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Un’opera di Adrian Paci è l’icona della X Giornata del Contemporaneo

Due ragazzi che salutano, fermo-immagine da un servizio televisivo d’epoca che documenta lo sbarco del primo grande esodo dell’Albania è Greeters, l’immagine scelta da Adrian Paci come simbolo della Decima Giornata del Contemporaneo. Paci: “Mi piace l’idea che tutti i musei e gallerie che si associano a questa iniziativa ospitino due persone che dicono “ciao” e sono contento che la proposta sia stata accettata”

Roma, 8 ottobre 2014 – Sarà sabato, 11 ottobre, l’appuntamento con AMACI (Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani) per la Decima edizione della Giornata del Contemporaneo, il grande evento annuale promosso dall’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani e dedicato all’arte dei nostri giorni. Porte aperte gratuitamente in ogni angolo del Paese, per presentare artisti e nuove idee attraverso mostre, laboratori, eventi e conferenze. Un programma multiforme che regalerà al grande pubblico un’occasione per vivere da vicino il complesso e vivace mondo dell’arte contemporanea.

Per realizzare l’immagine guida di questa edizione, i direttori dei 26 musei associati hanno deciso in unanimità di scegliere Adrian Paci, l’artista albanese di nascita e italiano di adozione, ma di fama internazionale, a testimoniare che l’arte trascende confini e nazionalità e con il suo linguaggio può contribuire al percorso di crescita e maturazione di ogni società civile.

Adrian Paci per la Decima Giornata del Contemporaneo, “Greeters”, 2014

Per l’occasione, Paci ha scelto Greeters, una fotografia che raffigura due ragazzi che salutano, in un gesto congelato dal fermo-immagine che trasforma la narrazione video in immagine fissa. Paci ha “rubato” l’attimo da un servizio televisivo d’epoca che documenta lo sbarco del primo grande esodo dell’Albania. L’opera crea immediatamente un dialogo fra l’osservatore e i due soggetti ritratti, raccontando così non più un fatto di cronaca ma la nostra comune condizione umana.

“Questo incarico – racconta Paci durante la conferenza stampa della presentazione della X edizione della Giornata del Contemporaneo (tenutasi il 6 ottobre) in cui era presente anche il ministro dei beni culturali Dario Franceschini – è stata una bella sfida ma anche un impegno pieno di responsabilità. Le immagini si possono costruire o “rubare”, quella che ho scelto è un’immagine rubata, non l’ho fatta io. L’ho rubata perché mi piaceva e sono molte le ragioni che mi hanno fatto scegliere questa immagine per rappresentare la Giornata del contemporaneo. L’immagine nella sua fragilità rappresenta due persone di cui non sappiamo molto, non sappiamo da dove vengono e neppure dove vanno, ma fanno parte di un viaggio. Sono due persone a metà fra due vagabondi e due profeti, sembrano addirittura due santi che benedicono. Quello che più mi ha colpito dei soggetti è la loro serenità, appaiono sereni e appartengono a quella categoria che noi chiamiamo “altro”, anche se in fondo ci assomigliano. Inoltre, mi piace la fragilità dell’immagine, sia dei protagonisti sia della fotografia così sgranata, non ad alta definizione. Ed infine, mi piace anche il fatto che questi uomini stanno salutando, mi piace che tutti i musei e gallerie che si associano a questa iniziativa ospitino due persone che dicono “ciao” e sono contento che la proposta sia stata accettata”.

Inoltre, spiega sempre l’artista, “la scelta è stata quella di accostare due realtà che sembrano lontane, antitetiche. I due giovani della foto non c’entrano nulla con il cosiddetto “mondo dell’arte”. Nessun collegamento sembra riuscire a mettere insieme il vissuto che emerge da questa immagine e la realtà sofisticata e a volte cinica del mondo dell’arte. E qui sta il significato più profondo e il contributo che questa immagine cerca di portare: la semplicità e il carico di mondo che essa porta con sé si incontrano e si scontrano con il mondo dell’arte. “Quelli che stanno fuori” semplicemente salutano “quelli che stanno dentro” innescando una comunicazione carica di umanità”.

“Penso che abbiamo un colpevole ritardo come sistema paese dell’investimento sulla contemporaneità, immaginando, chissà perché, che questo fosse in alternativa alla contemporaneità. Abbiamo sempre pensato – dice tra l’altro il Ministro Franceschini – che l’unico dovere fosse la conservazione dei beni culturali, senza pensare fosse un dovere occuparsi anche della contemporaneità. Occorre invece un investimento nell’industria culturale, che sono importanti per il futuro… Occorre investire sui talenti, e Adrian Paci è uno di questi”.

Adrian Paci per la Decima Giornata del Contemporaneo, “Greeters”, 2014

 

 

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