dividono siano più di quelle che ci uniscono. Ma abbiamo molto più in comune con altre nazionalità di quanto pensiamo” dicono i promotori della campagna. “Un mondo aperto inizia con una mente aperta”. 

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