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Primarie PD: I tre candidati a confronto su immigrazione e cittadinanza

Tre programmi congressuali e tre idee di Partito Democratico diverse, che convergono però tutti su maggiore  inclusione sociale e più diritti per i nuovi cittadini.

Roma, 6 dicembre 2013 – Questa domenica, 8 dicembre, i militanti e i simpatizzanti del Partito Democratico sono chiamati ad eleggere il loro prossimo segretario tra i tre candidati: Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati. Tre candidati provenienti dallo stesso partito, ma ognuno immagina un PD diverso. Tre mozioni per tre PD dei “sogni”.

Il confronto tra i candidati alla segreteria democratica in questi ultimi giorni è stato molto acceso, ma noi di italianipiu.it ci siamo interessati di capire quali sono le loro visioni in merito a immigrazione, integrazione e cittadinanza.

Partiamo da Giuseppe Civati che è l’unico dei tre ad affrontare il tema immigrazione in modo più approfondito all’interno del suo programma congressuale “Dalla delusione alle speranza” e nella sintesi sottoscrive molto chiaramente: “Riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza per gli immigrati e ius soli per i loro figli”. Il Parlamentare, ex consigliere regionale in Lombardia, dedica due paragrafi ai punti di nostro interesse: “Essere Italiani” e “Un’immigrazione finalmente regolare e regolata”.

Nella prima parte descrive ampiamente il valore aggiunto che l’immigrazione apporta oggi all’Italia e si legge: “Prendere atto della pluralità della società italiana (…) significa permettere l’ingresso in una modernità capace di riconoscere la diversità come elemento di ricchezza, di crescita civile e di uguaglianza sostanziale e non soltanto formale. Significa declinare i termini dell’identità nazionale in modo meno banale di quanto non sia successo in questi decenni, nei quali l’italianità di maniera è stata brandita come elemento divisivo tra un “Noi” e un “Loro”. Il mondo dell’immigrazione è composito e differenziato, solo in parte in condizioni di marginalità”.

Prosegue Civati: “Gli immigrati fanno impresa, studiano, investono nell’istruzione dei propri figli, partecipano attivamente alla vita civile e sociale dei territori dove abitano, producono cultura”. Per quanto riguarda leseconde generazioni, il candidato sottolinea: “Un Paese nel quale stanno crescendo giovani italiani, figli dell’immigrazione, che si sentono appartenenti al luogo in cui vivono senza però venga loro riconosciuto, a livello nazionale, la stessa opportunità data ai loro coetanei. I figli dell’immigrazione, nati in Italia o ricongiunti ai loro genitori, scoprono a 18 anni di essere stranieri. Eppure la loro vita, i loro legami affettivi e sociali, la loro cultura e i loro percorsi educativi e di istruzione sono italiani”.

Mentre nel paragrafo successivo passa alle proposte e su come il partito che immagina dovrebbe affrontare questi temi: “Il Partito Democratico, nel solco di queste riflessioni, deve farsi portatore di una cultura e di un’azione politica che riconosca l’immigrazione come elemento strutturale, ordinario e costitutivo del cambiamento in atto nella società italiana”. Inoltre “è indispensabile una svolta culturale e legislativa che consenta di affrontare un fenomeno ormai strutturale e consolidato fuori dalle logiche della continua emergenza, securitaria e miope, che hanno caratterizzato l’impianto normativo e il dibattito politico negli ultimi anni”. Tra le proposte “la cittadinanza italiana per i figli dell’immigrazione, nati o cresciuti in Italia, è un elemento indispensabile e ormai urgente per offrire pari opportunità sostanziali ai giovani italiani di fatto ma non di diritto”.

Continuiamo con Matteo Renzi, che in questi giorni si è conquistato il sostegno della ministra all’integrazione. Ad ogni modo il Sindaco fiorentino ha dichiarato di essere pienamente in linea con le idee della Kyenge in merito allo ius soli. Tra le pagine del suo documento congressuale “Cambiare verso”, non parla chiaramente di proposte in merito alla legge sulla cittadinanza o di immigrazione.

Renzi fa riferimento a questi temi in alcuni passaggi, come ad esempio quando parla di “un’Europa che volta le spalle sulla questione immigrazione”. Oppure nel capitolo in cui immagina un Partito dei diritti in un “Paese accogliente, che consenta a tutti di perseguire il proprio progetto di vita, in una società rispettosa e inclusiva in cui le differenze sono una ricchezza, una straordinaria opportunità. L’espansione dei diritti delle persone non può essere un’operazione a somma zero, in cui qualcuno vince e qualcuno perde: deve essere, al contrario, un modo per far crescere l’Italia”.

Gianni Cuperlo nella sintesi della sua mozione congressuale “La rivoluzione della dignità” sostiene di voler “Garantire il diritto di cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia e il diritto di voto per gli immigrati regolari”.

Il Deputato del PD dal 2006, raccoglie in un capoverso le sue idee sui temi in merito ai cittadini italiani e ai loro figli: “Per chiedere all’Europa di fare la sua parte, l’Italia deve cominciare da se stessa, cambiando le proprie norme sull’immigrazione. La Bossi-Fini va abolita e sostituita con una nuova legge. Il reato di immigrazione clandestina va cancellato. Va garantito un corridoio umanitario per profughi di guerra e perseguitati politici. I bambini, figli di immigrati e nati nel nostro Paese, devono potersi dire italiani: è questa una norma di civiltà il cui significato va oltre la legge. Anche per questo, oltre che per una ragione democratica e culturale, che ci ricorda che parte della nostra identità nazionale è stata costruita dai milioni di emigranti che il nostro Paese ha sparso nel mondo, il contributo che milioni di immigrati regolari danno al nostro Pil, va accompagnato all’esercizio dei diritti civili fondamentali, cominciando dall’accesso al voto”.

Samia Oursana

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