Le Iene svelano i raggiri di un’agenzia di “consulenza” che, incassata la quota di iscrizione, non faceva nulla per trovare un posto ai clienti. Tra le vittime molti cittadini stranieri
Roma, 29 gennaio 2013 – Tutto parte da un annuncio su internet: cerchiamo una badante, oppure un operaio, un cameriere, una colf, un addetto alle pulizie… Al numero di telefono indicato, però, non risponde un datore di lavoro, ma un’agenzia che invita l’aspirante lavoratore a passare di persona presso la sua sede per capire come potrà aggiudicarsi il posto.
Una volta lì, le spiegazioni. Cercare lavoro costa tempo e impegno? Sarà l’”agenzia di consulenza” a scandagliare le offerte, contattare le agenzie, inviare curriculum e procurare colloqui, a patto che ci si iscriva. Bastano 75 euro e sembrano pochi se si considerano solo le telefonate, i fax e i giorni che si perdono alla ricerca di un’occupazione.
Il problema è che in realtà, una volta incassata la quota, l’agenzia non fa altro. Nemmeno un tentativo di trovare un’impresa o una famiglia pronta ad assumere. E agli iscritti che si presentano a chiedere perché, dopo diverse settimane, non hanno fatto nemmeno un colloquio, fornisce numeri di datori di lavoro che, contattati, dicono di non essere in cerca di personale.
Il meccanismo è stato svelato domenica sera da un servizio mandato in onda dalle Iene (QUI IL VIDEO COMPLETO). Gli autori sono riusciti ad infiltrare una loro complice in una di queste agenzie, scoprendo, come ha raccontato una delle impiegate, che “è una truffa, stai vendendo un servizio che non fai. Non la fa nessuno questa ricerca, non fa nessuno queste chiamate. Nessuno manda i fax con il loro curriculum, nessuno…”
Tra vittime ci sono anche molti lavoratori immigrati. Anzi, verrebbe da dire “soprattutto” lavoratori immigrati, se si considera che nelle quattro testimonianze raccolte dalle Iene i volti sono oscurati, ma a parlare sono sempre cittadini stranieri.
“Io vado con la speranza di trovare un lavoro, mi dico che, pagando, me lo troveranno , ma non ho ricevuto neanche una chiamata” dice uno di loro, “Ho pagato centocinquanta euro per me e per mia madre, lavoro una settimana per questi soldi” racconta una donna. “Io lo so che non mi ridanno i soldi, ma non si può andare a fregare gli altri così” sbotta un’altra vittima. Meglio non cascarci.