La decisione della giudice Irena Gjoka del Tribunale speciale per la corruzione e la criminalità organizzata ha scatenato un acceso dibattito politico in Albania. La richiesta dei pubblici ministeri di mettere agli arresti domiciliari l’ex premier di centrodestra Sali Berisha, figura prominente dell’opposizione, è stata accettata dopo ripetute violazioni delle misure restrittive.
La Procura sostiene che nel 2009, quando Berisha era a capo del governo, avrebbe favorito il genero Jamarber Malltezi nelle procedure di privatizzazione di un complesso sportivo a Tirana. Malltezi è uno dei proprietari del terreno su cui sono sorti diversi edifici, e la Corte speciale aveva ordinato il suo arresto lo scorso ottobre, imponendo a Berisha l’obbligo di presentarsi regolarmente davanti alla polizia giudiziaria e di non lasciare il Paese. Tuttavia, Berisha ha ignorato per tre volte consecutive tali disposizioni.
L’ex premier ha respinto le accuse, affermando che la decisione della Corte viola la Costituzione, sostenendo che la Procura avrebbe dovuto richiedere l’autorizzazione, considerando la sua posizione come membro del parlamento. Ha denunciato la situazione come una presunta “montatura politica orchestrata dal premier socialista Edi Rama”.
La sentenza ha suscitato reazioni contrastanti: secondo la Corte, gli agenti di polizia devono vigilare costantemente sul rispetto degli arresti domiciliari di Berisha, una misura contestata dal suo difensore, Genc Gjokutaj, che la considera extralegale e ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso.
Questo evento ha ulteriormente polarizzato la scena politica albanese, con sostenitori e oppositori di Berisha che esprimono opinioni divergenti sulla decisione della giudice Gjoka. Il caso promette di rimanere al centro del dibattito nazionale, alimentando la tensione tra le fazioni politiche.
Si prospettano nuovi sviluppi giudiziari mentre la situazione continua a evolvere e a scuotere il panorama politico albanese.