La riforma deve essere uno dei “punti fondamentali di cambiamento” su cui cercare l’appoggio del nuovo Parlamento, a cominciare dal M5S. Altrimenti, chi governerà l’Italia, dimostrerà di non aver compreso cos’è, oggi, l’Italia
Roma, 28 febbraio 2013 – Gli orizzonti fumosi regalati al Paese dal responso delle urne non sono un alibi sufficiente a perdere di vista le seconde generazioni. È ora che i figli degli immigrati cresciuti in Italia siano finalmente italiani anche per legge.
La riforma della cittadinanza è un traguardo che non si può mancare, non è mai stato così vicino e non bisogna cambiare strada. Deve essere quindi uno di quei “punti fondamentali di cambiamento” sui quali Pierluigi Bersani, se avrà l’incarico di formare il nuovo governo, chiederà la fiducia alle altre forze politiche, a cominciare dal Movimento 5 Stelle.
“L’Italia attende da troppo tempo una legge semplice ma irrinunciabile: un bambino, figlio d’immigrati, nato e cresciuto in Italia, è un cittadino italiano” si legge nella Carta d’Intenti firmata prima delle elezioni dalla coalizione di centrosinistra. “Sarà il primo atto del mio governo” ha confermato spesso il segretario del Partito Democratico in campagna elettorale.
Le elezioni sono finite e se il conto delle schede ha costruito un Parlamento diverso da quello disegnato nei sondaggi, le priorità dell’Italia rimangono le stesse. Tra queste c’è anche sanare l’ingiustizia vissuta quotidianamente sulla propria pelle da bambini e adolescenti genuinamente italiani, tranne che per il loro passaporto.
È il momento giusto? Si. E la maggioranza degli italiani è d’accordo. Non prenderne atto e non agire di conseguenza perpetuerebbe un’ingiustizia e allargherebbe ulteriormente la distanza tra i Palazzi del potere e il resto del Paese. Chi governa l’Italia dimostrerebbe ancora una volta di non aver compreso cos’è, oggi , l’Italia.
Bersani abbia il coraggio di chiedere la fiducia al Parlamento anche su questo impegno. E quanti a Montecitorio o a Palazzo Madama non sono d’accordo abbiano il coraggio di dire forte no, uno a uno, a un milione di giovani italiani.
Stranieri in Italia