L’incontro tra Rama e Topi non cambierà i destini albanesi, però fa respirare alla politica nazionale più normalità. Il fine ultimo dei normali colloqui rimane sempre quello di avere meno buche nelle strade e meno bunker dell’incomunicabilità, scagliandosi contro un triste declino da opposizione provinciale e con voce bassa
Di Gjergji KAJANA
L’incontro del 3 aprile tra l’ex-presidente Bamir Topi e il premier Edi Rama non cambierà i destini politici albanesi ma rimane importante nell’ottica di avvicinamento alle Amministrative del 21 giugno. In esso si è parlato di possibili punti di convergenza tra il FRD (Nuovo Spirito Democratico, il partito capeggiato da Topi) e il PS in vista del voto. La novità è il fatto che il partito nato nel 2012 come costola del PD berishiano ed in opposizione al governo accetta pragmaticamente di dialogare ufficialmente e pubblicamente con i socialisti. “Siamo tutti schifati dalle buche” ha dichiarato sorridente ai media un vecchio abitante di Tirana come Topi, riferendosi – sempre pragmaticamente – al fatto che il dialogo riguarda la collaborazione su problemi di natura comunale e che la capitale albanese conosce sfide sociali che devono essere affrontati inclusivamente dagli attori politici. Topi non sbaglia: è solo affrontando le pratiche con pragmatismo che si centra la rete in politica.
Alla vigilia delle Politiche del 2013 Rama rivolse un pubblico invito a tutti i gruppi albanesi d’opposizione (inclusi quindi il Nuovo Spirito di Topi e l’Alleanza Rossonera di Spahiu) di coalizzarsi attorno al PS per schiodare dal governo Berisha. Il FRD rifiutò sdegnato l’invito, definendolo addirittura una provocazione. Per il partito di Topi, il PS e il PD erano concausa della perenne crisi politica albanese ed avevano vergognosamente cambiato la Costituzione il 21 aprile 2008, senza neanche chiedere l’opinione dell’allora Presidente della Repubblica. La Costituzione era stata cambiata con il metodo del “Blitzkrieg” (copyright Paskal Milo), in pratica un veloce accordo tra Rama e Berisha che aveva ignorato Topi. Alle Politiche il FRD non ebbe eletto nessun deputato al Parlamento: la strategia del gareggiare da soli non aveva funzionato. In qualsiasi partito normale il leader si sarebbe dimesso e il consiglio direttivo sarebbe stato azzerato. L’Albania non è un paese normale e i suoi partiti neanchè, quindi il FRD passò all’opposizione con lo stesso organigramma direttivo al suo posto e continua a incolpare tutti e due i grandi partiti del difficile stato politico-sociale del paese. Di abbagli nella sua non breve carriera politica Topi ce li ha già offerti quando qualificò l’Albania come una “democrazia funzionale” (espressione da lui molto prediletta) e predisse l’ottenimento dello status di paese candidato all’UE in un anno nel quale la nostra richiesta venne rigettata. Era il Presidente della Repubblica che parlava con il suo silenzio. L’autunno scorso apprezzò le parole di Rama a Belgrado sul fatto che la Serbia deve accettare la realtà del Kosovo indipendente. La politica estera potrebbe costituire un buon punto d’incontro tra FRD e socialisti visto che il partito dell’ex-presidente si vede molto filoatlantico e pragmatico nel non degenerare nel nazionalismo demagogico berishiano. Il FRD ha saputo attrare una parte migliore e più “politica” del PD di Berisha, persone come Oketa e Mustafaj, i quali, pur restando – come Topi – nella vaghezza di contenuti tipica di politici cresciuti in un partito antidemocratico, esprimono una maggiore apertura mentale al dialogo politico rispetto ai devoti berishiani del loro ex-partito.
Il partito di Topi è la faccia di una destra molto più moderata di quella di Berisha e Basha, i quali, ameno di terremoti politici di grande intensità, difficilmente li vedremo dialogare con Rama all’interno di questa legislatura. Nello stesso tempo, però, l’entità dell’ex-presidente non ha il radicamento elettorale del PD e la sua consistenza elettorale, quantificata questa sempre in almeno nei 3/10 del corpo elettorale votante albanese. Giustificando il colloquio con i socialisti su una possibile collaborazione alle Amministrative il segretario generale del FRD Oketa ha affermato che il suo partito non soffre della “sindrome del provinciale” nell’affrontare il dialogo. Riconosce il semplice assioma politico che il dialogo è il sale della politica ovunque, tranne l’Albania. Per questo l’incontro tra Rama e Topi non cambierà i destini albanesi ma fa respirare alla politica nazionale più normalità. Il fine ultimo dei normali colloqui rimane sempre quello di avere meno buche nelle strade e meno bunker dell’incomunicabilità, scagliandosi contro un triste declino da opposizione provinciale e con voce bassa.